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Arte

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Intervista a Nicolas Giani co-founder Willdoo, una nuova realtà che miscela creatività, arte e branding.

Nicolas Giani co-founder Willdoo

Willdoo vuole proporsi come uno strumento innovativo di promozione artistica che va ad inquadrarsi in una cornice complessiva unica nel suo genere, nella quale agiscono sinergicamente professionisti in vari ambiti: art manager, esperti di comunicazione, social media manager ecc, andando a costituire un team di alto profilo.

Abbiamo intervistato per comprendere meglio il progetto Nicolas Giani, co-founder di Willdoo insieme a Matteo Civaschi (creative director), Michele Crocitto (art manager), Willy Vecchiattini (PR specialist) e Matteo Dellera (CEO).

Il tuo primo contatto con l’arte?

 Il mio primo contatto con l’Arte nasce in casa, tra le mura domestiche, avendo una moglie artista che sta facendo insieme a noi un grandissimo percorso di crescita personale.

Da dove nasce l’idea di creare Willdoo Project?

Willdoo Project nasce dalla idea e volontà di creare un qualcosa di unico nel suo genere, di poter metter a disposizione, sotto lo stesso tetto, qualsiasi cosa possa essere di interesse e necessaria ad un’artista per poter sviluppare la propria visione ed il proprio percorso di crescita e di strutturazione nel mondo dell’Arte. Willdoo è composta da diversi professionisti, ognuno dei quali ha sviluppato e coltivato da tanti anni di esperienza le proprie skill nel rispettivo campo di operatività, anche distante apparentemente dal mondo dell’Arte, ma che riporta in esso tantissime soluzioni ed opportunità che possono esser messe a disposizione per quel che concerne la crescita sul Lifestyle a 360 gradi proprio dell’artista stesso.

Come scegliete artisti da coinvolgere?

Gli artisti vengono selezionati con cura, e con ognuno di essi viene affrontato ed intrapreso un programma, costruito in maniera sartoriale ascoltando e valutando le esigenze e le volontà di ognuno di essi.

Questo aspetto è molto importante, la sartorialità.

Le gallerie possono essere partner o sono competitor?

Ovviamente si, siamo aperti a qualsiasi tipo di collaborazione, che nasce principalmente dalla empatia che si genera tra noi e le persone o realtà con le quali ci approcciamo e parliamo.

Come hanno reagito i brand coinvolti alla proposta ?

 Il nostro progetto trova importanti riscontri con Brand e Società, avendo il movimento artistico un potere ed una considerazione davvero notevole, molto gradito, e può esser un veicolo ed un matching davvero importante tra società di diversa natura commerciale ed il mondo dell’Arte, che sempre in maniera sartoriale viene affrontato e  sviluppato insieme.

Il mood del team Willdoo project?

Siamo spesso in viaggio, ed ogni viaggio è una esperienza unica di crescita meravigliosa da vivere e condividere con il resto del gruppo.

Puntiamo molto sull’empatia che si è creata tra noi e sull’affrontare qualsiasi tipo di nuova sfida con il sorriso ed il massimo entusiasmo.

Cosa c’è di speciale nel poter vedere l’artista nel suo contesto?

La lista sarebbe davvero lunga.

Quello che posso dire, e che stiamo cercando di condividere la bellezza del vedere un artista in azione, ed i luoghi, ovvero i loro laboratori, dove tutto viene ideato e prende forma.

Crediamo che questo aspetto possa esser anche più bello di vedere l’opera terminata, poter vivere e condividere il momento della creazione è un qualcosa di unico e meraviglioso, che rimane fortemente impresso e di grande impatto.

Sarebbe stato emozionante vedere all’opera, scambiare qualche parola e poter condividere alcuni pensieri con i più grandi maestri del passato.

Quanto conta la comunicazione ?

 La comunicazione è davvero un elemento chiave e di importanza vitale. Aver un qualcosa di bello e di prezioso, come il proprio messaggio che viene rappresentato dagli artisti con le proprie opere e le proprie creazioni, e non portarlo al cuore della gente è davvero un peccato.

La comunicazione di sè stessi e del proprio operato, dell’espressione della propria anima e della propria idea è un elemento imprescindibile per chi percorre il sentiero artistico.

Con le aperture delle nostre Hub diamo l’opportunità di farsi conoscere anche in luoghi lontani dalla propria quotidianità, e di poter presentare e far conoscere a propria Arte in tutto il mondo. Oltre all’aspetto comunicativo attraverso organi di stampa e televisivi.

Quanto è importante il team in un progetto come Willdoo?

 Il Team è l’elemento chiave di qualsiasi progetto.

La fiducia, l’affiatamento e la professionalità dell’intero gruppo, sono capi saldi della buona riuscita di qualsiasi progetto. In Willdoo tutti questi aspetti sono le fondamenta di ciò che viene costruito e sviluppato. Da soli si va più veloci ma insieme si va più lontano.

Grazie Nicolas per il tempo a noi dedicato

Pubblicazione in collaborazione con Giordana Sapienza

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ArteMusica

“RITORNO A VENEZIA” Mostra Collettiva Internazionale. Inaugurazione Sabato 30 Settembre ore 17:00. DURANTE L’INAUGURAZIONE AVRA’ LUOGO IL RECITAL LIRICO, “VENEZIA, GLI ARCHETIPI E LO SPIRITO”CON L’ESIBIZIONE DEL SOPRANO INTERNAZIONALE DOMINIKA ZAMARA E DEL MAESTRO DI CHITARRA CLASSICA ALESSANDRO LAMBERTI

DOMINIKA ZAMARA

La Mostra Collettiva Internazionale “Ritorno a Venezia” nasce come desiderio di un vero e proprio ritorno
nella città lagunare, che diviene dimensione emblematicamente introspettiva, nel ricordo e nella meditazione
autobiografica, come nei rimandi e connessioni che sono all’origine della selezione delle opere e degli artisti
presenti nell’esposizione.
L’evento prende le mosse dal ripercorrere la storia millenaria della Serenissima, densa di eventi che dal IV
sec. d. C. vede il succedersi delle invasioni barbariche, soprattutto degli ostrogoti e longobardi, e
conseguentemente il Ducato Bizantino, la nomina del primo Doge nel 697, e lo splendore dell’epoca delle
Repubbliche Marinare e dei commerci con l’Oriente. A seguito del dominio turco, napoleonico, austriaco, la
città subisce la sua decadenza, che non l’alienerà però mai dai fasti del passato, fino all’Unità d’Italia,
all’inurbazione nell’entroterra mestrino, la creazione del Ponte della Libertà e del tratto stradale che la collega
alla terraferma, la nascita della Biennale di Venezia nel 1895, e il rinnovato benessere come centro turistico e
culturale.
Venezia simile a Venere che nasce dalle acque, con le sue 120 isole a formare la laguna, riporta alla
simbologia del femminile, alla rinascita, ad una nuova evoluzione, come gli stessi avvenimenti della sua
storia suggeriscono: ciò è richiamato da numerosi lavori esposti in mostra, che narrano inoltre di elementi
naturali e animali magici, figure di donne di rilevanza storica, l’elemento marino e la metamorfosi, fino ad
arrivare ad una componente metafisica e mistica, che si rifà all’inconscio e alla riflessione sulla fisica
quantistica.
In mostra opere degli artisti: Alessandra Parmeggiani, Alexandra Van Der Leeuw, Anna Giulia Enrile,
Annalise Ambrogio, Antonio Pallotta, Artista Gufò, Barbara Lo Fermo, Chiara Costa, Claudiu
Bellocchio, Davide Clementi, Davide Kapanadze, Egle Piaser, Elisa Di Sarò, Fabio Di Rosa, Flavio
Milani, Francesca Bellantonio, Gianfranco Montessoro, Gino Tardivo, Giovanni Artale, Guido
Coniglio, Guido Portaleone, Jacopo Rumignani, Laura Bonomo, Lina Mariolu, Luigi Cei, Manuel
Silvestrin, Maria Milici, Mariacecilia Angioni, Marino Salvador, Milena Rocchetto, Miriam Gentile,
Pierpaolo Mancinelli, Roberto Brandimarte, Salvatore Camarda, Salvatore D’Oria, Sergio Bergamo,
Virginio Bruscagin, Vitalba Campo.


In contemporanea alla Collettiva, verrà inaugurata la mostra personale “Il Cielo non ha Limiti”, dell’artista
visiva Paola Volpe, la quale presenta opere fotografiche che vanno oltre l’immagine rappresentata, per
coinvolgere lo spettatore in una forma comunicativa innovativa e sorprendente. Quest’ultima in grado di
stupire e coinvolgere, stimolare emozioni, e interrogativi, che possano suscitare interesse e, laddove
possibile, l’inizio di una ricerca individuale che dal sé possa condurre a far sollevare lo sguardo oltre le
contingenze per arrivare all’alto, inteso in senso sia fisico che spirituale.
Il mezzo fotografico è da sempre lo strumento che ispira l’artista ad osservare con nuova curiosità ed innata
intuizione il mondo circostante, fin quando, ad un certo punto del suo percorso, e sotto la spinta di emozioni
forti e contrastanti, si pone a scattare istantanee delle nuvole in cielo, con la tecnica denominata “one shot”,
ovvero “ad un solo scatto”, che realizza immediatamente e senza ulteriori riprese, senza alcuna aggiunta di
postproduzione, concretizzando quelle che si possono definire come vere e proprie “epifanie”, rivelazioni,
messaggi. Stupefacenti in ciò che manifestano, le fotografie di Paola Volpe ci esortano a metterci in gioco in
prima persona, nella percezione e considerazione, prendendo in esame la possibilità di credere, di recuperare
il contatto con la natura, non abbandonare la speranza in un cambiamento improvviso e salvifico anche nei
frangenti più critici. Ideatrice del progetto Sig.ra Olga Nacu.
Palazzo Pisani Revedin, San Marco 4013A, 30124 Venezia (VE)
La mostra resterà visitabile fino al 15 Ottobre.
Orari di apertura: Lunedì – Sabato 10.30 – 13:30, 14:30 – 18:30. Chiuso la Domenica. Ingresso libero.
Per informazioni: Maria Palladino 3341695479 audramsa@outlook.it

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ArteModa

MODA ARTE CULTURA by A CODED WORL in collaborazione con PAROSH, VENERDÌ 01 SETTEMBRE 2023 VILLA TAVERNA alle 18.30 Via Conte Paolo Taverna, 2 20844 TRIUGGIO MB

CODED WORL

A CODED WORLD unisce il mondo dei motori con quello di Moda Arte Cultura nella splendida Villa Taverna, in via Conte Paolo Taverna 2 a Triuggio MB, in occasione di un evento unico ed esclusivo che si terrà Venerdì 1 Settembre, alle ore 18.30.

Moda e Arte assieme in occasione della Formula Uno di Monza, una sfida che coinvolge due mondi competitivi e sempre pronti a nuove invenzioni.

Sport, moda e arte possono “correre” insieme per sottolineare la forza di un cambiamento.

Il piacere, quale sensazione, si prova con la velocità e con l’indossare un capo unico.

Il divertimento è una gara tra adrenalina e voglia di essere al top.

A CODED WORLD ODV

A Coded World è un ente no profit fondato da Bali Lawal. Dopo le passerelle Lawal, d’origine nigeriana e fino al 2013 top model per le principali maison (Armani, Krizia, Versace solo per citarne alcune), ha dato vita alla ODV il cui acronimo, “Coded”, sta per Combining Our Diverse Ethnicities Differently.

“La diversità è ciò che ci rende unici. Tante nazioni, differenti storie, culture ed esperienze si fondono tra di loro per costituire un team internazionale dove ognuno di noi contribuisce con il meglio di se stesso e del proprio paese” afferma Bali Lawal.

www.acodedworldprojects.com

P.A.R.O.S.H.

Quando l’essenza dell’Etnico e l’immortalità del Vintage si uniscono danno vita alla quintessenza di P.a.r.o.s.h.

Fondata da Paolo Rossello, P.a.r.o.s.h. arricchisce il panorama del mondo della moda con i suoi capi caratterizzati da un’ eterna raffinatezza e una vitalità irresistibile.

“Le cose che sono già vissute, e per questo hanno una storia propria, sono più vive. Hanno un’anima”.E’ il motto di Paolo Rossello, le cui creazioni maturano ed evolvono, ricercando sempre l’elaborazione di ricami di tessuti pregiati e intarsi fatti a mano. Un’haute couture che ama divertirsi e impreziosire la vita con nuove energie.

Il brand di Paolo Rossello, rappresenta la sua visione del mondo e il suo senso della vera moda.

www.parosh.com

FABBRICA EOS

La galleria d’arte Fabbrica Eos viene fondata a Milano all’inizio degli anni ’90 da Giancarlo Pedrazzini che, dopo l’esperienza presso una nota galleria milanese, inizia il proprio percorso autonomo promuovendo giovani artisti all’esordio grazie alla sua innata capacità di riconoscere potenziali talenti.

Questa attenzione al nuovo che ancora oggi caratterizza l’attività della galleria è punto in comune con il progetto A Coded World; per questa seconda edizione dell’evento, Fabbrica Eos propone, insieme alla curatrice Chiara Canali, la performance artistica di Alessandro Grimoldieu, giovane artista e designer la cui poetica è influenzata dalla teoria del Transumanesimo e dall’arte Post-Human.

La performance si concentra sul tema della Maschera intesa come prima tappa di un processo evolutivo di “artificializzazione” del corpo e di ibridazione uomo-macchina, fondamentale anche nella Formula

Uno dove il pilota si identifica totalmente con la propria “macchina” spingendosi oltre i propri limiti. Una riflessione dunque sull’umano e sulla rivoluzione della condizione umana nel segno del progresso scientifico e dell’integrazione tra corpo umano e tecnologia.

I performance che indosseranno e interpreteranno le Maschere scultoree di Alessandro Grimoldieu sono: Woman with a Mask (SOST MI), Barbara Crimella e Alex Coma. www.fabbricaeos.it

ASSOCIAZIONE ASCOLTA E VIV

A Coded Word sostiene il lavoro dell’Associazione Ascolta e Vivi un’organizzazione di volontariato attiva dal 1999 nel settore audiologico.

Ascolta e Vivi aiuta chi ha problemi di udito in particolare bambini, nei paesi del sud del mondo sia con l’aiuto diretto sul campo, sia tramite la formazione di operatori sanitari e tecnici locali collaborando con scuole e ospedali con progetti di più anni.

Ascolta e Vivi è presente anche in Italia con il “Progetto Scuola”.

La sordità non colpisce solo gli anziani, stanno crescendo adolescenti con difficoltà uditive. Educarli a prendersi cura del proprio udito e prevenire problemi più gravi è fondamentale e con questo obiettivo Ascolta e Vivi entra nelle scuole del Milanese e Hinterland con lezioni colorate e coinvolgenti per educare i ragazzi su questo tema.

Da anni Loredana Lechiancole Vergani, Presidente di Ascolta e Vivi, con la collaborazione di volontari, è attiva nel seguire i progetti dell’Associazione al fine di poterli realizzare e tenerli vivi nel tempo.

“La sordità è un grande limite, lo scopo della nostra Associazione è di migliorare le condizioni di vita di chi ne è colpito!”. Aiutateci ad aiutarli, visita il sito www.aevo.org

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ArteEventi

A Grottaferrata – Primo concorso di pittura per gli studenti del Liceo Artistico San Giuseppe promosso dalla Galleria d’Arte James Castelli e dall’Art Mag Exit Uban Magazine.

Liceo Artistico San Giuseppe

La Galleria d’Arte James Castelli  insieme all’editore e curatore d’arte Alessio Musella ha indetto un concorso di pittura dedicato agli studenti del Liceo Artistico San Giuseppe di Grottaferrata:  in collaborazione con Artistic is Better da sempre vicina ai giovani artisti .

I ragazzi potranno liberare la propria creatività, realizzando quadri senza alcun vincolo di stile e tematica.

Saranno 3 le opere vincitrici che verranno esposte nella collettiva “Contemporaneo: appunti di viaggio”, che avrà luogo a L’Aquila dal 7 al 10 settembre e pubblicate sul numero di Ottobre 2023 www.exiturbanmagazine.it .

La premiazione si svolgerà domenica 3 settembre dalle ore 17.00 presso l’ex Camiceria Santovetti (Largo Santovetti, Grottaferrata) e a conferire il riconoscimento saranno James Castelli, fondatore della galleria e mercante d’arte, unitamente al curatore d’arte Alessio Musella.

L’evento sarà pubblico e permetterà a tutti di scoprire le opere realizzate e conoscere personalmente gli autori.

Avvicinare i giovani artisti al mondo dell’art system , per costruire un legame tra formazione, cultura, fruizione e mondo del lavoro, questo è solo la prima di molte iniziative che nel corso dei mesi vedranno protagonisti gli Studenti e professionisti legati al mondo dell’arte, proprio per spiegare luci ed Ombre di un universo  in continua evoluzione, come quello dell’arte contemporanea.

La Dott.ssa Elettra Casali, dirigente scolastica del Liceo, ha dichiarato: “Desidero esprimere la mia profonda gratitudine a James Castelli per aver proposto questa iniziativa, ad Alessio Musella per la sua disponibilità e, soprattutto, ai nostri studenti per l’entusiasmo e l’impegno che stanno dimostrando.

È un’opportunità straordinaria per loro ma anche una grande fonte di ispirazione e crescita.”

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ArteEventi

Galleria Castelli: Inaugurata con successo la personale dell’artista Pier Tancredi De Coll’, visitabile fino al 24 Luglio a Roma.

Pier Tancredi De Coll'

Molto tempo è trascorso da quel Natale in cui ricevette in regalo da una zia gli acquarelli che invece di lasciare in un cassetto il piccolo Pier Tancredi amava , come ricorda lui, usarli per imbrattare decine e decine di fogli.

L’ acquarello, che racconta come sua prima opera fu una  figura di donna, La Donna Verde, che divenne la copertina del libro Femmes, realizzato con lo scrittore Federico Audisio di Somme con prefazione di Gianni Versace

Per l’artista  i fondamenti della pittura vanno si imparati e interiorizzati, ma poi come in tutte le cose, vanno stravolgerti per raccontare il proprio io sulla tela.

Questa sua personale porta con se immagini “interiori”, della memoria, che sembrano affiorare dal subconscio.

I suoi volti non volti e i suoi luoghi che sembrano galleggiare nella memoria di ognuno di noi, sembrano apparire dal passato per raccontare il futuro, lasciando all’osservatore il compito di immedesimarsi nel dipinto che meglio lo rappresenta, che più sente.

Un’inaugurazione piena di emozione, in una Roma dove il caldo e l’afa sembravano non lasciare tregua, molti sono stati i collezionisti, colleghi, operatori del settore e amanti dell’arte ad alternarsi negli spazi espostivi della Borgo Pio Art Gallery , scelta come location da James Castelli , Gallerista di riferimento per l’artista Piemontese.

L’inaugurazione è stata anche l’occasione per presentare il Cam Giorgio Mondadori con la presenza di Sara Boni e in collegamento online con il Direttore Carlo Motta, Catalogo sul quale verrà pubblicata nella 59 edizione a Novembre la Galleria Catelli con l’artista Pier Tancredi De Coll’ 

Strumento per orientarsi nel mondo del collezionismo, il Catalogo dell’Arte Moderna è diventato negli anni un importante riferimento editoriale per artisti, galleristi, critici, curatori, collezionisti e appassionati d’arte.

Per Pier Tancredi la pittura è comunicazione, un modo per testimoniare di essere passati su questo pianeta ed è con questo spirito che vi invitiamo a osservare le sue opere, ogni dipinto racconta un tassello di vita vissuta, volutamente atemporale, proprio perché ognuno possa ritrovare se stesso nei luoghi non luoghi narrati dall’artista.

Roma -Via degli Ombrellari 2 presso Borgo Pio Art Gallery  in collaborazione con Galleria Castelli Art & Design.

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ArteMusica

Felipe Cardeña realizza la cover di “OBLADI OBLADA” il nuovo singolo dell’artista producer multiplatino CHARLIE CHARLES.

CHARLIE CHARLES

Charlie Charles in questi giorni ha disseminato indizi in giro: un cartonato con lo spoiler della strumentale al Parco Sempione di Milano, riferimenti ai Beatles inseriti in www.charliecharles.com e l’annuncio, tramite il sito, dei tre featuring d’eccezione presenti nel brano.

Adesso è finalmente arrivato il momento di ascoltare il suo nuovo singolo, “Obladi Oblada” feat. Ghali, thasup & Fabri Fibra (Island Records / Universal Music Italia), in radio e in digitale da oggi al seguente link: https://island.lnk.to/obladioblada

Il producer che ha rivoluzionato le sonorità del rap italiano, per l’occasione, ha deciso di chiamare: Ghali, l’artista più iconico della sua generazione, tra i più seguiti dell’ultimo decennio con 48 dischi di platino e 17 d’oro; thasup, con oltre 2,6 miliardi di stream totali, 58 platini e 16 ori, è considerato uno dei maggiori talenti europei, avendo sconvolto le logiche musicali dei nostri tempi, grazie alla sua capacità di trasmettere un immaginario completamente nuovo; Fabri Fibra, l’artista multiplatino che in vent’anni di carriera e 10 album ha contribuito alla nascita e alla consacrazione del rap italiano, portando al successo brani ormai diventati di culto nel panorama musicale italiano.

Nella traccia la psichedelia dei Beatles si unisce e si fonde allo stile dei quattro artisti, molto diversi fra loro, ma che in “Obladi Oblada” diventano una cosa sola, pur mantenendo gli stili di ognuno di loro ben distinti.

L’artwork del singolo e la grafica della foto di Charlie Charles sono state realizzate da Felipe Cardeña (courtesy Deodato Arte).

Il sound di Charlie Charles è così caratteristico e riconoscibile da renderlo a tutti gli effetti una delle figure di spicco nel panorama urban nazionale.

La sua carriera ha inizio nel 2015, quando realizza insieme a Sfera Ebbasta “XDVR” (acronimo di Per Davvero), che diviene ben presto album rap rivelazione dell’anno e consacra Charlie come producer tra i più apprezzati della scena italiana e internazionale. Tra le sue firme più importanti si annoverano “Ninna Nanna” di Ghali, “Bimbi” (doppio platino) – con Izi, Rkomi, Sfera Ebbasta, Tedua e Ghali -, la hit “Calipso” (quadruplo platino) – feat. Sfera Ebbasta, Mahmood e Fabri Fibra -, ma anche diversi featuring con noti artisti internazionali come SCH, Lacrim, Booba Quavo. Nel 2019, inoltre, firma la produzione di “Soldi” (quadruplo platino), brano con cui Mahmood vince la 69^ edizione del Festival di Sanremo.

Tra le diverse certificazioni collezionate dall’artista ci sono anche il triplo platino per Peace & love con Sfera Ebbasta e Ghali e quelle per le produzioni di album iconici come “Sfera Ebbasta” (tre dischi di platino), “Rockstar” (sette dischi di platino) e “Famoso” (cinque dischi di platino) di Sfera Ebbasta, “Album” di Ghali (tre dischi di platino), e di singoli come “s!r!” di thasup feat. Lazza e Sfera Ebbasta (quattro dischi di platino), “TU MI HAI CAPITO” di Madame feat. Sfera Ebbasta (tre dischi di platino) e il più recente “Hoe” di Tedua con Sfera Ebbasta.

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ArteEventiSenza categoria

Successo di Pubblico e Critica per l’inaugurazione della Mostra “Smile, un Mondo a Colori” dell’Artista Milena Quercioli.

Milena Quercioli

Lunedì 22 maggio a Milano, presso la Galleria Spazio Solferino, si è svolta l’inaugurazione della personale dell’artista Milena Quercioli “Smile , un Mondo a colori” a cura di Alessio Musella e visitabile fino al 28 maggio.

Ha vinto il sorriso, la folla di persone che è arrivata era decisamente interessata alle opere, e alla loro spiegazione , emozionale e artistica.

L’arte per l’artista milanese è stata terapeutica, ha riversato nel dipingere i suoi sentimenti portando sempre con se i preziosi insegnamenti della mamma, primo fra tutti “credi sempre nei tuoi sogni e cerca sempre il sorriso nel cuore”

L’arte scuote l’anima ci fa riflettere, sognare, reagire ricordare gioire agire …vivere, porta con sè lacrime e sorrisi.

Nel corso di una serata ricca di emozioni, sono intervenuti il critico d’arte Federico Caloi, il consigliere del municipio 7 del comune di Milano Margherita Siracusa, Laura Pagàni Cesa, Andrea Randazzo in arte Ranzy, Audrey Tritto, Stefania Bonaccorsi consigliere del Consiglio comunale di Milano, Ave Comin ex presidente “Casa Alda Merini”.

Presente anche il Giornalista Ivan Damiano Rota in compagnia di Daniela Javarone una tra le più importanti public relations manager, di Milano, organizzatrice di eventi di rilievo nazionale e internazionale e impegnata in importanti progetti benefici.

E ancora Franco Donato presidente della FIPI, Bo Guerreschi presidente dell’associazione Bon’t Worry partner dell’evento, Anna Gnocchi gallerista, Gianni Valveri proprietario della “Briciola”, Stefano Masullo Magnifico rettore Isfoa ,Elena Kebrite e Lorenzo Marangon, Annamaria Romeo candidata alle regionali

Top Account Manager Poste Italiane presidente Airse.

La sua Milano, la città dell’artista le ha reso omaggio… non è facile trovare cos’ tante persone che con il sorriso si fermano a dialogare , interessate, e lasciano una mostra con il sorriso.

Special Guest della serata Jo Squillo, Fondatrice dell’associazione Wall of Dolls e grazie alla cui presenza è stato possibile puntare il focus sulla violenza contro le donne, argomento purtroppo sempre all’ordine del giorno.

La serata è stata supportata anche da 9-5-8 Santero nella parte del beverage.

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Artemisa Gentileschi: LA STORIA DELL’ARTE LETTA CON GLI OCCHI DELLA LOOK MAKER RAFFAELA GALLINA.

RAFFAELA GALLINA

Artemisia Gentileschi era primogenita nonché figlia femmina di Orazio Gentileschi, famoso pittore del 1600, che ne notò subito il grandissimo talento e cercò di incoraggiarla fin da piccola insegnandole tutti i trucchi del mestiere.

I due ebbero un rapporto padre e figlia molto conflittuale vista anche l’intraprendenza e l’orgoglio della ragazza,anche sul piano artistico, tant’è che, a volte, diventò difficile stabilire a chi appartenesse un dipinto, poiché in certi momenti la loro maniera di creare era del tutto simile.

L’episodio più noto della vita di Artemisia Gentileschi fu quello della violenza subita all’età di 17 anni per mano di Agostino Tassi (1580-1644), pittore di buon livello, amico del padre della ragazza e suo collaboratore.

Agostino Tassi era un pittore indiscusso ma dalla condotta poco esemplare e con precedenti penali.

L’artista si era invaghito di Artemisia e, secondo quanto raccontò la stessa ragazza, il 9 maggio 1611 violentò la figlia dell’amico.

Lo stupro all’epoca era un reato, ma allo stesso tempo era considerato infamante per la donna che lo subiva. Il disonore poteva essere in parte riparato con un matrimonio.

Inizialmente Tassi promise ad Artemisia di sposarla ed ella credendo alle sue promesse iniziò una relazione di pochi mesi, fino a quando si scoprì che l’uomo era già sposato.

Tassi fu dunque denunciato da Orazio Gentileschi ed il processo durò da marzo a novembre 1612. Artemisia dovette subire atroci torture perché, purtroppo, la Giustizia riteneva che durante la tortura gli interrogati dovessero per forza dire la verità.

Tassi fu condannato e costretto all’esilio da Roma, ma, grazie all’appoggio di personaggi potenti, riuscì a rientrare.

In seguito Artemisia si sposò, costretta dal padre, con Pierantonio Stiattesi, un giovane pittore fiorentino di scarso livello con il quale si trasferì a Firenze.

Nel 1615 eseguì due dipinti per l’amico Michelangelo Buonarroti. Nel 1616 venne ammessa all’Accademia del disegno di Firenze, dove rimase iscritta fino al 1620, anno in cui lasciò Firenze e tornò a Roma dove dovette convivere con i pettegolezzi ma ormai era un’artista affermata.

Il marito, pittore appena mediocre, non tollerò più il suo successo e se ne andò.

Nel 1627 andò a vivere a Venezia e nel 1630 si trasferì a Napoli dove diventò una delle personalità artistiche più importanti della città eseguendo varie opere per la Cattedrale di Pozzuoli.

Nel 1636 si trasferisce a Londra per raggiungere il padre Orazio, per aiutarlo a terminare alcune opere per Re Carlo I e per restargli vicino fino al 1639 anno della sua morte. Tornò a Napoli e vi restò fino alla fine dei suoi giorni (tra il 1652 ed il 1656).

Subito dopo aver subito la violenza, Artemisia, si esprime in maniera brutale ma la sua espressione artistica di rabbia si stempera con il “periodo fiorentino” e diventa più elegante per arrivare a Venezia ed avvicinarsi all’influenza dei grandi Maestri come il Tintoretto e il Veronesi.

Analizziamo inanzi tutto l’autoritratto del 1615-17 nelle due versioni dai colori freddi e caldi per determinare la Tipologia Cromatica di Artemisia.

Nella versione dai colori caldi, il suo viso appare più luminoso, con un sottotono dorato insieme ad una leggera ramatura di capelli e sopracciglia; il blush sullo zigomo la fa apparire più sana; le sue forme generose risultano armoniche; l’ampia scollatura del vestito dal colore freddo allontana dal viso l’illusione ottica dissonante; il turbante ecru’ dalle decorazioni arancioni e dorate, in abbinamento ai suoi orecchini, le incorniciano il volto aiutando a definire nitidamente i contorni.

Nel ritratto dai colori freddi, l’incarnato è diafano; il blush rosato sullo zigomo mette in risalto le borse sotto gli occhi; la bocca è poco valorizzata apparendo meno carnosa; i capelli e le sopracciglia più scure; II contorni del viso sono poco definiti e le sue forme appaiono più prosperose; la prima cosa che salta all’occhio è il colore freddo dell’abito che distoglie l’attenzione dallo sguardo e dai lineamenti di Artemisia; il turbante e gli orecchini dalle tonalità chiare, calde e dorate diventano poco influenti nell’armonizzare le cromie.

Artemisia era senza dubbio una Donna AUTUNNO come traspare nell’autoritratto come martire del 1615 e nell’autoritratto in veste di pittura del 1638.

Quest’ultimo è uno dei miei preferiti perché Artemisia si ritrae in tre quarti, anziché frontalmente o di profilo e soprattutto in posa.

Lei decide di rompere la tradizione dipingendosi con i suoi strumenti di lavoro tra le mani mentre esegue un dipinto.

Per rappresentarsi in questa posa avrà dovuto ricorrere ad un gioco di specchi ed il risultato è molto realistico con l’artista con le maniche rimboccate fino al gomito; una catena d’oro con un ciondolo a forma di maschera; un abito verde e marrone; le sue labbra ed il blush aranciati; il tutto sottolinea la sua Tipologia Cromatica rendendola semplicemente meravigliosa!!!

RAFFAELA GALLINA
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Arte

“Battaglia di Montecassino” opera di Halina Skroban (2021), Testo di Enzo D’Elea.

Halina Skroban

1. Il 18 maggio del corrente anno, 2023, ricorrerà il 79° anniversario della vittoria alleata nella battaglia di Montecassino (gennaio-maggio 1944), miliare episodio nella marcia di liberazione della Penisola tuttavia non esente da varie critiche e contestazioni di natura strategico-militare e storica, riguardanti errori di valutazione da parte del Comando supremo alleato (si sarebbe potuto facilmente aggirare quel caposaldo della linea Gustav ; sottovalutazione da parte degli anglo-americani, e in particolare da parte di questi ultimi, in termini di uomini, mezzi e risorse da impegnare sul campo ;  errori di intelligence nel ritenere che i tedeschi fossero attestati all’interno dell’Abbazia con la conseguente decisione di bombardarla con più di mille tonnellate di bombe che hanno ridotto ad un cumulo di macerie un sì insigne monumento storico ; ecc.…). Tuttavia, sul piano storico-militare si va affermando oggi la tesi che invero la battaglia ebbe un grande impatto sulla sorte della guerra in quanto trattenne e impegnò considerevoli truppe tedesche d’élite da altri teatri di guerra, segnatamente quello nord-occidentale, favorendo il successo dello sbarco in Normandia e facendo pesare sullo Stato Maggiore nemico, anche in termini psicologici, la pressione di una morsa a tenaglia da nord e da sud.

A parte tutte le considerazioni del caso che si potrebbero sviluppare se fosse qui il caso, e indubbiamente non lo è, resta pur sempre il fatto che quella fu una grande, epica battaglia che impegnò allo stremo le forze, il coraggio, l’abnegazione e l’eroismo di decine e decine di migliaia di uomini che, da una parte e dall’altra, compirono il loro dovere fino a immolarsi con un immane tributo di sangue di cui restano a testimonianza i cinque cimiteri militari (uno per ogni nazione che prese parte a quello scontro durissimo e nel solo cimitero tedesco si contano oltre ventimila croci), i quali, di per sé, dovrebbero rappresentare un monito perché la guerra possa divenire per gli uomini solo un lontano e sbiadito di ricordo.

Sotto la sovrintendenza del generale britannico Harold Alexander (1891-1969) combatté anche un contingente polacco del 2° Corpo d’armata, agli ordini del generale polacco WLADISLAW ANDERS (1892-1970), che ebbe un ruolo decisivo nella conquista del monastero in rovina che, dopo il bombardamento alleato, i tedeschi avevano trasformato in un agguerritissimo fortilizio. Il 18 maggio 1944 furono proprio i soldati polacchi a entrare per primi tra quelle rovine, piegando l’ultima, strenua resistenza nemica e a issare la bandiera bianca e vermiglia tra quelle rovine fumanti, scrivendo con ciò una pagina immortale di eroismo e di gloria.

Alla fine della grande battaglia tra gli Alleati si contarono ben 55.000 caduti. Forse ciò che più commuove oggi il visitatore di quei luoghi è l’iscrizione quadrilingue sull’obelisco eretto su un fianco della collina, a quota 593, che recita: “Per la vostra e la nostra libertà noi soldati polacchi demmo l’anima a Dio, i corpi alla terra d’Italia, alla Polonia i nostri cuori”. All’entrata del cimitero militare polacco si legge un’altra scritta, in lingua polacca, anch’essa molto toccante nella sua scarna semplicità: “O passante, annuncia alla Polonia che siamo caduti obbediente al suo servizio”. Il cimitero custodisce le tombe di 1051 soldati polacchi.

             2.  L’opera di HALINA SKROBAN, artista di orini polacche trasferitasi in Italia all’inizio degli anni Novanta, costituisce un degno, elevato omaggio in termini pittorici a un sì grande épos di eroismo e umanità. Il quadro (La battaglia di Montecassino, realizzato nel 2021) didimensioni e valore museale (120×100, olio su tela), riesce a fondere in una felice visione sincronica natura, cultura e storia : tutto si accentra attorno alla fatale collina che fu scenario della battaglia fino al momento finale rappresentato dalla bandiera bianca e rossa nastriforme piantata sulle macerie fumanti della Sacra Abbazia benedettina, bandiera che si srotola sino all’estremo margine sinistro della tela (rispetto al rimirante) con un movimento sinuoso impresso da quello che, con vaga reminiscenza benjaminiana, potremmo intendere come “il vento della Storia”.  

Piantata sulle macerie abbaziali, con un preciso punto di origine dunque, l’onda di essa sembra come propagarsi ad infinitum, dispiegandosi oltre il luogo e il tempo, verso una virtuale Eternità inattingibile per i sensi naturali e per la comprensione umana comune, come se l’arte, l’autentica Arte, potesse riguardare e contemplare le cose e gli eventi sub specie aeternitatis. Superando la linea d’orizzonte degli eventi, quell’onda sembra giungere fino a noi e ai nostri giorni e oltrepassarli, verso, l’eterno.

A destra in alto si staglia monumentale il ritratto del generale comandante, con le sue medaglie, i nastrini e le decorazioni. Il volto, intelligente e fiero, esprime con il suo sguardo fermezza, determinazione e coraggio uniti ad un’affabile umanità ed esso sembra volgersi in direzione della sua giovane e bionda compagna di vita, la moglie Irena, il cui bellissimo ritratto è realizzato sul lato opposto. I due sembrano essere insieme separati e collegati dalla stessa altura dell’Abbazia, come essa rappresentasse un passaggio obbligato del destino.

Per inciso va pur sottolineato che nonostante HALINA prediliga ed elegga una trasfigurazione fantastica e poetica, talora persino onirizzante, delle vicende storiche e reali cui si accosta, si può rilevare altresì, come in questo caso esemplare, il lavoro di consultazione, effettuata a monte, di materiali, documenti e fonti iconografiche di archivio (foto, filmati, ritratti…). 

Tornando all’opera, e in particolare al paesaggio, il cielo alle spalle del Generale, appare incendiato e fiammeggiante mentre sull’altro lato, quello opposto, si riconoscono le sagome delle fortezze volanti, i bombardieri pesanti alleati in formazione d’attacco sulla Sacra Abbazia. La costruzione dell’opera si sviluppa, da un punto di vista compositivo, in senso conico-piramidale, quasi a voler alludere ad un simulacro vulcanico: un’eruzione distruttiva che accomuna e quasi assimila la tragedia umana, fin troppo umana, della guerra alle forze telluriche, incontrollabili e sovrumane della natura. Stridente è il contrasto tra questa dimensione tragica e devastante e il preponderante predominio del verde collinare che rimanda a una dimensione pacificata e quasi idilliaca che sembra alludere a una palingenesi escatologica dopo la conflagratio-ekpyrosis, l’apocalisse prodotta dall’insania e della follia indotta dalle forze demòniche (se non persino demoniache) della guerra.

3. Come già si è detto dianzi, sul lato opposto rispetto al ritratto a mezzo busto del Generale, che torreggia sulla destra della tela rispetto al riguardante, HALINA ha realizzato uno splendido ritratto in tre quarti della moglie di Wladyslaw, IRENA ANDERS (1920-2010). Ella stringe un mazzo di papaveri rossi, rappresentazione che ha al tempo stesso una dimensione che si dispiega sul piano storico ed un’altra che travalica verso un piano profondamente simbolico. Va ricordato che il colle dell’Abbazia con la primavera si ricoprì di un rosso manto di papaveri, e quel rosso divenne il simbolo del sangue versato dai soldati polacchi in nome di quell’ardua impresa. IRENA recitava e cantava nel Teatro militare al séguito delle truppe e divenne famosa, e a tutt’oggi lo è, la canzone che fu composta ad hoc e che ella cantò in quell’occasione: Czerwone maki na Monte Cassino (“Papaveri rossi su Montecassino”). Il bouquet di Irena rimanda ai papaveri rappresentati in basso a sinistra e contribuendo, ancora una volta, a determinare un’immagine ambivalente di idilliaca e quasi paradisiaca ambientazione ma che, al tempo stesso rimanda all’inferno della durissima battaglia svoltasi.  In basso si affaccendano soldati polacchi, anch’essi in divisa verde tattico, impegnati in attività varie, fra cui si distinguono, in basso a sinistra, gli addetti al soccorso medico-sanitario (oltre ai caduti si contarono ben 2931 feriti) e, sulla destra, in primo piano remoto, un trombettiere. Ma ciò che più attirerà l’attenzione del riguardante sarà molto probabilmente il plantigrado che si osserva su una rupe a mezza altezza nella zona sinistra della rappresentazione.  

A prima vista potrebbe essere interpretato come uno di quegli elementi di natura onirico-fantastica che si riscontrano, quasi sempre, nelle opere di HALINA, e che testimoniano della formazione “chagalliana” dell’Artista. In realtà, anche se ella riesce comunque a imprimere nella rappresentazione un che di favoloso e fiabesco, si tratta di un riferimento storico a un orso in carne e ossa, divenuto tuttavia in qualche modo leggendario: l’orso bruno-soldato Wojtek (“il guerriero sorridente”; 1942-1963), arruolato nella 22ma Compagnia addetta al munizionamento e alla logistica per l’artiglieria.

Ricordiamo, infine, che il Monte della Sacra Abbazia, per loro esplicita volontà, è divenuta l’ultima dimora terrena dei due coniugi Anders.

4.   Piace menzionare il fatto che HALINA ha avuto l’occasione e il grande onore di presentare quest’opera in esposizione al Santuario della Madonna del Divino Amore per la festa della Polonia Romana (6 maggio del corrente anno). In tale circostanza La battaglia di Montecassino è stata presentata all’Ambasciatrice della Polonia in Italia, Anna Maria Anders, figlia del Generale Wladyslaw e dell’amata Irena.

Roma, maggio 2023                                                      Enzo D’Elea

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Vincent Van Gogh: LA STORIA DELL’ARTE LETTA CON GLI OCCHI DELLA LOOK MAKER RAFFAELA GALLINA.

RAFFAELA GALLINA

Cari lettori, ci immergeremo nuovamente nell’affascinante Mondo dell’Arte con il gioco dei colori dell’Armocromia e, quando si parla di colori e di Arte, l’associazione è immediata: “Vincent Van Gogh”.
Questo artista (1853-1890) è considerato oggi uno dei più grandi pittori di sempre, ma nel corso della sia vita, le sue opere, ben 1900 tra dipinti e disegni, sono state poco conosciute e poco apprezzate.
Pare infatti che l’artista, sia riuscito a vendere, soltanto un dipinto.
Figlio di un religioso e nipote di commercianti di oggetti artistici, Vincent Van Gogh, si appassiona al disegno fin da bambino, ma comincia a dipingere verso i 30 anni.
Le sue opere più conosciute sono quelle create tra il 1888 ed il 1890, pochi anni prima di morire.
Svolge diversi lavori fino a quando decide di studiare teologia e diventare predicatore, vivendo in un villaggio di minatori. Prende a cuore le sorti di questi lavoratori e, partecipando a scioperi e proteste, viene considerato dalle gerarchie ecclesiastiche socialmente pericoloso, quindi è licenziato e da qui ricomincia a dipingere.
Si trasferisce con il fratello Theo a Parigi dove conosce la pittura degli impressionisti, ricavando notevoli stimoli.
Vi rimane due anni per poi trasferirsi ad Arles, nel sud della Francia, e insieme a Paul Gauguin inizia un sodalizio artistico. Ma quando la collaborazione si interrompe, per l’artista inizia un periodo di nuova crisi, sottolineato dal taglio del lobo dell’orecchio.
Intervalla crisi intense a momenti di euforia aiutato dall’uso dell’assenzio, un distillato ad alta gradazione alcolica, diffuso in Francia tanto da diventare moda e leggenda. Verde, amaro, dal vago sapore di anice, si pensava contenesse erbe che creavano allucinazioni, assuefazione e pazzia.
Vincent si ricovera in ospedale per crisi depressive, con alti e bassi , fino ad interrompere la propria vita sparandosi al cuore a 37 anni. La malattia, l’affetto di suo fratello Theo, l’amicizia burrascosa con Gauguin, la vocazione religiosa, i viaggi in solitaria nel cuore dell’Europa, l’autolesionismo, l’abuso di assenzio, tutto questo irrompe nelle opere che colpiscono gli occhi ed il cuore di noi spettatori.
In questo caso, vi invito ad osservare due dei suoi autoritratti del 1887, che ho scelto tra oltre 35.


A sinistra (dipinto esposto al Van Gogh Museum Amsterdam), Vincent si rappresenta come Uomo “Estate”, valorizzandosi con colori tenui e freddi per far sì che il suo incarnato risulti più roseo, levigato e con meno discromie; i suoi occhi malinconici verde smeraldo, più vibranti; il suo colore di barba e capelli smorzato ma luminoso.


Nel ritratto a destra (dipinto esposto al The Art Institute of Chicago) l’artista sembra che abbia le orecchie più arrossate, il colore della barba prende il primo piano distogliendo l’attenzione, disturbando l’armonia delle sue cromie; le palpebre, il naso e le guance sono violacee; il suo occhio più scuro e meno luminoso; il suo viso appare più scarno e stanco; le pennellate brevi con colori scuri, caldi, accostati non mischiati, lo fanno risultare più rozzo.


Ho analizzato alcune opere che ritraggono fedelmente vari paesaggi in forme, proporzioni, colori e, di conseguenza, immagino la sua attenzione altrettanto maniacale nell’autoritrattarsi guardandosi allo specchio, carpendo ogni dettaglio del suo profilo fisico e psicologico.
Inevitabilmente l’accostamento e l’armonia dei colori fa la differenza rappresentandosi in modi diversi in base a ciò che lo circonda.
Incredibile come la vena artistica si sposi bene con la scienza dell’Armocromia, all’epoca ancora sconosciuta.

RAFFAELA GALLINA
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