Della Sindrome di “Peter Pan”, famoso personaggio delle fiabe associato alla figura maschile di eterno ragazzo che scansa le responsabilità e vive giorno per giorno, si parla spesso.

Accanto a questa tipologia maschile, esiste ed è ben radicato nella società ormai da decenni, il simbolo di riferimento per la donna che si potrebbe ispirare questa volta al personaggio fiabesco di “Trilly”, amica fedele di Peter Pan.
Come “Campanellino” questa ragazza ama la libertà e vuole decidere della sua vita in modo autonomo senza condizionamenti esterni.
E’ una donna che mostra la necessità di volere sempre nuovi traguardi, non vuole sposarsi e creare una famiglia per scelta, una scelta ancora oggi poco capita ed apprezzata dalla società odierna.
Quando una donna arriva in “età da marito”, di solito tra i 25 e i 35 anni, sono molti i consigli che le vengono rivolti da familiari, psicologi, sessuologi e chiromanti perchè il suo destino si affianchi a quello di un uomo che la porti a pronunciare il fatidico “sì” ; indispensabile poi coronare l’unione con “almeno”un bambino (altrimenti sareste una coppia incompleta senza un figlio,no?!).
A tale proposito “indipendets women” , vi ricordo che è sempre più vicino il periodo Natalizio, dove nel corso degli infiniti banchetti, impossibile sarà evitare il tedioso “interrogatorio” dei parenti che anche quest’anno vi rifileranno le classiche domande del tipo
“Allora quando ti sposi”?
“Ma come mai sei così carina e nessuno ti si piglia”? “
Quando lo dai un nipotino ai tuoi genitori, l’orologio biologico corre, devi darti da fare”!
E tu lì mentre alzi gli occhi al cielo più che rispondere ti senti presa da un tale senso di sfinimento, che preferisci sprofondare nella voragine dell’oblio!
Volendo poi rinfrescare la memoria alle meno tradizionaliste, ricordo che c’è sempre la possibilità di convivere e magari creare una famiglia in secondo tempo.
Poche persone ammettono la possibilità che sia la donna stessa a non volere perseguire questo cammino che appare per i più un obiettivo naturale e necessario.

Discorso differente è quando ci si confronta con una condizione del tutto personale, che ti spinge a farti i così detti conti in tasca e a sbatterti in faccia delle statistiche che indicano inesorabilmente la percentuale di coppie che si sposano in fortissima discesa ormai da tempo immemore, così come le nascite del resto.
In parole povere il discorso è diventato molto semplice pratico e soprattutto senza troppi sentimentalismi “Ma chi ce lo fa fare a sposarci, con quello che costa poi, mi tocca vendermi un rene solo per pagare il matrimonio.
No dai amore, andiamo a convivere”! o meglio ancora “Sposarmi??
Ma mai al mondo! Tanto si sa che tutte le storie prima o poi finiscono, e a me toccherebbe pagare non solo quel sanguisuga dell’avvocato, ma anche gli alimenti a lei che godrebbe come uno sciacallo a mandarmi in rovina !
Fatto questo doveroso inciso, torniamo a parlare delle nostre “Campanelline”.
Le mie adorate “Trilly” non amano pianificare la propria vita a lungo termine e decidere se ed in quale determinato momento debba avvenire il passaggio da single a donna sposata.
Queste donne sono interessate a vivere la loro vita in modo pieno, impegnate in molteplici esperienze ed attirate dalla possibilità di perseguire ruoli lavorativi professionali ed autorevoli.

Queste donne non soffrono la solitudine, perché per loro la peggiore solitudine è quella di non stare bene con se stesse. E quando decidono di avere un compagno lo fanno per scelta sentita non per necessità di riempire un vuoto.
Certo anche per loro vi sono quei momenti in cui non bastano a loro stesse, ed è in quel momento che godono della libertà di poter riempire la casa di amici solo quando il tempo e la voglia glielo richiedano.
Sono loro “gli amici” a diventare non solo i confidenti ma un vero e proprio” surrogato” dell’amore di tutta una vita: c’è l’amica che le accompagna a fare shopping, l’amico che le coinvolge la domenica in un incontro di paddle,
l’amica che la invita spesso a cena o a bere il caffè per due chiacchiere o l’amico pronto a scarrozzarla se ha l’auto in panne: questo continuo alternarsi di visi, personalità e caratteri le riempiono le giornate e non la fanno sentire sola.
Il desiderio di questa donna è quello di prendersi uno spazio nella società senza doversi sentire in colpa per qualcosa che non ha mai desiderato veramente fino in fondo.
In alcuni casi la donna fortemente convinta della propria scelta, instaura con l’altro sesso un ruolo che si ripete come un copione; questo suo comportamento la porta a scegliere prima di tutto se stessa e la propria felicità a scapito di un duraturo rapporto di coppia.
C’è la donna bellissima che ha la consapevolezza di questo potere e che preferisce creare con l’uomo una specie di sfida, il suo obiettivo e il suo piacere sta nel conquistarlo e nel sentirsi desiderata senza peraltro rimanere invischiata sentimentalmente da nessuno di quelli che incontra.

C’è la donna che trasforma la relazione con un uomo in un gioco di logica, ama sezionare ogni parte del malcapitato trovando sempre qualche difetto più o meno nascosto: alla fine dell’analisi nessun uomo risulta mai alla sua altezza.
C’è la donna che ama la sua libertà perché ha una vita talmente ricca che un uomo romperebbe gli schemi di questo suo benessere interiore facendola sentire quasi prigioniera.
C’è la donna che ha idealizzato la figura dell’uomo e quindi attende con fiducia che questo un giorno si presenti a loro; è la donna che vive i sentimenti con romanticismo e non accetterebbe mai una storia di solo sesso.
Ora mi rendo conto che questa disamina, del tutto personale e a tratti autobiografica, possa risultare quella di una “zitella femminista over 40” ma sapete che c’è?
Meglio essere una “spinster”(traduzione inglese di zitella, termine che suona decisamente meglio) anzichè soffrire della “Sindrome di Bridget Jones”.
Quest’ultima infatti è una reale patologia clinicamente chiamata “anuptafobia”, che occupa più sedute dallo psicologo di quel che possiate immaginare.

Si tratta di una vera e propria paura di non riuscire a trovare l’anima gemella(e quindi a rimanere per il resto della vita da sole) un tipo di malessere che tende a portare il soggetto a gettarsi in molteplici storie spesso molto brevi ,tutte con l’obiettivo di trovare quello giusto e che sia soprattutto per sempre.
In genere a soffrirne sono persone con una bassa autostima o fortemente gelose e possessive, caratteristiche che personalmente credo possano solo che spaventare i potenziali partners fino ad indurli a scappare (come si fa poi a dargli torto a questi poveri maschietti quando ci sentiamo dire questa è matta!)
Quando poi ciò avviene, al termine di ogni esperienza ci si sente ancora più sole e si finisce solo con l’avvilirsi, fino a sentirsi ancora più turbate ed incomplete.
Qual è allora la soluzione a tutto ciò?
Sovvertire lo stato delle cose.
Quindi ok alle serate a casa da sole, in compagnia solo del barattolo della nutella, di un caldo plaid e di Netflix ma solo se lo si vive con lo spirito giusto!!
In buona sostanza vi ho descritto la mia tipologia di sabato sera preferito.

No dico, vi sembro una depressa ?!