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Food & Beverage

Parole & Sapori Incontri di Gusto, Strozzi Bistrò, Palazzo Strozzi a Firenze Martedì 13 febbraio 2024 dalle 18.30 Ilaria Guidantoni presenta: Aspettando San Valentino, Viaggio nel cioccolato con Alessio Tessieri.

Ilaria Guidantoni

Tra parole, profumi e sapori, un viaggio dal cacao al cioccolato e i possibili abbinamenti in compagnia di un imprenditore che ha realizzato un sogno con il marchio Noalya, Alessio Tessieri. Il cacao, spezia preziosa, fin dall’antichità è considerata sublime e maledetta, bevanda degli Dei e piacere peccaminoso.

La serata illustrerà come degustare il cioccolato, il percorso dalla pianta del cacao alla tavoletta sulle nostre tavole fino alle suggestioni gastronomiche di un prodotto che per tanti aspetti ricorda il viaggio dall’uva al vino.

In abbinamento un Negroni signature StrozziBistrò e alcuni amuse bouche realizzati dallo Chef Axel Caldani dedicati al cioccolato.

Sponsor

Noalya, il cioccolato coltivato

Azienda di Ponsacco, in provincia di Pisa, produttore di cioccolato dall’albero alla tavoletta, presente sul mercato dal 2018 con la collezione dei 33 cioccolati.

Scuola Tessieri, un atelier delle arti culinarie

Nel cuore della Toscana a Ponsacco, una scuola di Alta Formazione per le professioni legate alla cucina, alla pasticceria e all’ospitalità gastronomica.

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EventiLibri

ILARIA GUIDANTONI – VIAGGIO DI RITORNO. FIRENZE SI RACCONTA Letture d’inverno. Gli aperitivi letterari della Fondazione Piaggio il 16 dicembre 2022.

ILARIA GUIDANTONI - VIAGGIO DI RITORNO. FIRENZE SI RACCONTA

Per il ciclo Letture d’inverno.

Gli aperitivi letterari della Fondazione Piaggio, venerdì’ 16 dicembre alle ore 19.00 presso l’Auditorium del Museo Piaggio, presentazione del libro Viaggio di ritorno. Firenze si racconta (Oltre Edizioni), con l’autrice Ilaria Guidantoni.

Presentazione del libro a cura di Valentina Filidei

Letture a cura dell’autrice Ilaria Guidantoni

Intermezzi musicali di Dimitri Espinoza

Al termine della presentazione, segue aperitivo.

“Firenze è la mia origine, la culla nella quale sono stata coccolata, i miei primi ricordi nonché l’imprinting all’apprendimento, e ancora, i primi passi verso la curiosità, la smania di conoscenza che per chi viene dal cuore del Rinascimento non può essere secondaria”.

Firenze, da cuore del Rinascimento a città chiusa su se stessa, con lo sguardo rivolto al passato, alla gloria cristallizzata nei musei e nei palazzi, un po’ imbastardita e impoverita, oggi abitata da turisti più che da cittadini, nutrita da una dialettica sconnessa tra bottegai, una sinistra dalla cultura spesso polverosa e intirizzita nel passato e una borghesia seduta sulle glorie che furono… e la voglia di tornare ad essere capitale.

Ce la racconta una scrittrice nata a Firenze e “strappata” troppo presto alla sua città. Il suo viaggio di ritorno qui, dopo essersi “persa” nel Mediterraneo.

Episodi tra fantasia, cronache, letteratura e aneddoti che raccontano Firenze, soprattutto attraverso incontri, vita quotidiana, quartieri popolari e nobiltà della città più aristocratica d’Europa; personaggi famosi e ricordi familiari di una fiorentina viaggiatrice. Il libro è un viaggio attraverso luoghi, monumenti, vie, ville, che si aprono come un sipario su un capitolo, lungo un secolo di storia, dal 1913 al 2013: dalla nascita di Vasco Pratolini – e della nonna Milena alla quale è ispirato il libro – che ha raccontato il popolo, l’impegno politico e sociale, la stagione del neorealismo di oltre mezzo secolo, al ritorno di Firenze “capitale”.

Associazioni di idee portano in terre e tempi lontani, dalla fondazione e dalla sua vocazione per i fiori, già nel nome, fino alle guerre, all’età del fascismo, alle ferite dell’alluvione del 1966 e all’attentato dei Georgofili.

Un cammino iniziatico nell’indole dei fiorentini, attraverso un percorso musicale, letterario e soprattutto gastronomico, tra cibi caratteristici, luoghi d’incontro e l’immancabile mercato centrale; oltre che le feste e le ricorrenze per una filologia emozionale. Firenze è vista nello specchio degli “altri”, soprattutto gli stranieri che l’hanno amata.

Ilaria Guidantoni, giornalista fiorentina e scrittrice, vive tra Firenze e la Toscana, Milano e Tunisi.

Si occupa di temi legati alla cultura del Mediterraneo soprattutto della sponda sud e del mondo arabo: dialogo tra le religioni, movimenti femminili e femministi, tradizioni e cibo; rilettura della storia e dei linguaggi mediterranei. Collabora con Bebeez/Milano Finanza per le pagine culturali e per le Guide del Gambero Rosso.

Tra gli ultimi lavori la traduzione, per la prima volta in italiano, e cura del Pasolini d’Algeria, Jean Sénac. Ritratto incompiuto del padre (traduzione e curatela di Ebauche du père di Jean Sénac (Oltre Edizioni, 2017) e della raccolta di poesie, lettere e scritti Jean Sénac Pour une terre possible (Oltre Edizioni, 2019).

Il 2 giugno del 2020 è uscito I giorni della peste 2.0 –riflessioni emozionali dal confinamento (Oltre Edizioni, 2020, solo in ebook, epub). Ha pubblicato recentemente la traduzione e curatela dell’ultima opera di Jean-Jacques Rousseau,

Le fantasticherie di un viandante solitario e sta traducendo per LdP Poèmes di Odilon-Jean Périer, poeta belga di Bruxelles morto a 27 anni nel 1928.

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Libri

JEAN-JACQUES ROUSSEAU LE FANTASTICHERIE DI UN VIANDANTE SOLITARIO, Traduzione, introduzione e cura di Ilaria Guidantoni.

JEAN-JACQUES ROUSSEAU LE FANTASTICHERIE DI UN VIANDANTE SOLITARIO

Le Fantasticherie di un viandante solitario rappresentano di fatto il seguito delle Confessioni e sono l’ultima opera di Jean-Jacques Rousseau che si compone di dieci “Passeggiate”.

La decima, scritta meno di tre mesi prima di morire, è rimasta incompiuta.

Arrivato sulla via del tramonto della propria vita, Rousseau, sempre più emarginato dalle relazioni umane, ha voluto dedicare i suoi ultimi giorni allo studio di se stesso, abbandonandosi, come scrive, alla sola dolcezza che il mondo non potesse più sottrargli, quella di conversare con la propria anima.

Dall’introduzione di Ilaria Guidantoni: «Il ragionamento, ancorché pieno di suggestione, disegna più un percorso psicologico a mio parere irrisolto che un cammino filosofico. Se per Agostino il centro dell’attenzione è l’uomo in quanto creato liberamente e con atto d’amore a immagine e somiglianza di Dio, per Rousseau, la nostalgia per lo stato di natura e per la grandezza e superiorità di quest’ultima, rievoca piuttosto il mondo greco per il quale la storia di fatto non esiste nel senso di evoluzione, di un tempo a spirale che nella sua irreversibilità disegna un progresso (fosse pure con momenti di involuzione) […]. Rousseau ci porta lungo sentieri perigliosi e irrisolti, indefiniti, stimolando la nostra ricerca.

Non dà risposte ma offre gli strumenti e il cipiglio per interrogarsi, per non perdere mai la voglia della domanda che è lo spirito stesso del filosofo. Infine, fermandoci a riflettere sui rapporti umani, Rousseau in modo pessimistico, sembra ritenerli impossibili, non solamente difficili, perché non presenta un’alternativa reale al conflitto e alla corruzione delle relazioni».

Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) è stato uno dei maggiori filosofi, pensatori e scrittori della letteratura francese ed europea. Fu anche pedagogista e musicista. Incomparabile filosofo, anticipò inoltre molti degli elementi che, tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, avrebbero caratterizzato il Romanticismo, e segnò profondamente tutta la riflessione politica, sociologica, morale, psicologica e pedagogica successiva. Tra le sue opere maggiori spiccano Il contratto sociale (1762), Le confessioni (1782), Émile o dell’educazione (1762), La Nouvelle Héloïse ou l’éternel retour (1761).

Ilaria Guidantoni, giornalista fiorentina e scrittrice, vive tra Firenze e la Toscana, Milano e Tunisi.

Si occupa di temi legati alla cultura del Mediterraneo soprattutto della sponda sud e del mondo arabo: dialogo tra le religioni, movimenti femminili e femministi, tradizioni e cibo; rilettura della storia e dei linguaggi mediterranei.

Collabora con Bebeez/Milano Finanza per le pagine culturali e per le Guide del Gambero Rosso.

Tra gli ultimi lavori la traduzione, per la prima volta in italiano, e cura del Pasolini d’Algeria, Jean Sénac. Ritratto incompiuto del padre (traduzione e curatela di Ebauche du père di Jean Sénac (Oltre Edizioni, 2017) e della raccolta di poesie, lettere e scritti Jean Sénac Pour une terre possible (Oltre Edizioni, 2019). Il 2 giugno del 2020 è uscito I giorni della peste 2.0 –riflessioni emozionali dal confinamento (Oltre Edizioni, 2020, solo in ebook, epub). Sta traducendo per LdP Poèmes di Odilon-Jean Périer,poeta belga di Bruxelles morto a 27 anni nel 1928.

Lorenzo de’ Medici Press è una casa editrice aperta, indipendente e rivolta verso il futuro. Il catalogo accoglie un settore principale aperto a volumi di ampia divulgazione saggistica, e agile formato, nel campo delle scienze umane: dalla filosofia alla religione, dalla linguistica alla sociologia, dalla storia alla letteratura, dalla storia dell’arte all’archeologia, dalla psicologia alla scienza, dal cinema alla fotografia.

Tutti libri che puntano a individuare temi, ad analizzare problemi e a spiegare sempre al pubblico quello che serve ad arricchire e far crescere la conoscenza grazie a un linguaggio diretto e immediato. Accanto a questo settore, Lorenzo de’ Medici Press pubblica volumi di “varia adulti e ragazzi” nei quali l’intrattenimento è inteso come sempre motivato e motivante, mai fine a se stesso né scontato e sempre con connotati di spiccata originalità. Anche in questo caso i settori sono molteplici: dalle tradizioni locali alla cucina, dall’esercizio artistico agli sport. Al fianco di questi due contenitori, vengono pubblicati volumi di narrativa, Italiana e straniera, che da tempo sono introvabili in libreria o che, invece, non sono mai stati pubblicati.

Scoperte e riscoperte che divertono e interessano, aiutando il lettore ad ampliare i propri orizzonti.

1A Comunicazione

Anna Ardissone cell. 340.7009695; annaardissone1@gmail.com

Raffaella Soldani cell. 349.3557400; raffaellasoldani@gmail.com

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Attualitàcultura

Un caffè con la scrittrice e giornalista Ilaria Guidantoni.

Ilaria Guidantoni - Divulgatore culturale

Giornalista ,Blogger e scrittrice laureata in Filosofia Teoretica all’Università Cattolica di Milano,

Fiorentina di nascita, vive e lavora tra Roma, Milano e Tunisi, conosciamola meglio lasciando a lei il compito di raccontarsi rispondendo alle nostre domande :

Primo incontro con il giornalismo?

“Quello della carta stampata dei quotidiani, i fondi di Indro Montanelli, il Domenicale dedicato alla cultura de Il Sole 24 Ore e il racconto delle storie e della memoria di Luigi Maria Personé su La Nazione fiorentina.

Anche il mio primo incontro da protagonista è stato con la carta stampata, su quotidiani locali e poi periodici e ho scritto di cultura e di economia, sempre con un taglio culturale.

Questi sarebbero poi stati i miei binari per lungo tempo.

Quanto all’incontro con i giornalisti, i primi sono stati gli amici di famiglia legati ai quotidiani finanziari che venivano a cena a casa”.

Il tuo primo contatto con l’arte?

“Scherzando poteri rispondere con la pittrice che mi ha fatto un ritratto all’età di tre anni e con i pennelli della mamma che quando ero bambina dipingeva.

Maestro Jorio Vivarelli

Ma presto, a Pistoia, con il Maestro Jorio Vivarelli, il primo artista che ricordo di aver conosciuto e che mi ha insegnato ad apprezzare la scultura, dicendomi di non aver paura di toccare le opere.

La pittura si guarda; la scultura si tocca e naturalmente si guarda anche.

Molti anni dopo ho diretto la sua Fondazione. In generale l’arte nel primo approccio è stato il contatto con la bellezza della mia città, Firenze, che ha formato il mio gusto nel segno dell’armonia, del rigore e della raffinatezza.

Ma la vera palestra sono state le gallerie”

Che formazione hai avuto?

“Studi classici che ritengo un passe-partout culturale, di formazione e perfino di educazione civica.

Dopo il Liceo classico a Milano, mi sono laureata all’Università Cattolica del Sacro Cuore in Filosofia teoretica con Adriano Bausola, l’allora rettore – erano ancora i tempi in cui l’Università milanese aveva esclusivamente rettori di filosofia – su Wladimir Jankélévitch, un ebreo russo naturalizzato francese, scomparso nel 1985, paladino della filosofia per tutti.

Poi ho cercato di spaziare, nelle lingue, in bioetica, diplomandomi Sommelier all’AIS di Roma.

Il filo conduttore è sempre la parola, le storie, e le espressioni dell’uomo.

Gli studi classici insegnano proprio questo: ad interrogarsi sul pensiero e sulla parola e a non dividere la cultura in umanistica e scientifica perché ogni espressione è sempre frutto dell’uomo. La diversità sta nell’approccio.”

Quando hai capito che saresti diventata giornalista e scrittrice di professione?

“Da sempre, quando non andavo ancora a scuola, avevo deciso che avrei scritto nella vita, un desiderio assoluto, oltre l’idea della professione.

Il giornalismo è stata una scelta maturata già negli anni del Liceo perché mi affascinava l’idea di unire una professione culturale alla vita che scorre, all’immediatezza, all’attualità, facendo dialogare classico e moderno. Scrittrice poi lo sono diventata per caso.

Ho sempre scritto, soprattutto poesie, auguri, racconti quando dovevo dire qualcosa di importante, quando c’era un’occasione.

Se non sembrasse pomposo e lugubre direi che ho cominciato con le orazioni funebri.

Quando qualcuno se ne va lo ricordo che sorride e credo nell’importanza della memoria, l’immortalità laica; nel desiderio di lasciare un segno e nel dovere di ricordare gli altri.

Il primo libro Vite sicure. Viaggio tra strade e parole sul tema della comunicazione e delle campagne relative alla sicurezza stradale, l’ho scritto su commissione ed è stato sponsorizzato dall’Aci.

E’ nato dalla mia attività giornalistica e poi la scrittura è diventata la direzione della mia professione”.

Come scegli gli argomenti da trattare?

“Quelli dei libri non li scelgo, mi scelgono.

Noncoach è retorica. I libri non nascono da un impegno e in totale libertà accetto l’invito di un incontro che di volta in volta può essere legato a un luogo, a una storia, a un argomento o a un argomento di attualità.

Sempre più mi sento mediterranea e italiana per la lingua e in tal senso il mio orizzonte è il Mediterraneo che ritengo la culla della cosiddetta civiltà occidentale nella sua unicità e nel suo essere classica.

Questo è il mio campo d’azione nel quale gli argomenti possono essere molto diversi ma è come se ci fosse un timbro. Dal racconto noir, al diario di viaggio, al saggio , il fil rouge dei miei racconti è la civiltà mediterranea anche per una scelta linguistica precisa che ad esempio mi porta ad escludere quasi totalmente i termini inglesi.

Per l’attività giornalistica ci sono dei grandi binari che delimitano e hanno tracciato in passato i miei confini ma la mia sfida è parlare di quello che di volta in volta mi interessa senza andare fuori tema rispetto alla commessa.”

Un aneddoto che ricordi con il sorriso?

“Quando arrivai a Tunisi, la prima volta, mi fu detto di non dare confidenza ai tassisti, perché erano l’orecchio del regime, spie camuffate di Ben ‘Alï.

Un divieto stimola la trasgressione, questa proibizione per un giornalista diventa una sfida e così ne è nato un libro, Tunisi, taxi di sola andata, una docufiction che si svolge tutta a bordo di taxi dove protagonista è la conversazione con l’autista.”

Se potessi incontrare un grande del passato, chi e cosa gli chiederesti?

“Sto rileggendo Lucio Anneo Seneca leggendone opere che non conoscevo. Lo trovo illuminante e straordinariamente moderno, profondo e allo stesso tempo molto divulgativo.

E’ stato in grado di trasferire la filosofia greca nella vita quotidiana e nella mentalità pratica del mondo romano.

Non solo è una storia di successo di un uomo che è diventato cives romano, venendo da Cordova, anche se di famiglia colta dell’ordine equestre (il padre era un noto retore); uomo che ha conosciuto la gloria della vita pubblica e le amarezze della stessa: la gelosia di Caligola lo costrinse all’esilio e la follia di Nerone di cui era stato precettore e consigliere, di fatto lo condannò.

Gli chiederei la sua esperienza per trascriverla ai nostri giorni. Inoltre cercherei di approfondire il suo ragionamento su libertà, responsabilità morale e sociale e ricerca della felicità, non riducibile alla sete di conoscenza.

Una triade all’interno della quale l’uomo di dibatte ancora.

Leggere le Epistulae morales ad Lucilium è illuminante; una lettura profonda ma semplice, senza contorsioni né esaltazioni. Seneca resta una guida morale e psicologica straordinaria se si pensa che non c’era alcuno studio di psicologia, né sulla mente umana.

Per utilizzare un linguaggio moderno, un grande formatore e un coacher di alto profilo al quale dovremmo guardare.”

Quanto conta la comunicazione?

“E’ la veste del pensiero.

Forse l’esaltazione contemporanea dell’informazione, dell’eccesso di informazioni, spesso senza una reale comunicazione in un certo senso l’ha dequalificata.

L’essere umano è ‘un animale politico nel senso greco di sociale perché è dotato di parola, di voce e il suo pensiero si svolge secondo una comunicazione, prima di tutto con sé stesso, una sorta di Intranet fisiologica.

La comunicazione è il modo di agire dell’essere umano che completa l’azione e l’attività.

Forse è stata esasperata la funzione di pubblicità, spesso svuotata di reale comunicazione.

Se si comprende l’importanza della comunicazione il primo passaggio è entrare in sintonia con sé stessi.”

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte e della cultura tra Italia e estero?

“Bisognerebbe conoscere il mondo, molto dettagliatamente.

Ci sono indubbiamente paesi più colti e attenti all’arte indipendentemente dal livello di istruzione e di cultura accademica. L’Italia in qualche modo è un caso unico perché vive alcune eccellenze che sono riferimenti internazionali imprescindibili ma che per il nostro Paese sono parte di un vissuto legato all’inconscio collettivo. Dante è anche nelle battute ed è una delle ragioni per cui la lingua italiana sopravvive nel mondo.

L’opera lirica è nata a Firenze come melodramma per essere esportata nel mondo intero.

Il Rinascimento è una categoria dello spirito universale, tanto che negli Stati Uniti è diventato un argomento di culto. Certi valori sono nella nostra stessa lingua e credo che sia proprio l’italiano il punto di partenza con il quale noi guardiamo il mondo in modo diverso, perché l’origine della nostra lingua accoglie le lingue classiche in sé: il latino, il greco attico, le origini indoeuropee del sanscrito, senza contare le influenze dell’arabo classico.”

Cos’è per te l’arte?

“La cultura in chiave emozionale, non necessariamente bella secondo i canoni dell’armonia ma comunque rigenerante, catartica. Unione di creatività, di suggestioni culturali e di manualità.

Sono molto affascinata anche nelle dimensioni contemporanee dall’artigianalità e in questo la musica è straordinaria.”

Per proporre arte bisogna averla studiate?

“La sensibilità per l’arte – e gli artisti in questo ce lo insegnano – non è legata necessariamente allo studio e anche il fiuto per l’investimento.

Proporre però significa spiegare, convincere, saper raccontare e per questo aspetto credo sia necessaria un’alfabetizzazione e anche un lungo viaggio nell’arte.

E’ un lato che ispira fiducia negli altri e genera la stima di chi apprezza l’impegno.”

Cosa pensi dell’editoria di settore?

“Credo sia un mercato che ha vissuto una grande espansione, seguita da una contrazione e che ha ancora molto da dire, anche se dev’essere rimodulata con parametri nuovi.

Per molti anni è cresciuta come una forma di industria sia intesa come case editrici di testate giornalistiche e libri di settore, sia come case editrici vere e proprie.

Forse occorre distinguere tra le case editrici specializzate in un genere da quelle propriamente tecniche che hanno bisogno di un meccanismo legato ad abbonamenti, accordi di vendite specifici come l’adozione di testi in ambito scolastico o universitario e così via.

Certo è che, a parte le poche grandi case editrici, la proliferazione delle case editrici, indipendenti e di piccole dimensioni, in un mondo che legge sempre meno, ha senso solo scegliendo delle nicchie e una produzione che sia innovativa. In tal senso ne ho una grande considerazione sebbene nutra qualche perplessità sulla sostenibilità del business in tal senso.”

Mi racconti il tuo mediterraneo?

“Il mio Mediterraneo è molto occidentale e prevalentemente francofono: i suoi confini sono la Francia, l’Italia, la Tunisia, l’Algeria e il Marocco. La Grecia vive nell’anima storica, nella lingua e nelle categorie dello spirito.

E’ un Mediterraneo tormentato e lacerato come quello del Pasolini d’Algeria, Jean Sénac, assolutamente meticcio, dove la contaminazione regna sovrana perché è un mare chiuso, grande come un lago e quindi non può essere che un continente liquido patria di una società aperta.

E’ lontano dal Mediterraneo sognato da Albert Camus, greco, apollineo, mitologico, almeno nel vissuto.

E’ infine un Mediterraneo, figlio di Roma, almeno quanto di Atene, della religione ebraica, cristiana e musulmana, allo stesso modo; così come figlio di culture matriarcali, nomade e vicine al culto del sole e della terra madre.”

Grazie Ilaria per la piacevole chiacchierata

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Ilaria Guidantoni – Divulgatore culturale

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beauty

“I sapori di Sicilia ti fanno bella”, Floriana Sergio, tre passioni diventate un marchio.

I sapori di Sicilia ti fanno bella

“La natura ama la semplicità e l’unicità”, una frase di Keplero, diventata un habitus per Floriana Sergio, farmacista cosmetologa dal2002 che ci ha raccontato il suo sogno lungo 20 anni. Dalla considerazione che siamo costantemente immersi nella frenesia della vita quotidiana, la presa di coscienza della necessità di gesti autentici semplici ed efficaci per far risplendere la pelle e migliorare il nostro umore.

È da qui che nasce l’idea di creare momenti di ben-essere trasformando complicate beauty routine in pause rigeneranti grazie all’azione delle Vitamine di Sicilia e alle note profumate degli olii essenziali.

“La passione per la chimica e per la trasformazione delle materie prime in un prodotto bello e funzionale – ci ha confidato – me le ha trasmesse il mio nonno paterno, chimico e farmacista in una piccolissima realtà rurale trapanese. Così ho mosso i primi passi nel laboratorio della farmacia ascoltando le richieste delle clienti formulando i prodotti migliori per rispondere alle loro esigenze.” Finché nel 2019 Floriana decide di avviare Farmaflo come realtà indipendente a Trapani, città del sale, del vento e del mare.

La bellezza sostenibile

Ogni prodotto nasce dall’intuito e dall’ascolto: una messa a punto con spirito artigianale impiegando le tecnologie cosmetiche più avanzate.

La sostenibilità è la sua bussola, la natura la sua guida, la Sicilia la strada. “Ispirata dalla saggezza e dalle antiche tradizioni della mia Isola, ha dichiarato Floriana – seleziono le migliori materie prime preferendo quelle ad alta tecnologia che provengono dal riutilizzo dei sottoprodotti ancora attivi dell’agricoltura siciliana.” Un’attenzione particolare è riservata ai processi di lavorazione minimizzando l’impatto ambientale: la bellezza sostenibile è l’unione tra Bello e Buono e ogni passaggio fa la sua parte. Parafrasando un proverbio africano la titolare di Farmaflo dichiara: “Da soli si corre, insieme si va lontano”. Ispirata da altri esempi imprenditoriali siciliani, giovani e illuminati, intende seguire l’economia del bene comune in cui fiducia, responsabilità, supporto reciproco e collaborazione contribuiscono a rendere migliore il mondo che abitiamo.

Qualche parola in più sull’azienda

“Vi racconto in poche parole FARMAFLO, un’azienda giovane, piccola, artigianale e a misura di Donna, che ha pensato e realizzato dei prodotti green e innovativi per il benessere e per il bene dell’ambiente.”

Alla base della sua filosofia vi è il “Chilometro Siciliano”, che è molto più che espressione del concetto di Chilometro zero, perché punta alla valorizzazione della territorialità e all’esaltazione dei prodotti locali che caratterizzano la terra che ci ospitano. “Sono convinta, ha continuato, che la valorizzazione del territorio si esprima attraverso una filiera corta e che per questo sia in grado di garantire il massimo della qualità; la nostra terra è così ricca e variegata – contaminata negli anni da tante culture differenti – da offrirci numerose soluzioni per qualsiasi bisogno; per questa ragione sono fermamente convinta che un ‘ritorno alle origini’ con un occhio al futuro sia il vestito cucito su misura per me, poiché utilizzo metodi e materie prime che le nostre nonne prima di me hanno utilizzato, ma alla luce di dati scientifici che ne hanno dimostrato e testato l’efficacia.”

La solidarietà con i produttori locali, la creazione di rapporti personali è alla base della filosofia di lavoro, per poter essere in grado di creare prodotti che siano frutto di un’amicizia. Il rispetto dell’ambiente è inoltre, un valore imprescindibile per noi, e ciò si manifesta trasversalmente in tutte le scelte a cominciare dalle materie prime, selezionate accuratamente tra quelle prodotte da piccoli produttori e derivanti in alcuni casi anche da prodotti considerati generalmente come materiale di scarto; all’Upcycling, il ciclo produttivo fino alla scelta del packaging, in plastica riciclabile con la sola presenza del confezionamento primario, senza packaging secondario aggiuntivo. “I miei obiettivi – ha dichiarato – sono l’attenzione e la cura del cliente e offrire una coccola pensata su misura che non solo valorizzi la bellezza rispettando il benessere quanto che sia capace di portare dentro la frenesia della giornata un momento rilassante con i profumi della Sicilia.”

Qual è il tipo di prodotto e in che modo racconta il territorio?

“Direi prodotti per la skincare di viso e corpo. Dalla detersione, saponi solidi, alla cura, creme, oli e scrub, sono cosmetici che partendo dai nomi passando attraverso l’uso di particolari materie prime e note profumate parlano della mia Sicilia.”

È solo questione di ingredienti?

“Direi che è più una questione di alchimia e sinergia. Ogni ingrediente ha una sua funzionalità ma è combinato assieme ad altri, secondo una logica scientifica, che diventa efficace per mantenere bella la nostra pelle.”

C’è stato un recupero di tecniche antiche, di tradizione locale?

Sì nei saponi, negli oli attivi e negli scrub. Per i saponi mi ispiro alla tradizione contadina secondo la quale l’olio d’oliva veniva trattato con la “lisciva” fatta da cenere di gusci di mandorla. Naturalmente ho rivisto la formula con le nozioni scientifiche attuali e l’ho rimodulata perché sia gentile con la nostra pelle. Ma la lavorazione degli oli, la formazione delle barre di sapone e la lenta stagionatura seguono ancora il processo antico.”

Che scelta distributiva è stata fatta?

“Ho scelto il mercato online come prima linea distributiva ma non escludo mai nulla nella mia vita. Fermo restando che qualsiasi soluzione deve rimanere sostenibile ed etica.”

In che modo un prodotto di bellezza può diventare un’espressione culturale?

“Penso che in questa quotidianità che spesso ci fagocita e ci fa camminare con lo sguardo dritto soffermandoci poco sui dettagli che ci circondano la pausa, seppur esigua, che dedichiamo alla nostra bellezza possa costituire un richiamo verso realtà diverse da quelle che viviamo.

Ed ecco che la nota di Mandarino di Ciaculli – dalla buccia sottile di colore arancio intenso, che si stacca facilmente dalla polpa, ed è disponibile da febbraio ad aprile – dell’Olio Donna Franca può spostare con dolcezza ma in maniera decisa il pensiero di chi lo sta usando al calore degli agrumeti siciliani richiamando alla mente i paesaggi barocchi della Sicilia orientale o la bellezza dei templi greci della provincia di Trapani.”

Quali sono i progetti per il 2024?

“Ho in cantiere nuovi prodotti per il viso e per la cura dei capelli e strizzo l’occhio ai mercati anglofoni.”

Chi è Floriana Sergio

Farmacista, classe 1978, con tre grandi passioni: la chimica – consegue all’Università degli Studi di Palermo la Laurea Magistrale in Farmacia nel 2002 con una tesi in legislazione cosmetica; quindi il Corso Sinerga La formulazione naturale nella nuova cosmesi nel 2015 – la cosmesi, il mondo naturale. Laureatasi, lavora nell’azienda di famiglia, prima come collaboratrice poi come Direttrice e dal 2011 come Imprenditrice proprietaria. Nel 2019 sceglie di cambiare strada per concretizzare il sogno post lauream: formulare, produrre e brandizzare una linea cosmetica naturale efficace e siciliana. È la CEO&Founder della Farmaflo s.r.l., azienda iscritta nel registro delle start up innovative italiane.

Scout AGESCI 1992-2024 e 2017-2018; Vicepresidente FIAB Trapani 2014-2015 e Vicepresidente circolo AIAB Trapani 2014-2015. È stata Redattrice e blogger dal 2008 al 2011 (food, health, travel), Giornalista tematica con una rubrica salute&cosmesi, “I like magazine”, attualmente collabora per la rubrica “eccellenze italiane” con la rivista cosmetic technology. Presidente 2022-2024 del Rotary Club Passport Mediterranee e del gruppo Terziario Donna Trapani di Confcommercio.

A cura di Ilaria Guidantoni

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AttualitàculturaEventiFood & Beverage

Pontedera-Museo Piaggio- Cantina Jazz, la sinestesia di un suono di-vino.

Cantina Jazz

Al Museo Piaggio di Pontedera, in provincia di Pisa, il jazz incontra il vino, un matrimonio d’amore e anche d’interesse. Nato come un gioco è diventato un percorso sostenuto da studi scientifici che hanno provato come l’ascolto della musica influenzi la percezione gusto-olfattiva. Il tema è legato alla missione della Fondazione Piaggio, quella di diffondere la cultura nel suo rapporto con l’impresa e il territorio. In tal senso l’azienda rappresenta perfettamente questo trittico essendo diventata un punto di incontro locale ma anche un alfiere del made in Italy non solo come eccellenza produttiva ma culturale.

La Vespa in particolare è un simbolo dello stile italiano e soprattutto nel cinema è diventata una metafora culturale, di libertà, gioia di vivere, gusto del viaggio e dell’avventura. Intrigante l’abbinamento dei brani musicali che nasce da un incontro, quello di Roberto Marangoni, Docente universitario appassionato della tavola ed Emiliano Loconsolo per la voce e la direzione artistica, grande voce con un’estensione impressionante modulata come uno strumento musicale.

Tra gli sponsor della serata le Tenute Lunelli, note soprattutto per lo spumante Ferrari, che dal Trentino hanno investito nella Tenuta Castelbuono in Umbria e a Podernovo, nel pisano, in Toscana, evidenziando quanto il territorio e la specificità locale regalino in varietà nel bicchiere. Vino e musica chiedono di non essere consumati frettolosamente, divorati distrattamente ma assaporati nel silenzio pur nella convivialità e ci offrono una metafora di felicità classica, l’armonia dei greci antichi, dove la virtù sposa il piacere.

Video realizzato da Giuseppe Joh Capozzolo ( www.giuseppejohcapozzolo.com )

Così con il Solenida 2017, IGT Costa Toscana, Sangiovese con la sua complessità si abbina a Sophisticaded Lady, avvolgente, intrigante, che richiama la femme fatale, così inarrivabile, sicura di sé che all’interno custodisce un’isola di fragilità. Il legame tra cucina e cultura si conferma sempre intrigante unendo anche il mondo economico che chiede nel settore del vino come in quello della musica un investimento a lungo termine che è però anche una garanzia per un’economia e uno sviluppo sano e duraturo. Il jazz in particolare è una musica che non si presta a derive commerciali e richiede un ascolto dal vivo che in questo caso è un modo ‘umanistico’ di vivere l’azienda e i suoi spazi.

A cura di Ilaria Guidantoni

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Luis Franciacorta, alla ricerca di un prodotto sartoriale.

Luis Franciacorta

Il nome racconta il progetto fortemente legato al territorio e al Consorzio Franciacorta, sinonimo di bollicine e lo sguardo internazionale rivolto in particolare al mondo francese, riecheggiato senza voglia di imitazione ma solo di ispirazione.

Provaglio d’Iseo, sede dell’azienda, e Monticelli e Ome, zone dei vitigni, da dieci anni raccontano anche la storia della famiglia Mensi e del suo fondatore Luigi, appunto.

La casa vinicola, nata nel 1978, è relativamente piccola con 200mila bottiglie l’anno e una scelta di lavorare su misura con un progetto che rappresenta il gioiello di famiglia.

L’attività principale è infatti realizzata dall’azienda agricola Due querce e dalla fornitura alimentare per grandi strutture come le mense; tra l’altro è stato concluso un accordo per l’importazione dal Marocco di mais, frutta e verdura. Il progetto di sviluppo vinicolo è invece consolidare il marchio, al di fuori del circuito della grande distribuzione, per acquisire prestigio nel posizionamento, non con lo scopo di crescere quantitativamente, in contesti culturali, eventi e manifestazioni; in ristoranti e club di alto livello; o ancora legandosi a eventi sportivi e con realizzazioni personalizzate, nella regalistica e non solo.

Con l’Associazione Garibaldi ad esempio la Luis Franciacorta ha realizzato una bottiglia con un progetto design dell’architetto Marco Rubagotti dedicato alla figura di Anita Garibaldi.

Nella stessa direzione la realizzazione la scorsa primavera di una bottiglia ad hoc per la mostra dedicata a Andy Warhol a Villa Bertelli a Forte dei Marmi di concerto con la Fondazione Mazzoleni..

A settembre invece è prevista l’inaugurazione del primo spazio monomarca, concepito come una club house, che unisca la vendita dei vini alla pasticceria di produzione propria, con tutti prodotti freschi, a Merano dove il tema è il cavallo perché all’interno dell’ippodromo.

Per quanto riguarda i vini, visti più da vicino, è da sottolineare il posizionamento dei vigneti, i più alti della Franciacorta, che godono di una forte escursione termica tra notte e giorno, regalando prodotti molto profumati. In generale i vini Luis Franciacorta sono rotondi, piacevoli con una linea base, una Gold, una speciale e una serie di vini fermi, fratelli minori ma non per questo meno amati e seguiti.

La linea Gold, ispirata all’oro, ha scelto la preziosità di bottiglie con un design a forte impatto per rispondere a clienti sofisticati che amano la mondanità e che incontrano il comparto del lusso come la gioielleria di alto livello.

Dietro questo progetto esiste anche un investimento tecnologico grazie all’impiego di una macchina speciale che consente il passaggio dalla classica bottiglia champagnotte o simile alla bottiglia nella quale il prodotto sarà confezionato in modo veloce evitando che il vino venga a contatto con l’aria.

Sono quattro le tipologie che rispondono al tipo di spumante, rispettivamente, oro giallo, oro bianco, ora rosa e oro rosso che si sposano molto bene con iniziative legate ad esempio alla gioielleria.

A cura di Ilaria Guidantoni

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charityEventiFood & BeverageMusica

Forte dei Marmi: tutto esaurito per il  primo compleanno del ristorante “Catch Claw’s”.

Catch Claw’s

17 Agosto tutto è stato studiato nel minimo dettaglio, per il primo compleanno del Catch Claw’s,  dall’organizzazione, la comunicazione, ma soprattutto gli invitanti finger food usciti dalla cucina, creati per raccontare il mood gastronomico, che chi decide di entrare nel ristorante potrà gustare, come ad esempio i gamberi alla catalana, specialità servita nel locale..

Special guest della serata, anche un risotto al Franciacorta, creato utilizzando ingredienti ricercati come il vino di Luis Franciacorta, casa vinicola delle colline bresciane, che ha presentato e servito ai commensali per l’occasione i suoi vini per tutta la serata.

Le persone hanno iniziato ad affollare i tavoli del locale fin dalle 19,00 , nonostante il rischio pioggia accolte dalla titolare Gala, sempre sorridente e disponibile  insieme al suo staff.

All’interno della sala principale del locale, le cui pareti ricordano una grotta, è stato allestito il ricco buffet; l’illuminazione è stata resa speciale da decine di candele accese e non sono mancate sculture e opere d’arte selezionate per amalgamarsi con l’ambiente o al contrario per stupire l’osservatore, ma senza mai esagerare.

Per la serata l’artista presentata, è stata Francesca Falli, le cui opere ( tra le quali una dedicata con a scopo benefico al Monopoly di Forte dei Marmi ideato da Michael Rothling

realizzata per @Michael Ro rimarranno per alcune settimane all’interno del locale, che in collaborazione con la rivista Exit Urban Magazine ha deciso di diventare un Art Restaurant, accogliendo nelle sue sale selezionate opere d’arte.

Il pubblico ha visto presenti stranieri e italiani che hanno dimostrato di gradire l’intero svolgimento della serata all’insegna della beneficenza, il buon cibo, l’arte e il buon bere, tra gli ospiti anche l’ambassador internazionale Niccolò Cesari e il Tenore Pop Omar Bresciani. l’artista Luca Battini e l’Ambasciatore e responsabile Delegazione di Pisa dell’ Ordine dei Cavalieri di Malta Giacomo Maria Berutto , la giornalista e scrittrice Ilaria Guidantoni., l’Editore Alessio Musella , il giornalista Ivan Damiano Rota e l’immobiliarista Fabrizio Zanetti.

L’accompagnamento musicale non poteva che essere affidato ad Eka , musicista Ucraina che da oltre 15 anni vive e lavora in Italia, che con la sua Bandura (strumento musicale tipico ucraino) ha intonato canti legati al suo paese ma anche melodie di carattere internazionale; la serata ha avuto anche un momento legato alla beneficenza, grazie alla lotteria svoltasi durante l’evento, il cui incasso, insieme ai proventi della serata  è stato devoluto proprio alle vittime della guerra in corso in Ucraina.

Media Partner della serata www.intown-versilia.info

Le immagini sono a cura del fotografo Fabrizio Nizza

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AttualitàFotografia

Colombo Francesconi e l’immancabile macchina al collo, quando le foto raccontavano le vacanze.

Colombo Francesconi

Ospite di “Bussola Incontra”, diretta da franca Dini, Colombo Francesconi, è stato il decano dei fotoreporter versiliesi. Davanti al suo obiettivo sono passati tutti i personaggi della “Versilia ruggente“.

È un’istituzione: ha cominciato a scattare fotografie nei luoghi frequentati dal bel mondo fin da ragazzo e da allora, gli anni del Dopoguerra, non si è mai fermato. Ancora oggi lo si incontra con la macchina fotografica al collo, l’immancabile completo bianco che passeggia in cerca di momenti e volti da catturare lungo la spiaggia o in passeggiata.

A 91 anni l’entusiasmo non lo ha perso, ancora desideroso di scoprire qualcosa dopo una vita con l’occhio incollato al mirino della sua Leica o della Reflex, da testimone attento della mondanità versiliese e protagonista da sempre sulla scena della Bussola.

Mai uno scatto rubato però, tiene a precisare, i suoi sono sempre stati alla luce del sole; semmai qualcuno una volta rubò un suo scatto, per venderlo a Stop, regalando al pubblico un paio di belle gambe a sua insaputa. Colombo ha saputo unire la curiosità alla discrezione e non ha mai sentito la fatica. La fotografia fino a un decennio fa conservava il sapore artigianale dello scatto, che poteva risultare sbagliato troppo tardi, dello sviluppo.

Nel corso della conversazione, condotta da Adolfo Lippi e accompagnata da momenti musicali dal vivo curati da Gianluca Galluccio, ha confessato di aver corso tanto, come un pomeriggio che sulla passeggiata di Viareggio, scalzo per essere più veloce, faceva avanti e indietro tra uno stabilimento balneare e il negozio di stampa fotografica.

Quella volta consumò in poche ore 20 rullini ma non era capace di toglierli dalla macchina fotografica o non voleva rischiare e così corse una sorta di staffetta. A Viareggio l’inizio fu con i calciatori e poi la Famiglia Moratti.

Tra i primi scatti anche le sorelle Milo insieme alla mamma della più celebre Sandra che era la proprietaria del Kursal, oggi Maestoso. Colombo resta uno dei testimoni più informati, chiaramente, della Bussola degli anni d’oro, locale lanciato in orbita da Sergio Bernardini nel lontano 1955.

“Uno dei big più affezionati alla Bussola – ci ha raccontato – era il presidente dell’Inter, Angelo Moratti.

Qui a Focette venivano anche i giocatori mitici di quel periodo, come Nyers, Lorenzi, Skoglund. In tempi più recenti Vittorio Gassman che alla Bussola è sempre stato di casa, aveva la tenda allo stabilimento balneare annesso al locale. In origine veniva a vedere gli spettacoli come cliente, poi salì sul palcoscenico, per fare il Mattatore. Il poeta Eugenio Montale stava in giardino, all’ombra di un albero.

Poi gli industriali: Lebole, Felicino Riva, i Benelli, i Pontello. I nobili toscani come i conti De Micheli, ma anche i patrizi romani. Insomma, sono passati tutti di qui.

E io naturalmente li ho fotografati”. Gli aneddoti e i ricordi sono tantissimi e Colombo sorride, ride, quasi mai sarcastico, senza indugiare sui pettegolezzi, preferisce richiamare gli aspetti positivi delle persone.

Anche questo dice molto di lui, come parlando del marito di una famosa attrice che sposò pensando a un uomo ricco per poi restarne deluso. Colombo nell’entusiasmo del racconto dice ‘un signore ricchissimo’, poi si corregge dicendo ‘che lei credeva ricchissimo, infatti lo lasciò…’, e aggiunge ‘ma un grande signore’. I ricordi, forse più amati dal pubblico, sono quelli della Capannina di Franceschi che la voleva locale ‘nobile’ e della rivale Bussola dove erano di casa Fred Bongusto, Renato Carosone che all’inizio aveva tentennato nell’accettare l’invito a Marina di Pietrasanta, quando poi gli fu offerto un compenso doppio di quello che percepiva a Roma; e naturalmente la grande Mina.

I miei ricordi personali di Colombo, da ragazzina, sono legati alla spiaggia e alle sue foto ai villeggianti, che raccontano un’estate che non c’è più, lunga, che si prolungava fino a fine settembre, la villeggiatura immortalata soprattutto dalle foto ricordo. Allora certi episodi, incontri, il brio delle serate pareva più reale nelle foto che dal vero.

A cura di Ilaria Guidantoni

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AttualitàRubrica di Elisa Volta

Il bon ton Ieri come oggi, Incontro sulle “buone maniere” a Villa Bertelli ore 17.00 Giardino d’Inverno

Il bon ton Ieri come oggi

Il bon ton Ieri come oggi è il titolo dell’incontro in programma sabato 5 febbraio alle 17.00 nel Giardino d’Inverno di Villa Bertelli a Forte dei Marmi, promosso da Giulio Garsia, Financial Advisor e inserito nella rassegna L’altra Villa, promossa dal Comitato Villa Bertelli.

A trattare l’interessante tema saranno la scrittrice e collezionista di galatei Elisa Volta e la giornalista e scrittrice Ilaria Guidantoni. Modererà l’incontro Alessio Musella, Editore dell’Art Magazine Exit Urban Magazine e Direttore del Blog Art & Investments.

Dal lontano Rinascimento con Il Cortegiano di Baldassarre Castiglione a il Galateo di Monsignor Giovanni Della Casa, fino ad arrivare ai consigli di Donna Letizia, nella seconda metà del secolo scorso, le regole di  un buon comportamento nella vita sociale sono cambiate radicalmente,  abbandonando formule ritenute troppo rigide, per un’informalità spesso indigesta ai cultori dell’etichetta.

L’evento sarà anche l’occasione per presentare il libro di Elisa Volta Pillole di Bon Ton, Edizioni Effedì.  Ilaria Guidantoni analizzerà l’evoluzione storica del tema tra guide, usi e costumi. In particolare, tratterà il confronto tra bon ton come stile, educazione sentimentale e sociale e la leziosità delle buone maniere, con quel tocco di snobismo, che a volte le contraddistingue.

E ancora Bon Ton e buon gusto a tavola, tra ragione e sentimento e nell’incontro con nuove culture.

Infine, Alessio Musella parlerà della condotta da tenere durante una mostra d’arte, sia in una galleria privata, che in una sede istituzionale o in un museo.

Tema quanto mai pertinente, considerato che a Villa Bertelli sarà possibile visitare al primo e secondo piano la mostra Andy Warhol e la New Pop, organizzata dalla Fondazione Mazzoleni. Ingresso libero. Necessari: prenotazione 0584 787251, super green pass e mascherina Fp2

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