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Roberta Marchese Ragona

eccellenze italianeFood & Beverage

Roberta Marchese Ragona “Wine Ambassador”.

Roberta Marchese Ragona

Abbiamo fatto qualche domanda a Roberta Marchese Ragona, esperta di vini, che ha trasformato questa sua passione in un lavoro.

Conosciamola meglio attraverso le sue risposte alle nostre domande

Primo incontro con il vino ?

Sono siciliana originaria di Canicattì, sì proprio Canicattì, provincia di Agrigento,  dove si produce l’uva Italia da tavola e dove la storia non ha fine, dai bizantini ai greci ai fenici ai normanni agli spagnoli, e di cui ancora oggi sentiamo il passaggio; da ragazza ho iniziato ad assaggiare vini di qualità grazie e dico grazie alla mia allergia, ovviamente prima era una moda per me e da quasi 15 anni è diventato un lavoro.

Che formazione hai avuto?

Sono un’ interprete, sono francofona e parlo inglese, questo mi ha agevolato negli “in coming” in Sicilia dove ho collaborato con l’Istituto regionale vini e oli di Sicilia ed ho avuto la possibilità di conoscere aziende che fanno prodotti di eccellenza oltre le grandi che già conoscevo.

Oggi faccio parte della DocItaly, ho ricevuto l’onorificenza di “Ambasciatrice del bere” del mio territorio e questo per me è un grande onore da donna siciliana quale sono.

Quando hai deciso di diventare brand ambassador ?

Mi sono sempre domandata perché al nord riuscivano a farti bere e mangiare quello che volevano loro, nonostante avresti voluto mangiare altro, così ho iniziato a farlo anch’io nel mio piccolo organizzando percorsi enogastronomici, mettendo in risalto il territorio e abbinando la tradizione e cultura siciliana.

Oggi porto a tavola calici e cibo di diversi territori.

Cosa significa brand ambassador nel mondo enogastronomico?

Non sono una sommelier, sono una wine e food lover, mi piace il buon bere e il buon mangiare e oggi è un lusso, soprattutto dopo la pandemia, sedendoti in un ristorante piuttosto che un wine bar o bistrot, devi stare bene.

Essere brand Ambassador significa “essere” l’azienda, essere parte integrante dell’azienda anche a diversi km di distanza,  vuol dire raccontare il territorio, il lavoro, la storia di quella tenuta e trasferirla ai commensali che non essendo operatori di settore ma sempre amanti del buon bere e del buon mangiare si incuriosiscono rispetto alla storia che c’è dentro al calice, ecco perché i miei percorsi si chiamano I Segreti In un Calice, quello che senti e ti arriva rimane un tuo segreto come quando ammiri un’opera d’arte, perché fare vino è arte.

Diverse persone tra amici, conoscenti, partecipano alla serata, ma anche clienti del ristorante che non conosco, alla fine viene fuori quello che esiste fin dai tempi più antichi , la convivialità, perchè non c’è cosa più bella che riunirsi attorno ad un tavolo mangiando e bevendo bene.

Mi piace e diventa quasi un gioco con lo chef, nei percorsi prima selezioniamo i vini e poi abbiniamo i piatti cercando di esaltare il calice che è il protagonista insieme al gusto del cibo.

Come selezioni le case vinicole con le quali collaborare ?

Sono molto appassionata di quello che è il prodotto alimentare tradizionale -PAT- che è la prima base per la denominazione d origine in poche parole prodotti di nicchia, quindi prodotti che vengono coltivati, lavorati e finiti con tradizione e cultura del luogo quindi vado a scovare le piccole aziende; non è semplice anche perché devi saper raccontare l’azienda, il prodotto, e fare innamorare la persona  che hai di fronte, soprattutto i ristoratori; ormai la. maggior parte di loro sono amici prima di essere clienti, ma a me sono sempre piaciute le strade in salita.

Un aneddoto che ti ricordi con il sorriso!

Tutti abbiamo dei sogni e io, in un periodo per me pesante, non ne ho più avuti, finché i miei figli e il mio lavoro me li hanno ridati …….

Ho gettato i miei sogni in questa vigna in cui si cammina dolcemente, camminando sui miei sogni …. 

Che importanza ha la presentazione anche “estetica” in un vino?

Come dico sempre una bella bottiglia di vino ti colpisce ma colpisce di più se il vino è molto buono e poi si può apprezzare la bellezza della bottiglia.

Anche perché tutto quello che estetica colpisce perché noi siamo condizionati dalla vista; mi è capitato di fare una degustazione alla cieca con uno degli chef più rinomati al mondo, in cui c’è stato chi ha imparato a versare il vino in un calice o imparato a mangiare senza vedere. Per noi è molto importante l’estetica ma ti assicuro che è molto più importante sentire il gusto e assaporare tutto quello che il prodotto ti dà.

Che rapporto hai con i clienti?
I clienti ristoratori che mi danno più soddisfazione sono quelli appassionati di vino, quelli che amano la storicità del posto, così torniamo sempre a raccontare tutto quello che è tradizione e cultura che si può trovare dentro ad un calice mentre per quanto riguarda i commensali, riesco a farli appassionare a quello che racconto, come per i wine and food lovers che ascoltano perché magari non avevano mai avuto la curiosità di andare a vedere che cos’è un taglio Bordolese e invece in quel racconto molto breve che io faccio, a fine serata escono fuori che sanno cos’è il taglio Bordolese e che non è un coltello ma è piuttosto un mix di vini.

Quanto conta il vino a tavola?

Io sono dell’avviso che se tu ti siedi a tavola, posto considerato sacro perché uno è uno dei dettami che la nostra religione ci ha insegnato, devi mangiare e bere bene quindi il vino deve accompagnare qualsiasi pasto che tu stia facendo; il vino è allegria, compagnia, anche se ovviamente, non bisogna esagerare.

Che differenza trovi tra il Sud , il centro e il nord quando proponi i vini scelti?

Non trovo grosse differenze nel presentare i vini nei vari punti d’Italia. Diciamo che quando racconto il percorso enogastronomico, i commensali mi guardano e vorrebbero immediatamente capire se quel vino che berranno è di loro gradimento o no o forse prenderanno la loro bottiglia preferita,  ma non appena scoprono che un vino è più buono dell’altro, quel briciolo di diffidenza passa, mentre racconti di quello che è la territorialità e quindi inizi a raccontare la storia perché oggi è quella che fa la differenza, e in alcuni casi li coinvolgi anche facendo delle domande.

E quando vedi che in tavola c’è il vino che hai presentato, vuol dire che hai fatto bene il tuo lavoro.

Grazie per il tempo a noi dedicato

Ambassador segnalato da Luis Franciacorta

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