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Casa Camperio, il nuovo spazio milanese : Non solo un ristorante, un luogo da vivere nell’arte.

casa camperio
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Casa Camperio è un nuovo spazio milanese, a due passi da piazza Cairoli e dal Castello, come dal teatro della Scala, una posizione centrale per gli affari di giorno, la cultura e la vita mondana di sera. Il locale ha aperto a gennaio scorso ed è già diventato un punto di incontro grazie all’entusiasmo e alla professionalità di Andrea Lascatti, giovanissimo General Manager che si occupa della gestione e dello sviluppo della struttura per il Gruppo di ospitalità, formato da 6 soci con background ed esperienze diverse tra il mondo della finanza, del calcio e per l’appunto dei locali.

L’idea nasce dall’esperienza della famiglia nel 2010 con Fooding, locale che serviva Sushi e mozzarella a Peschiera Borromeo. Nel 2018 poi l’attività è stata venduta e Andre parte per Londra per studiare business management con l’idea di trovare un lavoro part time che lo potesse supportare; entra poi a far parte di una realtà unica come il Connaught Bar dove apprende l’arte dell’eleganza e della semplicità ingredienti fondamentali per creare momenti magici per gli ospiti.

La scelta di Casa Camperio è pertanto fortemente modellata dall’esperienza londinese nella creazione del concept e degli ambienti stessi strizzando però sempre un occhio verso New York.

Lo sviluppo è stato eseguito tra Milano e Londra e questo ha permesso un flusso di idee molto particolari con la necessità però di capire come renderle idonee al mercato Italiano, una delle sfide che oggi anche molti grandi hospitality brands si trovano ad affrontare soprattutto quando operano in settori retail hospitality high-end.

L’aria che si respira a Casa Camperio è quella di un club inglese, più decontracté, con un bell’affaccio sul giardino di rose curato dalla Signora Severnini, di origini giapponesi, la famiglia proprietaria dello stabile. Una serie di ambienti rivestiti di boiserie, legno a terra, colori caldi, design americano Anni Quaranta oltre ad alcuni elementi danesi, con divanetti dai toni arancioni, tanti oggetti scelti con cura, lontano da tendenze troppo modaiole come il retro di un bancone in legno che diventa una sorta di vetrinetta.

Gli spessori e i materiali danno il senso di solidità, del calore domestico ed evocano il senso di una storia che in realtà in questo caso è da costruire.

La tentazione è però di accordare istintivamente fiducia e non è solo una questione di entusiasmo; è anche la determinazione, la professionalità e una certa discrezione che fanno dire che è un locale che crescerà, che non esploderà come il fuoco di un momento, a giudicare dall’attenzione ai dettagli, all’idea di un arredo su misura stile Club room.

Alle pareti arte americana che risponde al gusto e allo stile della famiglia, collezionisti, legati professionalmente al mondo dei locali e dell’ambiente bar a partire dal padre di Andrea.

A settembre il programma è già tracciato con l’idea di realizzare mostre d’arte accogliendo emergenti e artisti più storicizzati e di dar vita ad eventi legati alla moda del mondo underground con tessuti da filiera ecosostenibile.

Tra le idee ad esempio l’organizzazione di cene a tema con una mise en place dedicata a tessuti particolari e vari momenti che si svolgono nei diversi ambienti compreso un défilé. La formazione professionale e le passioni di Andrea, che ha studiato a Londra, indubbiamente si avvertono.

Si parte al mattino quando alle 7.30 si cominciano a servire le colazioni nel caffè di fianco, ambiente del Seicento con soffitto a volte, per il residence della proprietà in uno spazio che sta già diventando un luogo di habitué della zona dove gli uffici sono numerosi; nello stesso ambiente si sta pensando oltre al pranzo veloce a un aperitivo con cocktail classici per andare incontro alla tradizione milanese.

Casa Camperio offre una doppia possibilità a pranzo per un pasto à la carte o un business lunch; quindi aperitivo con una cocktail list che ha delle signature importanti e sfiziose e infine un Casual Dining, formula che vuole indicare un’atmosfera rilassata e giovane anche se la frequentazione ha un’età che in genere parte dai trent’anni, mettendo d’accordo i palati più esigenti con la voglia di godersi la serata, a scelta tra la sala grande con la cucina a vista, una sorta di isola dove vengono preparati il sushi e i piatti principali e la sala più intima.

La cucina è creativa e si ispira alla tradizione giapponese maritandola a quella mediterranea per lavorare su qualcosa di dinamico che ai fornelli trova il dialogo tra lo chef Ruwan Livera e il sous-chef Mattia Amato, figure con un’esperienza molto diversa. Il primo, originario dello Sri Lanka ha lavorato vent’anni da Nobu a Milano; mentre il secondo, ventiseienne già con un curriculum di tutto rispetto, ha lavorato tra l’altro con lo chef Roberto Conti, ed è stato tra l’altro da Vittorio.

Al bar la collaborazione di Paolo Scialpi con una cocktail list originale e molto studiata che unisce alle preparazioni classiche il sapore, puntando sul gusto più che sul processo tecnico.

A livello di degustazione troviamo molto Oriente e ingredienti insoliti.

Fermandoci sui cocktail siamo stati colpiti in particolare da Oriental Riviera un drink che ha subito una serie di modifiche fino alla messa a punto definitiva.

Il Cocktail ha una base alcolica di Gin Portofino e Altamura Vodka distillato di grano pugliese; quindi una terza componente alcolica di Saint-Germain che conferisce una nota floreale; servito in un bicchiere tumbler basso con cubo di ghiaccio e coin di foglia di shiso come guarnizione.

Originale la scelta di combinare l’impiego della Vodka e del Gin con il burro, zeste di limone e lo shiso, basilico orientale, per esaltare la freschezza.

Il ménu, che si concentra sulla materia prima, è organizzato in sezioni, come capitoli che si possono leggere non in ordine, con La sezione crudi, quella della pasta e del riso, la portata principale e i sushi roll, privilegiando l’originalità in questo caso.

Tra i piatti in anteprima vi presentiamo un risotto con gamberi messi a crudo e leggermente cotti dal calore e limone fermentato.

A cura di Giada Luni

Tags : Casa Camperio

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