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In viaggio con la Guida Locali Storici d’Italia, Duecento luoghi di bellezza e di gusto.

guida locali storici d'italia

La Guida Locali Storici d’Italia, edizione 2024-2025, stampata a marzo scorso con il Patrocinio del Ministero della Cultura, a cura di Stampa Arti Grafiche Possenti di Milano, direttore Responsabile Enrico Magenes, è un viaggio in 191 tappe dalla Val d’Aosta alla Calabria, isole comprese tra caffè, ristoranti e hotel che appartengano al patrimonio storico. In doppia lingua, italiano e inglese, giunta alla 46° edizione è certamente uno strumento pratico per lo straniero che arriva nel Belpaese ma rappresenta oltre che una guida per orientarsi e scegliere dove fermarsi per un caffè, una pasta, un aperitivo, un pasto o almeno una notte, una lettura piacevole che racconta in modo diverso una storia italiana; è però anche una lettura piacevole per viaggiare con la mente e conoscere luoghi insoliti.

Tra l’altro il formato e la foggia eleganti, stretto e lungo, seppiato, con le illustrazioni disegnate, offrono un corredo prezioso e dal sapore antico. L’Edizione 2024/2025 è infatti focalizzata sulle famiglie che hanno fondato e gestito i locali storici e ne hanno tramandato eredità e memoria storica per molte generazioni e fino ad oggi, preservando l’autenticità, la qualità e il più vivo valore dell’ospitalità italiana.

Nel libro sono raccolte storie di famiglie, di aziende, di luoghi ed edifici talora molto importanti dal punto di vista artistico o altre volte realtà artigianali memoria della cultura del gusto e del servizio tutto italiano.

È la memoria, per dirla con Gustav Mahler, non come culto delle ceneri ma custodia del fuoco, ad essere protagonista. Non è un caso infatti che i Locali Storici d’Italia siano sempre più amati e frequentati anche dai giovani, che scoprono attraverso questi luoghi il gusto, le tradizioni, la bellezza, l’arte e la storia del nostro Paese.

Il viaggio passa attraverso luoghi come il caffè Pedrocchi di Padova, o il celeberrimo Florian di Venezia, inserito tra i più copiati insieme al Caffè Greco di Roma e al Cova di Milano; si va dal Camparino in Galleria a Milano, che è anche uno dei più vandalizzati ma ci sono anche i grandi alberghi come l’Hotel Majestic, già hotel Baglioni di Bologna dal 1884, lussuoso edificio nel Palazzo che fu sede del Seminario Arcivescovile tra marmi e stucchi con gli imperdibili affreschi cinquecenteschi dei Carracci; o il Grand Hotel Bernini di Firenze, erede dell’antico Albergo dello Scudo di Francia, in un palazzo nobile del XV secolo, quando Firenze divenne Capitale del Regno fu trasformato in Hotel Parlamento, dimora dei parlamentari, epoca della quale conserva gli affreschi.

Tra le pasticcerie merita Balzola, dal 1902, giunta alla quarta generazione ad Alassio in provincia di Savona in Liguria dove è nato il ‘caffè concerto’ dove si sono esibiti artisti del calibro di Tito Schipa e Beniamino Gigli.

Qui si riuniva nella sala Settecento veneziano l’intellighenzia della colonia inglese di Alassio che incontrava Maksim Gor’kij; non hanno resistito al suo fascino neppure Gabriele D’Annunzio e la Duse e addirittura Motta ed Alemagna, famosi industriali dolciari che apprezzavano l’arte di Rinaldo Balzola divenuto nel 1929 capo-pasticcere della Real Casa Savoia.

È qui che sono stati brevettati i “Baci di Alassio”. Ad Ascoli Piceno nelle Marche, dal 1907 il Caffè Meletti, istituzione della città e salotto delle idee celebre per la sua Anisetta di cui era goloso Trilussa che le dedicò anche dei versi, dal 2013 diventato anche ristorante.

In Puglia ad Andria, nella provincia di recente istituzione Barletta Trani, Mucci Giovanni, confetteria e pasticceria dal 1894 con annesso il Museo del Confetto, in una palazzina liberty dove il nonno Nicola perfezionò l’arte dolciaria del mitico Caflisch di Napoli e fornì i confetti per le nozze di Umberto di Savoia con Maria Josè.

Qui tra l’altro sono stati creati i Tenerelli Mucci confetti dal cuore tenero con mandorle di Puglia e nocciole piemontesi ricoperti da un doppio strato di cioccolato, una vera sintesi del gusto italiano tra nord e sud.

Si trova a Ferrara la più antica osteria del mondo certificata dal Guinness, aperta già sicuramente nel 1100 per gli operai che costruirono la cattedrale. Parliamo di Brindisi in Emilia-Romagna, dal 1435 con un nuovo assetto, oggi alla seconda generazione, nota come Hostaria Chiuchiolino, da “chiù”, ubriaco, frequentata all’epoca da Cellini, Tiziano Vecellio e Tasso. Lo stesso Ariosto la ricorda nella commedia La Lena. Ma le storie che custodisce sono tantissime.

Come non ricordare il Caffè Gambrinus a Napoli in Campania, dal 1860, aperto come “Gran Caffè” che nel 1890 venne ristrutturato in stile liberty dall’architetto Curri con splendidi affreschi e dipinti dai massimi pittori dell’Ottocento napoletano. Fu un centro di vita politica e culturale nella città dove il passaggio non occasionale di D’Annunzio, Scarfoglio e Matilde Serao che vi fondarono il quotidiano Il Mattino, non fu occasionale e poi vi sedevano tra gli altri Croce, Wilde, Marinetti ed Hemingway.

La sua lunga vita racconta la società che cambia dal Caffè Chantant della Belle Époque quando nacque l’uso del ‘caffè sospeso’ alla sua trasformazione in banca dal Prefetto fascista nel 1938 al ritorno a caffè con la famiglia Sergio che lo gestisce da cinquant’anni.

Data 1700 la Taverna Rovita a Maratea in provincia di Potenza in Basilicata dove il tempo scorre più lentamente.

Siamo nella ‘Città delle 44 chiese’, dove quella che fu un tempo Frateria, poi Taverna, è diventata un luogo di eccellenze della cucina locale in un ambiente pieno di dettagli quali le ceramiche artigianali, che respira anche dei passaggi che vi sono stati tra i quali quello di Renato Guttuso.

Cifra caratteristica l’architettura e gli arredi, rimasti obbligatoriamente originali, che raccontano secoli di storia, con particolare concentrazione tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento con ambienti dove spesso l’arte è protagonista come nell’Antico Caffè Greco di Roma, con oltre 300 opere esposte nelle sale, la più grande galleria d’arte privata aperta al pubblico esistente al mondo.

A cura di Giada Luni

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