Non esiste un età per scoprire di voler comunicare attraverso l’arte…
Non servono accademie, non basta la tecnica perfetta per definirsi artisti, artista è chi sa trasmettere emozioni e pensieri attraverso le proprie opere….
Conosciamo meglio Gianfranco Facco, in arte Gianfacco, imprenditore che a 50 anni ha seguito il suo istinto e si è avvicinato alla tela per creare un dialogo tra i suoi pensieri e il mondo…
Il tuo primo contatto con l’arte?
Avevo 12 anni quando il professore di applicazione tecnica ha portato in classe un suo dipinto che rappresentava Piazza Erbe di Verona, uno spatolato ad olio con colori di giallo e rosso intensi sfumati con del nero.
Era molto affascinante, bello e mi trasmetteva sensazioni molto forti.
Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?
Per alcuni anni ho dipinto per passione e solo con la prima esposizione mi sono reso conto che nel futuro questa avrebbe potuto diventare anche una professione.
La tua prima opera?
La mia prima opera si intitola “I numeri della vita”. Ogni numero rappresenta una fase importante e significativa della mia vita, dall’adolescenza alla maturità.
Per fare arte, bisogna averla studiata?
Credo che l’artista sia dentro di noi indipendentemente dal fatto di avere effettuato studi specifici. Il mio percorso formativo tecnico ma non artistico, mi ha comunque facilitato nel saper esprimere la mia passione per la composizione dei colori, infatti dipingo solo con i colori primari che miscelo io stesso nel momento, nell’attimo in cui ho l’ispirazione per creare un’opera.
Cosa unisce i tuoi dipinti e la musica?
I miei dipinti nascono dalla passione, dall’esigenza, dalla necessità di esprimere su tela qualche cosa che possa essere visto e possa destare un’emozione. Allo stesso modo, per un musicista fare musica significa mettere insieme delle note per creare una melodia che possa essere ascoltata e sentita o semplicemente eseguita per emozionare. Da questo punto di vista, credo che siano entrambe due forme d’ arte, due facce di una stessa medaglia, arte pittorica e arte musicale con affinità simili che creano emozioni, vibrazioni da percepire.
Come scegli cosa ritrarre?
Non scelgo mai dei soggetti reali, quello che dipingo è frutto della mia immaginazione e fantasia che generalmente deriva da emozioni forti, passioni, pensieri.
Un aneddoto che ricordi con il sorriso?
Alcuni anni fa, chiesi a mia madre dove fosse il baule in cui erano stati conservati i miei vecchi libri di scuola, in particolare gli album da disegno perché mi ricordavo che in tenera età amavo dipingere a tempera.
Mia madre con ingenuità mi rispose:” Ah! Quei disegni dove non si riusciva a capire niente,
li ho buttati tutti”.
Oggi mi rendo conto che quelli erano i miei primi tentativi di rappresentare quel mondo che solo io percepivo, i miei primi disegni astratti.
Se potessi incontrare un artista del passato, chi e cosa gli chiederesti?
Vorrei incontrare Van Gogh, non saprei esattamente cosa chiedergli.
Mi affascinerebbe poterlo vedere dipingere e quindi si, gli chiederei di dipingere qualcosa per vedere con i suoi occhi un pezzo di storia, un pezzo di vita.
Quanto conta la comunicazione?
La comunicazione è fondamentale.
Riuscire a comunicare in modo corretto, permette di farsi capire, di chiedere, di dare, di ottenere, di ascoltare.
Comunicare è importante anche per dire ad altri quali sono le proprie sensazioni, le proprie idee, i propri obiettivi e forse in questo modo si riesce a raggiungerli.
L’arte è per me un’espressione di comunicazione.
Se incontrassi te stesso a 18 anni, cosa ti consiglieresti?
Credo che con l’esperienza di oggi, consiglierei a quel ragazzo di essere più determinato nelle sue scelte, di farsi condizionare il meno possibile dai genitori, e vorrei che quel ragazzo corresse verso le nuove esperienze senza aver paura di sbagliare.
Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia estero?
La sensazione è che in Italia la percezione dell’arte sia in crescita, soprattutto grazie anche alla partecipazione delle aziende private nel diffonderla.
Si parla molto di dedicare spazi all’arte ma in realtà, a volte la stessa sembra poco fruibile e poco raggiungibile, forse a causa di alcune scelte istituzionali nel preferire reperti antichi piuttosto che promuovere e diffondere nuovi artisti. Non ho avuto molte esperienze all’estero ma mi è sembrato che l’arte fosse apprezzata e più facilmente raggiungibile.
Cos’è per te l’arte?
L’arte è qualche cosa di sublime in qualsiasi sua forma venga espressa, l’arte è sfiorare il cielo con un dito, arrivare laddove nella vita reale non è possibile, comunicare oltre l’immaginazione con tutti.
L’arte è uno strumento anche per ascoltare sé stessi e mettersi alla prova, per far star bene sé stessi.
L’ arte fa parte del mio inconscio.
Cosa ti aspetti da un curatore?
Non ho mai avuto un curatore e sinceramente non so esattamente cosa aspettarmi.
Credo che il curatore abbia oltre all’esperienza e la competenza, la capacità di intuire e quindi saper scegliere l’artista.
Cosa chiedi ad un Gallerista?
Mi piacerebbe vedere i miei quadri esposti in una galleria. I miei dipinti: un’esplosione di colori valorizzata da una disposizione armonica e da una luce intensa.
Quanto contano per te la luce e il colore?
Sono due punti fondamentali della mia pittura. Credo nella luce e nei colori.
Quando creo un quadro cerco di trovare in questo la luce positiva e le tonalità dei colori nascono dal mio interno. Generalmente tutte le miscele di colori che preparo riflettono lo stato d’animo di un momento e soprattutto passionalità.
Il mio occhio vede le differenze cromatiche e le unisce al sentimento che provo. I colori dei miei quadri vengono fatti con i tre colori primari, il giallo primario, il magenta e il ciano.
Non uso mai colori confezionati ed è qualcosa di cui sono molto fiero.
Grazie Gianfranco per la piacevole chiacchierata