Prosegue il viaggio di “Voci della Storia”, dopo Nicolai Lilin, ospite del festival è stato Alessandro Barbero, storico e scrittore, autore tra i tanti di “Costantino. Il vincitore”, “ Romanzo russo” e “Gli occhi di Venezia”.
Come in precedenza, data l’emergenza sanitaria in corso, la serata del 27 ottobre ha avuto luogo in diretta da libreria “Un mondo di Libri”, Seregno.
Sotto i riflettori “Dante”, ultima opera del già citato accademico.
A introdurre l’evento Eva Musci, affiancata da Franco Cardini, saggista e anch’egli storico, il quale ne ha condotto l’intervista.
Eva Musci Franco Cardini
Ne sorge un dialogo, il cui protagonista è Dante Alighieri, sommo poeta e padre della lingua italiana, uomo dalla mente lungimirante, ma pur sempre figlio della propria epoca.
Lo spessore delle personalità chiamate in causa, ha condotto ad ampliare il discorso rispetto al tema centrale.
Presentando Alessandro Barbero, Cardini afferma: “Alessandro Barbero ci ha abituato a grossi libri, debbo dire, fra parentesi, che il Barbero romanziere, mi piace, mi convince. Parliamo di “Dante”, paradossale. “Dante” è il primo grosso libro che Barbero ha dedicato al medioevo. La domanda è: che effetto ti fa?”
“Spesso ho scritto libri perché avevo voglia di fare qualcosa che mi portasse al di fuori del mestiere, siamo medievisti, ma vogliamo fare anche altre cose. Ho scritto grossi libri, che erano grossi perché mi sono divertito tanto a scriverli e hanno strappato una fetta importante della mia vita. Aggiungerei che fra noi medievisti, corre l’idea, forse sbagliata, che se impariamo a fare i medievisti, possiamo occuparci anche di altri periodi. “Dante” è un libro scritto con l’intento di parlare al grande pubblico, parlando di ciò di cui ci occupiamo di mestiere, scritto inoltre tentando di far vedere che Dante è un genio, che ha scritto cose che vanno, sì al di là del suo tempo, ma rimane pur sempre immerso nel medioevo, nei modi di ragionare, nei pregiudizi, nelle grandi questioni intellettuali e nei vizi del frangente di riferimento”.
Entrando nello specifico: “Su Dante si potrà parlare in eterno. Il prossimo anno ricorrono i 700 anni dalla morte. Egli ambienta la vicenda in un momento preciso “Nel mezzo del cammin di nostra vita”, vi sono inoltre indizi che mettono in evidenza che tutto è puro sogno.
Siamo nel periodo in cui Bonifacio VIII lancia il Giubileo, quando Dante stava per compiere i 35 anni.
Il poeta afferma di avere fatto questo sogno nella primavera del 1300, nell’ istante in cui si perde in un bosco scuro : “mi ritrovai per una selva oscura/ché la dritta via era smarrita”.
In quei mesi, difatti, era al vertice della sua carriera politica, e vi è un nesso tra la Commedia che tutto il mondo conosce e gli intrighi della politica fiorentina”.
In merito al rapporto tra Dante e Firenze, chi ha preso parola è stato Cardini. “Dante è un fazioso, un uomo di parte, questo emerge anche dalla sua opera.
La Firenze nel quale vive e muore è tutto tranne che una Firenze dantofila, era considerato quasi un personaggio pessimo.
Dante possiede una passione prorompente che deriva dall’appartenere alla parte sconfitta, di essere uno sconfitto, un esule”.
Alessandro Barbero
Quelli riportati sono solo alcuni stralci di circa 50 minuti, nel quale il settore cultura ha brillato di una luce immensa.
Condotta in modo estremamente semplice e genuino, nonostante i termini tecnici frequentemente utilizzati, ho avuto modo di assistere a un dibattito in grado di rapire anche i meno interessati alla materia.
Per visionare la diretta: https://www.facebook.com/VociDellaStoria
Direzione Artistica
Eva Musci
Antonio Zappa
A cura di Mara Cozzoli