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Fotografia

Leonard Regazzo, la creatività dietro all’obbiettivo.

Leonard Regazzo
Leonard Regazzo

Oggi chiunque si sente un pò fotografo, i telefonini di ultima generazione ti permettono scatti decisamente interessanti, ma essere un fotografo è molto altro, e non si limita a realizzare una bella foto, dietro ad uno scatto c’è tutto un mondo.

Conosciamo meglio Leonard Regazzo, lasciando a lui il piacere di raccontarsi rispondendo alle nostre domande:

Il tuo primo contatto con la fotografia ?

Il mio primo contatto con questa meravigliosa scoperta tecnologica del 1826, è stato alla tenera eta di 4 anni quando ho colpito la fronte di mio padre con una macchina fotografica. 

Quando hai capito che la fotografia sarebbe diventata da passione a professione? 

Dopo capito come funziona la macchina fotografica analogica trovata in casa, da 12 anni ho iniziato a livello amatoriale sperimentando molto con la Pellicola per fotografare cosa mi circondava perché, tutto era bello e meraviglioso, diventando così uno Street Photographer effettuando reportage durante i miei viaggi tra Italia est europa Germania Spagna Francia America e sud Corea.

Esponendo in gallerie pubbliche e private, di chi mi chiedeva in modo interdetto COSA STAI FACENDO!

A livello professionale, con grandi sforzi quanto fosse importante la parte fiscale e burocratica di questo mestiere a 19 anni.

Il  tuo primo scatto?

Un germano reale, in uno stagno a Trieste.

Quando hai scelto cosa ritrarre e perchè ?

All’età di 16 anni mi sono concentrato sul Paesaggio. Grazie ai miei studi Artistici, ho poi imparato l’arte dell’attesa che ad oggi è una delle mie virtù. Contestualizzare il soggetto in un paesaggio o il paesaggio stesso diventò la mia passione.

Tanta ricerca e soprattutto curiosità nel scoprire cosa si può vedere oltre.

Durante il mio Master di Media presso l’Università di scienze applicate a Berlino, io e un pugno di menti brillanti abbiamo risolto e risposto ad un grande quesito Cosa c’è al di là dell’occlusione visiva.

La tecnologia oggi è e sarà per sempre, la ricerca dei nostri limiti.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso ? 

Il mio primo bacio, avrei voluto avere una macchina fotografica per immortalare quel momento così da ridere assieme a voi. Le guardo le labbra, chiudo gli occhi e con le orecchie sento un suono molto inquietante, il ramo dove stavamo seduti cede e Cadiamo rovinosamente giù da una collina.

Se potessi incontrare un personaggio  del passato , chi e cosa gli chiederesti?

Nicolae Ceaușescu, durante una cena tra affiatati gli chiederei cosa hanno scoperto i suoi scienziati nel punto più profondo del Mar Nero.

Gesù, durante ad una sua dimostrazione miracolosa, gli chiederei “Che cosa è la luce?”

Mio padre gli chiederei. Perché?

Einstein, durante una bevuta gli chiederei in modo molto cortese di legarmi i lacci delle scarpe.

Quanto conta la comunicazione ?

La comunicazione è un investimento di energie legato all’interesse che si ha per ottenere risposte, notorietà e presenza nei media.

Risposta che ho appreso durante gli anni di università presso la Nuova accademia di Belle arti di Milano.

Per me la comunicazione è la strada della redenzione, essendo impossibile non comunicare ho dedotto a mie spese che l’indifferenza è ad oggi la strada più semplice.

L’invisibile si cela nella pigrizia del superfluo.

La comunicazione ci permette di crescere e rendere possibile l’evoluzione collettiva.

Che differenza c’è, nella percezione della fotografia , tra Italia e estero?

É impossibile fotografare la stessa cosa due volte.

Di conseguenza, la percezione della fotografia nel mondo è la medesima che si ha ogni singolo giorno delle nostre vite… meraviglia, stupore, ribrezzo. Citando Ralph Waldo Emerson “L’occhio è il migliore degli artisti.” 

Quindi che le nostre emozioni sono da sempre uniche, il nostro senso della vista è sempre stato primario. Credo in quello che vedo e vivo. La percezione della fotografia è la stessa in tutte le lingue del mondo. 

Cos’è per te la fotografia ? 

La fotografia è il linguaggio universale per esprimere quello in cui credono le persone. Per me questo linguaggio è un dono che il passato mi ha dato, e che mi permette è di svegliarmi e godere di quello che il destino mi pone davanti.

Per proporre fotografia bisogna averle studiate? 

Eh beh si. La prima missione che un Fotografo ha, è quella di descrivere una visione solipsista, personale e soprattutto legata fortemente alla cultura personale. In modo oggettivo il fotografo Professionista oppure Amatore ha una responsabilità pura ed incondizionata, ovvero quella di Tradurre per le generazioni future il Messaggio visivo del presente.

Cosa pensi delle gallerie che propongono fotografia? 

Penso che siano degli scrigni di interessi di appartenenza, in grado di veicolare in maniera filtrata il gusto che in quello specifico momento o periodo storico predilige nella società.

Che rapporto hai con i curatori? 

Il mio rapporto con i curatori è molto intenso e piacevole perché loro a differenza mia hanno cura di quella parte di pubblico che preferisce la grafica minimale, ovvero le lettere o le storie scritte, o chi purtroppo non è in grado di vedere dovuto ad Handicap.

La loro missione è quella di presentare l’impresentabile, e polarizzare la complessità visiva a parole scritte o verbali. 

Grazie Leonard per il tempo a noi dedicato

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