Cresce la curiosità verso il mondo, oltre ai “soliti noti”, una tendenza consolidatasi in particolare dopo la pandemia, così si apre lo spazio spazio ai vini delle regioni enologiche meno conosciute, non per questo meno interessanti.
A Firenze – presso l’Hotel Albani – una vetrina giunta alla terza edizione, organizzata dall’Associazione EnoMundus APS – presieduta da Olfa Haniche – che, tra i suoi obiettivi, ha quello di far conoscere realtà enologiche provenienti dalle diverse regioni del mondo. Pertanto l’edizione 2024, oltre i vini francesi, con il nuovo ingresso di Bordeaux, quelli spagnoli con la Rioja, e quelli tedeschi con i Cru di Riesling, ha dato spazio a molte aree storicamente importanti, come la Georgia, la Grecia, il Lussemburgo, il Sud Africa e Cipro, oppure emergenti nel panorama italiano, come la Moldavia, il Montenegro, la Romania, la Slovacchia e l’Albania.


Altra novità della manifestazione è il WineClub, un divertente blind testing a cui tutti possono partecipare, che stabilirà, fra i vini in degustazione, i primi tre preferiti da tutti i winelovers. La manifestazione, organizzata da EnoMundus APS – il servizio durante l’evento è curatoda Fisar Firenze, main sponsor Accessori da Vino, media partner Firenze Spettacolo – è stata accompagnata da Sponsor gastronomici quali Beher con il Jamon Ibérico tagliato direttamente a mano da Maria Carmen Corredor Sanchez, il fiorentino Dolce Emporio con lo chef Fabio Barbaglini e il suo Foie gras, e il Forno La Torre con una selezione di pani particolari.

La nostra passeggiata comincia in Libano rappresentato dall’azienda Trois Collines, progetto nato da tre anni per produrre dei vini internazionali, in particolare due bianchi, un rosé e due rossi, realizzati in alta collina, fattore che dona ai vini grande mineralità.
Il Paese non gode ancora di un sistema di certificazione professionale in termini di formazione né per le denominazioni ma la richiesta sta crescendo in tal senso e il progetto esiste, pensando al modello francese.
Al momento, secondo quanto testimoniato dall’azienda il mercato non è pronto per vini spumanti perché occorrono risorse economiche considerevoli che non necessariamente assicurerebbero nel breve periodo un ritorno economico significativo.
In Libano ancora non c’è domanda di vini da dessert e c’è un terreno inesplorato da valorizzare costituito dai vitigni autoctoni. C’è invece una produzione ingente di liquori in particolare l’Araq, una versione dell’Ouzo greco, a base di anice, bevanda nazionale simbolo, presto prodotto anche da Trois Collines.
La Georgia, protagonista anche della Master Classe “Vini Emergenti” sul mercato italiano, a cura della giornalista Elisabetta Failla, con la degustazione di vini provenienti da regioni vinicole meno note, che stanno acquisendo, però, sempre maggiore importanza nel panorama enologico internazionale, è un territorio particolare.
Qui infatti la produzione di vino è millenaria, forse la prima realizzata insieme all’Armenia, ma è da reinventare prr proporsi ad un mercato moderno. Abbiamo degustato Saperavi 2019 di Nikoloz Winery, una produttrice giovanissima, al suo primo vino, in purezza, vitigno simbolo della viticoltura nazionale, terra prevalentemente di rossi, presente in due varietà principali, rispettivamente Budeshuri e Napareuli, dal colore intenso, tanto che le persone parlano di vino ‘nero’ e non rosso, dai sentori di frutta rossa e forte speziatura. L’etichetta dell’azienda, una serratura oro su fondo nero completata da una chiave in oro su fondo nero per i biglietti da visita diventa un messaggio di invito ad aprire la porta di questo piccolo mondo. Il Paese è partito anche nel settore della spumantizzazione sebbene solo con referenze tipiche dei vitigni autoctoni ma sta incominciando anche l’attenzione per i vitigni internazionali, Chardonnay in primis. Più radicata la tradizione dai vini da dessert in particolare da vitigni a bacca rossa come lo stesso Saperavi.
Ci avviciniamo all’Europa con la Germania, caratterizzata da sempre da una viticoltura limitata ma di qualità e identificata in particolare con il Riesling per i vitigni a bacca bianca che gode di una classificazione particolare secondo il sistema della classificazione in base al residuo zuccherino, Qualitätswein presente alla manifestazione nella versione Trocken con due aziende, Günther Schlink e Montigny, dal nome dell’enologo, lo stesso per entrambe, che privilegia l’acciaio per dare una caratteristica di freschezza.

Anche la Francia riserva delle curiosità con una ricerca nuova rispetto alla classica produzione d’Oltralpe come nel caso di una piccola azienda, la Maison Mavigny che ha cominciato la sua attività nel 2015 ponendosi come rappresentazione innovativa della Bourgogne e ultimamente della Côte du Rhône, spingendosi verso sud. Négociants, la Maison ha scelto come obiettivo di parlare a un pubblico giovane partendo dalla considerazione che l’età media del consumatore di vino in Francia è sessant’anni, a vantaggio della birra e degli spirits.
La scelta è stata quindi orientarsi a un habillage pop anche nei nomi, offrendo prodotti semplici che non pongano troppe domande, mettendo al centro la freschezza e un profilo verticale come nel monovitigno Chardonnay Liberty Burgony o nel caso di un rosso che hanno in portafoglio, l’assemblaggio tipico della Côte du Rhône, Marsane, Roussane e Grenache Blanche.
Scelta forse più conservativa per il Lussemburgo rappresentato dalla Maison Gales, famiglia storica della viticoltura locale – ha festeggiato i cento anni nel 2019 – di origini spagnole, casa importante, da 25 anni distributore nel Paese di Bollinger; in mostra con il suo Héritage, Crémant 45% Riesling, 45% Pinot bianco e 10% di Auxerois.
La casa punta soprattutto all’eleganza e all’equilibrio sposando la tendenza del Paese la cui vocazione è legato soprattutto alla zona della Moselle con vitigni quasi esclusivamente a bacca bianca rappresentati in primis dal Riesling, Pinot Gris, Pinot Blanc, Auxerois, Gewursstraminer e qualche vitigno autoctono. Lo sguardo è spesso legato al mondo della spumantistica e dello Champagne che copre circa il 50% della domanda.



Immancabile il fascino dello Champagne in Francia, soprattutto nella percezione che si ha all’estero di questo paese, presente alla manifestazione con un prodotto di grande eleganza, cremosità importante e mineralità complessa grazie al terroir gessose: siamo a Mesnil-sur-Oger – la patria del Krug per intenderci o di un’azienda come Salon – dove si fa secondo molti il miglior Chardonnay e abbiamo degustato Gimonnet Gonet; oltre a Ratafia Champagne, una mistella solo di uve di Champagne.
Un focus con la Master class dei Vini Emergenti ha presentato l’Albania che dopo la caduta del Comunismo ha cominciato a investire sul vino e sull’enoturismo, anche se la produzione di vino esiste da sempre, solo che il ritardo nella promozione non ne ha permesso la conoscenza, ha raccontato Flori Uka presentando il suo Albania Ceruja, prodotto con il vitigno autoctono ceruja bianco, da uve maritate su alberi. Interessante anche il Plithure, shesh i bardhe, bianco, macerato 40gg di Artan Balaj.

Altra realtà poco conosciuta a livello vinicolo Cipro che è una delle regioni di più antica produzione del vino, paese mediterraneo con una delle viticolture più in altura d’Europa, scelta necessaria per fronteggiare le alte temperature locali e una composizione del terroir di buona complessità in degustazione con Cipro Xinisteri di Ekfraseis, xinisteri, bianco, allevato in vigne fino a 1580 metri sul livello del mare. Il nome in lingua locale significa “acido”, la principale uva a bacca bianca dell’isola anche in versione passita, di forte trazione.
Altro paese poco considerato è la Romania, presente con Composition Rosé di Domaine Dumetrier che risponde a una domanda in grande crescita, quella dei Rosé, prima considerati di basso livello e ora apprezzati per la loro versatilità.
Giada Luni