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Fotografia

La creatività di Giulio Gennari, un ponte tra fotografia e arte.

Giulio Gennari

Il mondo della fotografia e quello dell’arte si intrecciano sempre più spesso.

La creatività di Giulio Gennari crea un ponte tra i due universi.

Oggi scopriamo da dove nasce la sua passione per la fotografia, lasciando a lui il piacere di raccontarsi attraverso le risposte alle nostre domande.

Il tuo primo contatto con la fotografia ? 

Il mio primo contatto con la fotografia ha avuto luogo quando ero solo un bambino ed è stato quando trovai all’interno di un vecchio comò una fotografia in bianco e nero dei miei nonni

Quando hai capito che la fotografia sarebbe diventata da passione a professione?

Ho capito che la fotografia oltre ad essere la mia passione sarebbe stata anche la mia professione nel momento in cui ogni foto raccoglieva consensi e spettatori

Il  tuo primo scatto?

Il mio primo scatto fu a scuola con una grande emozione attraverso una scatola e il foro steropeico

Quando hai scelto cosa ritrarre e perchè ?

La scelta di ritrarre qualcosa avviene attraverso la cultura, la storia e le emozioni di ognuno di noi. il perché? il brivido di non poter fare a meno di scattare

Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?

Le tante foto fatte per gli altri studenti che non avevano la mia passione

Se potessi incontrare un personaggio  del passato , chi e cosa gli chiederesti?

Se potessi incontrare qualcuno del passato vorrei che fosse il mio professore di artistica e gli chiederei come e quando aveva capito che la mia passione avrebbe cambiato il mio futuro

Quanto conta la comunicazione ?

La comunicazione è fondamentale soprattutto la BUONA comunicazione 

Che differenza c’è, nella percezione della fotografia , tra Italia e estero?

La percezione della fotografia è sempre soggettiva ed ha sicuramente un collocamento diverso non solo tra Italia e estero ma anche dal periodo storico che si attraversa

Cos’è per te la fotografia ?

La fotografia per me è un mezzo di espressione che ho trasformato in arte ispirato dalla Luce di Picasso, utilizzando disegni con le luci ed interventi di tecnica mista con le quali realizzo opere e sculture

Per proporre  fotografia bisogna averle studiate?

Studiare la fotografia è necessario come studiare storia dell’arte prima di relazionarsi a mondi così affascinanti

Cosa pensi delle gallerie che propongono fotografia?

Le gallerie hanno un grosso ruolo che è quello di proporre arte di qualsiasi genere

Che rapporto hai con i curatori?

Con i curatori mantengo sempre un buon rapporto in quanto sono loro che hanno la chiave di volta tra l’artista, la società e la contemporaneità

Grazie per la piacevole chiacchierata

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Attualitàeconomia

Breve guida alla crisi Ucraina a cura di Giulio Garsia Financial Advisor Parte I

Giulio Garsia

La Russia, contrariamente alla maggior parte delle analisi ,che immaginavano che tutto potesse concludersi come nel 2014: annessione di una piccola porzione di territorio, ha invaso l’intero territorio ucraino.

Per chi ha poco tempo: Putin, in buona misura a sorpresa, ha invaso l’intera Ucraina basandosi su una propria lettura della Storia che non considera altro che una svista la creazione di uno Stato indipendente di oltre 40 milioni di abitanti nel 1991. La comunità occidentale ha dichiarato espressamente di non avere in mente un intervento militare (Kiev non appartiene
alla NATO
per quanto, volendo, esiste il memorandum di Budapest del 1994 con cui USA e UK garantivano
l’integrità territoriale dell’Ucraina che, in cambio, cedette a Mosca la parte di arsenale nucleare che il Cremlino aveva sul suo territorio) sta, però reagendo con sanzioni mai viste prima che hanno fatto crollare il rublo e chiudere la Borsa di Mosca. L’energia, con l’eccezione del blocco del North Stream2, è stata lasciata fuori per non mettere a rischio l’approvvigionamento di molti Stati europei.

La Russia ha visto, comunque aumentare le proprie entrate come si può capire da un banale calcolo fatto considerando il calo dei volumi esportati (ha fatto passare nei gasdotti circa il 20% in meno del gas) e l’andamento dei prezzi ( cresciuti di 4 o 5 volte).

Le cause dell’aumento del prezzo del gas sono contingenti (scarso apporto dell’eolico) e strutturali ( meccanismo di formazione del prezzo che da qualche anno passa in parte dalla Borsa di Amsterdam e calo degli investimenti in ricerca e sviluppo).

Le soluzioni per far fronte alla mancanza di gas russo (in primo luogo gas liquefatto proveniente principalmente dagli USA). Il rischio di stagflazione: secondo qualche economista le materie prime continueranno ad aumentare portando inflazione e costringendo le autorità monetarie ad aumentare i tassi in un momento in cui l’economia avrebbe ancora bisogno di aiuti.

Altri, forse con un eccessivo ottimismo nell’immediato, ricordano che le Borse hanno sempre superato momenti di crisi e parlano già di opportunità di acquisto.

La posizione cinese:
Mosca è il primo partner commerciale di Kiev , ma nel medio lungo periodo spera di consolidare un’alleanza
con la Russia che, visto il suo peso economico: ha un PIL equivalente a quello spagnolo ed una crisi demografica in atto, sarebbe un partner assolutamente non alla pari.

Nelle ultime ore ha mostrato preoccupazioni per la stabilità mondiale su cui conta per la propria crescita.

La guerra cibernetica. L’esclave russa di Kaliningrad..

Giulio Garsia

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Arteeconomia

Come e perchè assicurare “il sistema Arte” a cura di Giulio Garsia, Founder www.prosperitas.info.

Giulio Garsia

Opere d’arte e polizze assicurative: ecco come funzionano

Il mondo dell’arte è un settore particolare. Il valore delle opere e degli oggetti d’arte è in genere piuttosto elevato.

Partiamo con il dire che le principali compagnie assicurative hanno polizze pensate appositamente per le collezioni d’arte, in grado di tutelarle da rischi.

Non serve possedere opere milionarie nel proprio salotto, ma sono comunque molte le persone che conservano pezzi d’arte dal valore importante per le quali una comune assicurazione casa spesso non è sufficiente.

Per questo motivo esistono polizze assicurative dedicate. in qualche caso si può anche ricorrere ad una comune polizza contro il furto ma bisogna ricordarsi di controllare la capienza accordata ai quadri.

In genere il massimale della polizza ha poi dei limiti interni relativi alle diverse tipologie di beni.

Questo particolare settore assicurativo non si limita a prendere in considerazione chi lavora all’interno di musei e gallerie d’arte, ma si espande gli organizzatori di eventi, ai restauratori e i collezionisti che dovrebbero tutelare se stessi e le opere con cui entrano in contatto.

Un’opera d’arte può essere persa durante uno spostamento o potrebbe subire dei danni da parte di terzi o perché no, anche per nostra stessa colpa.

Una delle soluzioni migliori nel settore delle assicurazioni per opere e oggetti d’arte sono senza dubbio le all risk, che tutelano da ogni tipo di evenienza e situazione che possono arrecare danno a beni .

Quindi quando parliamo di opere d’arte l’assicurazione funziona in modo simile alle altre polizze, vengono stabiliti franchigie e massimali, basandosi sul valore dell’opera (o delle opere) in oggetto.
Di norma a stabilire il valore del bene dovrebbe essere un esperto storico dell’arte basandosi su documentazioni e ricerche di mercato..

Solitamente queste formule garantiscono una copertura a 360 gradi da tutti i rischi,

Quindi quando parliamo di opere d’arte l’assicurazione funziona in modo simile alle altre polizze, vengono stabiliti franchigie e massimali, basandosi sul valore dell’opera (o delle opere) in oggetto.

Quando si effettua una mostra esiste la possibilità di stipulare le cosiddette chiodo a chiodo che prevedono di proteggere le opere da quando partono dalla loro dimora abituale a quando vi ritornano,. in alternativa il viaggio può essere tralasciato e si assicurano le opere solo durante la loro esposizione.

Va anche ricordato che una polizza assicurativa per un’esposizione non prevede che le opere siano in vendita.

Una galleria dovrà usare un contratto diverso.

Di norma a stabilire il valore del bene dovrebbe essere un esperto storico dell’arte basandosi su documentazioni e ricerche di mercato.

Ovviamente possono sottoscrivere una polizza per le opere d’arte sia soggetti privati che enti pubblici, fondazioni, gallerie, commercianti o musei.

Un consiglio: come per tutte le altre assicurazioni è buona norma richiedere diversi preventivi per stabilire in modo semplice quale sia la migliore offerta per le proprie necessità.

E ricordate che ,maggiori saranno le tutele derivanti da sistemi di sicurezza e minore sarà il costo da sostenere. In caso di furto ci saranno verifiche circa la messa in opera dei meccanismi di protezione

Potrebbero esser presenti clausole che non proteggano da un furto con destrezza.

Effettuato cioè bypassando i sistemi di sicurezza previsti.

Dimenticavo : al fine di tutelare davvero la propria collezione, è fondamentale avere sempre tutta la documentazione aggiornata delle proprie opere, immancabile il certificato di autenticità, ma anche quelli legati alla provenienza e i passaggi di proprietà.

Giulio Garsia

www.prosperitas.info

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Attualitàeconomia

ORO; a cura di Giulio Garsia Private Banker Founder www.prosperitas.info

Giulio Garsia

Da sempre è il metallo associato al benessere, bene rifugio, ambito , temuto , ma qual è la reale situazione che stiamo vivendo :

Lo abbiamo chiesto a Giulio Garsia  Private Banker Founder www.prosperitas.info

Da 6.000 anni, da quando ne è iniziata l’estrazione, l’umanità ha fiducia nell’oro. Al mondo ne esistono 201.000 tonnellate (above ground)  e ne vengono estratte mediamente 3.000 ogni anno,  quasi due terzi delle miniere sono in superfice. 

Ne sono state già individuate circa 56.000  ancora da scavare.

I primi 5 produttori sono Cina, Russia, Australia, USA e Canada altre miniere sono in Africa ed in America Latina.

L’offerta è costituita dalle miniere per il 72% e per il 28% dal riciclo.

La domanda annuale proviene per poco più del 50% dalla gioielleria, con Cina ed India che fanno la parte del leone (nel 1990 rappresentavano un quarto della domanda ora sono al 50%), per circa un terzo da lingotti e monete (in particolare dalle banche centrali dei paesi emergenti e dal mercato degli ETF) e poi dall’industria che usa il metallo giallo per la tecnologia e per la medicina.

Circa un terzo dell’oro in superfice, 70.000 tonnellate, è sotto forma di lingotti e monete di cui 30.000 costituiscono il cosiddetto oro ufficiale quello, cioè, detenuto dalle banche centrali e dai governi.

Per avere un termine di paragone si pensi che di acciaio se ne producono 140 milioni di tonnellate ogni mese.

La sua caratteristica più importante, oltre quella di essere utilizzato per i gioielli e, più di recente nell’industria, è quella di riserva di valore.

Le prime monete conosciute furono coniate in Lidia (Turchia) nel 550 a.C. ed erano di una lega di oro e argento, sono state usate come mezzo di pagamento fino all’introduzione della carta moneta, poi abbiamo avuto il Gold Standard e l’accordo di Bretton Woods prima di arrivare alla realtà attuale.

Il passaggio dall’oro alla carta è legato anche al fatto che improvvise variazioni nella disponibilità del metallo giallo determinavano inflazione o deflazione. 

Quando, ad esempio, arrivò l’oro delle Americhe portato da Spagna e Portogallo ci furono fenomeni inflattivi.

Altro elemento che ha portato alla graduale sostituzione delle monete, nel 1861 in Italia le banconote erano circa il 10% della circolazione monetaria, è stato la consapevolezza che all’aumentare degli scambi dovesse aumentare anche la circolazione monetaria per non causare deflazione (quel fenomeno per cui i prezzi diminuiscono che è più insidioso dell’inflazione).

Al Gold Standard si arrivò, nella seconda metà dell’800, senza un vero accordo ma per una sorta di plagio tra le varie nazioni.

C’è stata anche una fase in cui  pure l’argento ha concorso ad essere una riserva di valore fino a quando il progresso tecnologico ne accelerò la produzione facendogli perdere valore e dando così il via al Gold Standard. In quel regime ogni valuta aveva una quotazione rispetto all’oro e la carta moneta poteva essere convertita su richiesta.

Ad un certo punto quest’ultima caratteristica divenne insostenibile e, poco a poco, le diverse banche centrali si sciolsero da tale impegno. Italia, Svizzera, Francia, Polonia e Paesi Bassi, il cosiddetto blocco dell’oro, furono le ultime nazioni ad abbandonare la parità a costo di un discreto calo delle riserve auree nazionali.

Su quelle di via Nazionale torniamo più avanti. Il nuovo sistema monetario nasce, questa volta con un accordo formale, a Bretton Woods, una località vicina a Boston, nel 1944.

L’accordo limitava soltanto al dollaro l’obbligo della convertibilità in oro mentre le altre valute, a quel punto circolanti solo come banconote, erano tenute ad un cambio fisso col biglietto verde.

Un dollaro valeva 625 lire. Un’oncia di oro (poco più di 30 grammi) valeva 35 dollari. 

Poi nel 1968 iniziò a crescere quando la banca centrale americana, che si era impegnata a vendere oro a 35 dollari a chiunque, non ce la fece più a mantenere la promessa.

Nel 1971 cessò la convertibilità ed il valore dell’oro, da quel momento, viene fissato dall’incontro tra domanda ed offerta che avviene, principalmente, a Londra.

Oggi il prezzo è oltre 50 volte quello del 1970. L’oro della Banca d’Italia, considerato un identico ammontare, è passato da un valore di 11 miliardi di Euro ad uno intorno ai 120.

Al momento, e dal 1998 anno in cui ha ceduto 141 tonnellate di metallo giallo alla BCE, la nostra banca centrale ne ha circa 2450.

Solo 4 sotto forma di monete per il resto sono lingotti. Si tratta della quarta riserva al mondo dopo quella della FED, della Bundesbank e del FMI.

Fisicamente non tutto si trova a Roma: poco più del 40% è a New York, due quote, ognuna di circa il 6%, sono in Inghilterra ed in Svizzera.

Le ragioni della suddivisione derivano principalmente dai luoghi in cui è stato acquistato: spostare tali quantità è difficile e costoso.

Nel caveau della Riserva Federale di New York è detenuto l’oro di molte nazioni compreso il 37% di quello tedesco.

Fino a pochi anni fa quasi tutto l’oro tedesco era all’estero perché, quando esisteva ancora la Germania orientale, si riteneva pericoloso tenerlo vicino al nemico. Persino quando, nel 1974, abbiamo dovuto dare dell’oro in pegno alla Germania a garanzia di un prestito il metallo fisicamente non si è spostato da Roma a riprova delle difficoltà logistiche.

Le banche centrali non possono vendere l’oro contenuto nei loro forzieri se non in minima parte e annunciandolo al sistema con largo anticipo.

Nel 1999 il governo inglese decise di cedere una parte delle riserve auree facendo precipitare il prezzo. In quello stesso anno fu raggiunto un accordo, già rinnovato 4 volte, per evitare episodi simili.

Il significato di avere riserve auree per uno Stato, oltre che essere legato ad oggettive difficoltà di venderlo, è quello di mantenere la fiducia dei mercati; un residuo, se si vuole, di quando le banconote erano convertibili ed un oggettivo strumento di garanzia se si dovessero ripetere situazioni come quella in cui si è trovata l’Italia nel 1974 dopo la prima crisi petrolifera.

Per quanto ovvio vale la pena ricordare che il nostro debito pubblico è di circa 2.600 miliardi, ben poco potrebbe fare la vendita dell’oro della banca centrale! Come sappiamo oltre all’oro esistono altri metalli preziosi, quelli più oggetto d’investimento sono l’argento ed il platino.

Di quest’ultimo ne vengono estratte 250 tonnellate all’anno di cui 27 in Russia ed il resto in Sud Africa. Viene usato in medicina per i pacemaker e nell’industria aeronautica per la sua resistenza alle alte temperature.

In gioielleria solitamente si usa l’oro a 18 carati ossia puro al 75% e fuso con altri metalli (in genere argento e bronzo); quello da tesaurizzazione è a 24 carati ossia puro al 100%. Il valore dell’oro aumenta in momenti di incertezza economica, data la sua caratteristica di bene rifugio, ed è correlato inversamente all’andamento dei tassi di interesse.

Se questi aumentano, ovviamente in condizioni di economia stabile, il metallo giallo cala perché non è remunerato ed ha dei costi di deposito.  Sale anche quando scende il dollaro perché chi non ha usa il biglietto verde come valuta base trova più conveniente acquistarlo.

Anche in condizioni di economia florida può salire spinto dagli acquisti di gioielli, di tecnologia e dalla voglia di risparmio che qualcuno indirizza verso l’oro.

Sulle dinamiche della sua quotazione torneremo più avanti commentando gli scenari proposti dal World Gold Council, un’ associazione tra i principali produttori di oro, possiamo, comunque anticipare che trae beneficio dall’essere sia un bene di consumo sia un bene rifugio.

In molti fanno un parallelo tra l’oro ed il bitcoin, la più nota tra le numerose criptovalute esistenti, con riferimento alla fiducia di cui hanno bisogno per “esistere”.

Chi , come dire, crede più nell’oro ricorda che  è in circolazione da millenni mentre il bitcoin deve ancora essere messo alla prova.

Più in dettaglio si fa presente che l’oro, come abbiamo già ricordato, ha una doppia natura : è anche un bene di consumo e non soltanto un investimento. La quantità di metallo giallo esistente è limitata come abbiamo visto all’inizio.

A questa osservazione qualcuno risponde dicendo che anche il bitcoin è limitato dall’algoritmo del suo fondatore, un personaggio giapponese il cui nome, per quanto se ne sa, potrebbe essere falso, in 21 milioni di unita da creare, in linea di massima, entro il 2040.

Altri fanno notare che la cosa potrebbe essere rimessa in discussione e comunque il bitcoin è solo una delle migliaia di criptovalute esistenti ( l’elenco è disponibile su CoinMarketCap.com). Si fa poi notare che l’estrazione del bitcoin, il cosiddetto mining che consiste nello scatenare una grossa capacità di calcolo da parte di numerosi computer, è concentrata in poche mani.

Ancora più concentrata risulta la proprietà dei bitcoin : il 2% dei  possessori ne detiene il 95% del totale. Infine si punta l’attenzione sul fatto che le criptovalute non hanno una correlazione negativa con i mercati azionari : non hanno il potere di diversificare e proteggere un portafoglio ed hanno una volatilità maggiore rispetto all’oro.

Nel mese di agosto l’oro è arrivato ad un massimo storico superando i 2.000 dollari , attualmente è intorno a 1.800 dollari l’oncia. Il WGC  presenta cinque scenari per ognuno dei quali immagina un possibile andamento delle quotazioni ripresa graduale, ripresa ritardata, crisi finanziaria, rapida uscita da crisi sanitaria ed economica, riaccendersi della pandemia. In tutti gli scenari, che dobbiamo sempre ricordare sono fatti per essere cambiati e a volte, come in questo caso, possano essere elaborati con un qualche conflitto di interessi, l’oro è visto in crescita nel 2021.

Sono disponibili su www.gold.org per visionarli basta registrarsi al sito. In estrema sintesi l’oro viene considerato adatto a contrastare l’inflazione, qualcuno sostiene che sia da considerare, magari insieme al bitcoin, un anticipatore della crescita dell’inflazione ( sui libri di testo si trova scritto  che questa funzione è affidata al tasso di remunerazione a lungo termine richiesto dai titoli di Stato, ma le operazioni di acquisto delle banche centrali, il QE, hanno ormai  bloccato questo meccanismo) .

Trova modo di incrementare le proprie quotazioni anche quando l’economia cresce in virtù degli acquisti in gioielli. In caso di crisi diventa un bene rifugio insieme ai titoli decennali statunitensi.

Giulio Garsia

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Botta e risposta con Giulio Calvi, per gli amici Giulio “Sold out”!

www.giuliocalvi.com

Un ruolo fondamentale per chi vuole vivere la giusta atmosfera o organizzare la serata perfetta è quello del Pr, ma nel senso più ampio del termine:

Il Pr oggi è fondamentale, perché non solo conosce i locali giusti, ma soprattutto cosa cerca il cliente.

Milano per Giulio Calvi è da sempre fonte di ispirazione.

Un PR che si rispetti non può non essere stato per anni un assiduo cliente di club, discoteche, i migliori ristoranti perché solo così si può comprendere cosa manca, e come risolvere i problemi e proprio da qui nasce la decisione di diventare protagonista nell’organizzare la giusta experience per tutti coloro che si affidano a lui per trovare il giusto cocktail tra divertimento, ottimo cibo e musica spettacolare.

Inutile dire che la sua più grande passione è l’organizzazione degli eventi per questo ha fondato Sciobiz.

Maniaco della perfezione, consapevole che non esista, ogni volta che organizza una serata ci arriva sempre vicinissimo.

Da quando ha deciso di occuparsi in prima persona del divertimento dei suoi amici e clienti  ha  costruito incredibili connection  con locali, clienti, personale , regola fondamentale per  poter garantire sempre il massimo a chiunque si affidi a “Giulio Sold Out”

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Giulio Calvi, il tempo di un caffè per conoscerlo meglio.

Quando hai iniziato a seguire i locali?

Da 12 anni

Quali sono le caratteristiche fondamentali per un locale di successo?

L’accoglienza lo staff  e la location e il tipo di clientela e non ultimo, un’ottima proposta musicale.

Com’è cambiato il mondo dei locali negli ultimi 10 anni?

 In maniera totale c’è più attenzione ai particolari 

Un aneddoto che ricordi con il sorriso?

Io sorrido sempre 

Qual è la città più difficile per il tuo lavoro?

Nessuna se sai lavorare bene.

Quali sono le caratteristiche che deve avere un buon pr?

Per aver successo in questo lavoro devi essere stato prima cliente di locali/ristoranti questo ti permette di dialogare molto meglio con la clientela sai come soddisfare le loro esigenze 

Che rapporto hai con i titolari dei locali che segui?

Ottimo anche perché io lavoro in strutture di alto livello come il TWIGA di Forte , ARMANI Privè , Emporio Armani Restaurant, PARIOLI Milano

Che rapporto hai con i clienti ?

Ottimo mi piace che siano tutti contenti e sono molto attento alle loro esigenze 

Pregi e difetti del mondo dei locali?

Dipende da che tipo di locale tutti hanno i loro difetti ma nei posti dove collaboro sono più i pregi 

Quanto conta la comunicazione nel tuo lavoro?

Fondamentale devi interagire sempre 

Che rapporto hai con i social?

Buono anche se il rapporto umano è fondamentale 

Grazie per la tua disponibilità, e spero di non doverti sentir dire quando ti chiameremo, mi dispiace :“SOLD OUT”.

www.giuliocalvi.com

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Attualitàeconomia

Conosciamo meglio Giulio Garsia, Private Banker.

prosperitas.info

Quando parliamo di Private Banker , sono ancora molte le persone che guardano con curiosità e sospetto questo professionista, che, oltre ad essere un consulente personale in ambito economico/finanziario, è anche e soprattutto un assistente nella scelta delle migliori soluzioni finalizzate alla valorizzazione del patrimonio del cliente,

Abbiamo deciso di intervistare Giulio Garsia, cercando dalle sue risposte di poter meglio spiegare cosa si cela dietro ad un “PRIVATE BANKER “ di successo.

Che formazione hai avuto?
Finito il liceo mi sono iscritto alla facoltà di Economia della L.U.I.S.S. a Roma dove mi sono laureato con lode alla fine degli anni 80 .

Dopo sono entrato in banca dove sono stato prima un analista finanziario: visitavo regolarmente le società quotate a Milano per scrivere report destinati ai gestori di portafogli azionari e poi sono diventato uno di loro.
Dopo qualche anno passato in “prima linea”, in contatto quotidiano con i principali broker internazionali, ho cambiato ruolo e sono diventato un consulente.

Ora il mio contatto quotidiano è con i clienti cui devo spiegare cosa succede sui mercati, quali prodotti scegliere in base alle loro esigenze e come non rimanere vittime delle loro emozioni di fronte alle oscillazioni dei mercati.

Cos’è un private banker?

Il ruolo di un private banker, oltre a quanto appena detto, è proteggere il patrimonio dei propri clienti coordinandosi con gli altri professionisti che lo seguono per tutta la vita o soltanto in alcuni particolari momenti. Deve cercare di trasferire le proprie competenze ai suoi clienti senza timore di essere escluso perché tanto sarà sempre lui che dovrà dedicare il tempo necessario.

Un buon consulente si accerterà che il proprio cliente abbia tutte le coperture assicurative di cui ha bisogno, che non faccia errori nel trasmettere il proprio patrimonio alle generazioni successive, che sappia distinguere i vari prodotti finanziari sapendo come usarli ( ci sono regole banali che spesso non vengono spiegate col risultato che un investimento è abbandonato a se stesso ).

Un ruolo che può essere ricoperto da posizioni differenti come funzionario di banca o come consulente finanziario.

Il secondo è un professionista, iscritto ad un albo e sottoposto ad un’attività di vigilanza, che, pur avendo un rapporto di collaborazione con una banca, agisce come un imprenditore che deve sempre rispondere ai propri clienti all’interno di una relazione che non è destinata ad essere interrotta da trasferimenti ad altro incarico o in altra sede.

Quella del consulente è una professione relativamente nuova in Italia. Spesso il cliente non sa cosa aspettarsi , non sa che può andare molto oltre quello che trova in uno sportello bancario.

Non sa che può farsi affiancare da qualcuno che cercherà di seguire lui e la sua famiglia nel corso degli anni.

Cosa si aspetta il cliente dalla tua consulenza?
Questa è forse la domanda più difficile.

Per rispondere un consulente è costretto a chiedersi se seleziona i propri clienti in base a qualche parametro oggettivo o, peggio, soggettivo. Il cliente tipo, alla fine, è quello di cui riesci a conquistare la fiducia .

Quello che si autodefinisce strano nel momento in cui rifiuta di controllare quello che gli dici mentre tu insisti perché lo faccia !
Un processo che può essere più o meno lungo.

A volte passa da incomprensioni, da momenti in cui ti chiedi perché non sei ancora riuscito ad ottenere la disponibilità ad un confronto.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso?
Sono molti gli episodi che ricordo con piacere legati principalmente alla nascita o al consolidamento di un rapporto di fiducia con i miei clienti.

C’è stato un importante imprenditore che dopo aver pazientemente ascoltato le mie proposte mi ha confessato di cercare soltanto il modo per vivere un’emozione. Un altro che mi ha raccontato come mi abbia scelto perché al primo incontro mi sono presentato senza niente, nessun grafico, nessun depliant, nessun contratto nella valigetta, se non la voglia di ascoltarlo. In pratica l’ho conquistato violando quasi tutte le regole del manuale del perfetto consulente.

Spesso capita che qualcuno finalmente si convinca a fare un controllo con la propria banca ponendo alcune domande in base ai miei suggerimenti ed inizi a raccontarmi cose di cui all’inizio preferiva non parlare.

Può capitare di scoprire che un affermato chirurgo ignori la differenza tra un’azione ed un’obbligazione realizzando così quanto ci sia bisogno di diffondere elementi base di educazione finanziaria.

Se poi vogliamo andare indietro nel tempo ricordo le visite ad alcuni stabilimenti industriali fatti quando ero un’analista finanziario, i report che scrivevo e le cose che riferivo oralmente ( potevano esserci delle differenze… , anzi c’erano quasi sempre ! ).

Sei sempre stato promotore di eventi legati all’arte, consiglieresti ai tuoi clienti di esplorare questo mondo come investimento?

L’arte può senz’altro far parte di un progetto di diversificazione che non deve limitarsi ai diversi settori geografici e/o merceologici dei mercati finanziari .

Naturalmente deve essere avvicinata nella consapevolezza che i tempi di un eventuale disinvestimento possono essere più vicini a quelli del mercato immobiliare che non a quelli dei mercati finanziari.

Investire in un opera d’arte può essere semplicemente un desiderio ed il ruolo del consulente diventa, come dire, accessorio come quando il cliente decide di comprare una macchina nuova o di fare un viaggio : assicurarsi che possa permetterselo ed eventualmente fornirgli dei contatti perché possa orientarsi !

Prosperitas, il sito che uso per presentarmi, ha sempre cercato di affiancarsi al mondo dell’arte: le newsletter che iniziano con un quadro famoso e le conferenze sponsorizzate ne sono una testimonianza.

La collaborazione con un affermato team di esperti rappresenta un inevitabile passo avanti .

Chi vuole avrà la possibilità di iniziare un percorso nel mondo dell’arte con un piccolo investimento mediante una guida per capire prima di tutto quali sono le dinamiche delle quotazioni e solo successivamente si procederà alla scelta dell’artista o dell’opera sulla quale investire.

Qualora abbia già maturato delle esperienze potrà avere un’occasione per un confronto e/o per una valutazione di opere già acquisite magari per via ereditaria.

Non vendiamo nulla, consigliamo, spieghiamo e lasciamo, come sempre , la decisione finale al cliente.

Grazie per l’esaustiva intervista e la spontaneità delle risposte .

www.prosperitas.info

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IntervisteModaspettacolo

Anton Giulio Grande: la Moda come stile di vita.

anton giulio Grande

Incontro con Anton Giulio Grande, uno tra gli stilisti riconosciuto nel Mondo come ambasciatore dello stile Italiano e dell’alta Moda

Abbiamo fatto 10 domande allo Stilista e all’uomo, Anton Giulio Grande, per meglio conoscere i suoi quando,, dove e perchè..

Il tuo primo incontro con la moda?

1) Conservo dei ricordi molto fervidi e vivi fin dai primi anni della mia infanzia , provenendo da una famiglia matriarcale sono nato osservando abiti di mia madre , donna bella ed elegante e attenta meticolosamente a trasmetterci valori quali educazione e soprattutto bon ton e buone maniere , mentre da parte della famiglia di mio padre conservo un ricordo meraviglioso di mia nonna paterna china sul suo telaio, intenta nella sua arte di ricamo macrame ‘ completamente realizzato a mano attraverso tecniche inspiegabili, creava delle rose contenute dentro losanghe perfettamente assemblate tra loro che divenivano miracolosamente splendide coperte che terminavano con frangie annodate a mano , destinate al corredo di giovani spose .

Il tuo primo abito ?

2) I miei primi veri bozzetti di moda risalgono alle scuole medie , già allora segretamente acquistavo le riviste che riuscivo a trovare nelle edicole della provincia in cui vivevo e sognavo attraverso le cover e i reportage delle sfilate che ammiravo su quelle pagine patinate . Disegnavo moltissimo e l’unico approccio del tempo alla moda era la Tv con gli spettacoli del sabato sera e i settimanali di moda. Già al tempo le amiche mi chiedevano se disegnassi per loro abiti per i loro compleanni ecc … ne realizzai davvero tanti già a quell’età .

Quando hai capito che la moda sarebbe stata la tua vita?

3 ) Sono stati d’animo inspiegabili concretamente, sono delle vere e proprie tendenze che ti spingono da sole verso quel percorso che intraprendi rinunciando a tutto . È una passione che mi porto sempre dentro , fin dai miei primi anni di infanzia per il disegno in generale e in eta’ adolescenziale mirato verso il mondo della moda femminile . 

Per fare moda bisogna aver studiato?

4) Lo studio serve moltissimo , attualmente la creatività da sola non basta . La moda è un continuo evolversi e pertanto bisogna adeguarsi a ciò che il mondo che ti circonda richiede , anche se la conoscenza e lo studio del passato in qualunque settore o campo sono necessari per la comprensione e il miglioramento in primis di se se stessi , degli altri e della società . Conoscere e studiare oltre a renderci migliori direi che sono propedeutici e necessari, in quanto senza conoscere e studiare il passato non potrà esserci ne presente ne futuro e una società deve essere basata principalmente sulla sanità e sull’istruzione , un popolo che non è sano ne colto ne istruito è destinato al fallimento .

Un aneddoto che ricordi con il sorriso?

5) La maggior parte dei ricordi che ho del mio lavoro che poi è il mio mondo, la mia vita sono legati al sorriso. Sono una persona che ama e crede in ciò che fa e realizza indipendentemente dai  momenti storici che attraversiamo e pertanto amo ricordare solo quello di cui ho voglia e che susciti in me piacere e felicità nel ricordo . 

Vesti molte star, che rapporti si crea tra te e chi scegli di seguire?

6) Con la maggior parte di loro si è creato un vero e proprio rapporto di amicizia e stima reciproca, ogni rapporto è diverso l’uno dall’altro ma la cosa che accomuna è il desiderio di essere belle , di renderle belle ed essere  valorizzate con il mio abito. A volte sono stato io a scegliere un personaggio piuttosto che un altro per sfilate , eventi ecc.. molto spesso loro a scegliere me perché attraverso i miei abiti volevano comunicare glamour , sensualità , eleganza e soprattutto sicurezza di possedere un capo di alta moda unico e senza alcuna ripetizione .

Passando molto tempo insieme nel cercare la soluzione giusta , nel provare abiti e accessori si istaura un rappprto confidenziale ,di complicità che va oltre il lavoro fine a se stesso e si trasforma in vera amicizia, molte di loro sono diventate parte della mia vita e sfera personale oltre ad aver segnato il mio percorso lavorativo . Sono molto legato a tantissime splendide donne dello spettacolo che ho accompagnato , vestendole in momenti importanti della loro vita e carriera e le stesse hanno accompagnato anche me .

Se potessi parlare con un’icona del passato della moda, con ti piacerebbe parlare e di cosa?

7) Con un’icona della moda sicuramente.. con Madame  Gabrielle Chanel detta Coco’… una vera e propria antesignana , rivoluzionaria e progressista non solo nella moda ma anche del sociale per quell’epoca . Non fu facile per lei imporsi e imporre le sue idee rivoluzionarie e moderne in quei tempi in cui le donne oltre a non lavorare indossavano ancora sottogonne , crinoline e bustier scomodi e steccati . La sua fu una vita dedicata alla moda e all’amore spesso non ricambiato e incompreso . Una donna dalla fortissima personalità e trasgressiva creatività , che seppe creare e anticipare le mode ascoltando e prevedendo le esigenze delle donne abbattendo luoghi comuni e noiosamente desueti , e andando contro  tutto e tutti pregiudizi e stati memtali tradizionalisticamente radicati.

Un esempio di grande modernità e ribellione , una vera icona per le donne libere e non solo libere dagli stereotipi della moda . Chanel per me non è solo un’icona di moda , ma un esempio di donna e stile che seppe anticipare non solo tendenza ma status sociali e cambio di mentalità . Attualmente secondo me si conosce molto poco Il lavoro immenso di questa donna e la sua vita privata , spesso associandola al lusso di qualche borsa e tailleur di boucle’, banalizzata irrimediabilmente da una società attualmente ignorante . Mi piacerebbe dialogare con lei sulla sua idea di sdoganamento della moda del ruolo delle donne , sarebbe una vera e propria lezione di stile in un periodo come quello attuale di cui si sente fortemente la mancanza sia di stile che di vero senso estetico e della libertà spesso e volentieri scambiato per altro.

Cos’è per te la moda?

8) Una scelta di vita , un percorso che ogni giorno instancabilmente mi emoziona e mi ispira nelle scelte non solo lavorative ma soprattutto personali . È la mia vita, una vita che ho sognato prima, desiderato ,e realizzato poi.. un percorso quotidiano ,ricco di emozioni e stati d’animo tra i più disparati , mai costanti ne noiosi,  è come un viaggio verso mete sconosciute , un’avventura straordinaria dove , nonostante gli anni che incalzano scopro personaggi, interpreti ,  paesaggi , modi di approcciarmi alla vita sempre nuovi , un copione che non si ripete nonostante la matrice ad animare tutto è sempre la medesima : la passione !

Com’è cambiata la moda negli ultimi 10 anni?

9) La moda ,in quanto tale è giusto che cambi anche in modo repentino e spesso senza neanche accorgersi  del suo  mutare  così repentino . Sta cambiando velocemente e il distacco a parer mio non è  più netto e segnato come un tempo dove assistevamo ai fenomeni  cosiddetti decennali rimasti nel nostro vocabolario non solo modaiolo(anni 70, anni 80, anni 90 ecc…)dove le epoche erano segnate da eventi storici , politici , culturali , sociali .  A causa del Covid 19 , secondo me, molte abitudini e tendenze hanno subito un percorso accelerativo, in questo caso è la moda che cambia , si evolve e si adatta agli eventi circostanti . Sono cambiate tantissime cose e non parlo solamente e in modo riduttivo di cambiamenti di look o tendenze ma proprio nel modus operandi di fare acquisti , nascita di nuovi marchi, brand che stanno sempre più soprassediando la figura storica del fashion designer , del couturier tradizionale dettatore di stile , figura carismatica con carica quasi dittatoriale in campo di tendenza . Molte storiche maison hanno rivoluzionato il loro archivio , utilizzando e proponendo prodotti rivolti ad un pubblico sempre più giovane che spesso e volentieri nulla ha a che fare con il background e la storia dello stilista che faceva capo alla maison di riferimento, una sorta di riesumazione solo del nome dello stilista spesso omettendo proprio il nome di battesimo dello stesso stilista e utilizzando solo il cognome così impersonale e trasformando tutto in un brand spesso commerciale adatto ad acquisti e-commerce . La moda sempre più rivolta verso brand commerciali che prende il posto a figure artistiche dei veri creatori di moda , questo in sintesi il vero cambiamento da me avvertito. Insieme a questo si sta perdendo il valore emozionale di provare gli abiti nelle sartorie , nelle boutique , il valore che si dava ad un lavoro realizzato a mano con una figura esperta che ne tesseva lodi e caratteristiche impiegate nella lavorazione e costruzione del capo stesso. C’era più attenzione e più rispetto e soprattutto il momento dell’acquisto è ahimè cambiato … peccato perché era un’esperienza unica e spesso terapeutica!

Perchè oggi non esistono più le top come negli anni 80/90?

Sono cambiate le epoche e le dinamiche , le top 30 anni fa erano notissime anche ai non addetti ai lavori , erano autentiche star come le attrici , spesso venivano utilizzate per gli abiti di punta delle collezioni ma va detto che molto spesso la concentrazione e l’attenzione non era sugli abiti ma su le varie Cindy , Claudia , Helena , Carla , Yasmin , Nadia ecc …

questo fenomeno si è andato affievolendosi gradualmente e il mestiere della modella è diventato qualcosa di molto più accessibile e svariato , nel senso che ci sono diverse tipologie di modelle ( chi adatta per intimo , chi per alta moda , chi per sfilate chi per foto ecc … utilizzando terminologie e appellativi quali: modella fashion , commerciale ecc) . Attualmente il mestiere di una modella dura molto meno rispetto agli anni passati proprio perché c’è esigenza e necessità di cambiamento di stile e i prototipi di bellezza sono molto più svariati e soggettivi rispetto alla bellezza classica degli anni ‘80 e ‘90 e soprattutto il numero delle modelle è molto più alto rispetto a quegli anni dove una modella era top per ogni lavoro . Le agenzie di modelle propongono svariate proposte e di diverse tipologie .. ammattiamo pure che attualmente è molto più semplice e meno elitario fare questo mestiere

Grazie per esserti raccontato a WL-MAGAZINE

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charity

“Glam set!”: la charity dinner raccoglie 600.000 euro per la ricerca in favore della Fondazione IEO-MONZINO raccoglie 600.000 euro.

arturo artom

Lo scorso 12 settembre, Portrait Milano, nuovo luxury hotel nel cuore del Quadrilatero della Moda, ha ospitato l’attesa charity dinner GLAM SET!, un appuntamento che si rinnova ogni anno e che permette di destinare l’intero ricavato della serata a sostegno della Fondazione IEO-MONZINO a supporto della Ricerca dell’Istituto Europeo di Oncologia e del Centro Cardiologico Monzino, realtà d’eccellenza della medicina italiana nel mondo.

Grazie alla collaborazione con Camera Nazionale della Moda Italiana, alla generosità delle aziende e dei più prestigiosi brand che hanno acquistato uno dei 47 tavoli dell’evento e alla presenza dei 480 ospiti, è stato possibile raccogliere oltre 600.000 euro.

A sostenere la raccolta fondi hanno contribuito anche ben due aste che si sono tenute durante la serata: ognuno ha partecipato con entusiasmo sia alla selezione di lotti messa all’incanto, live, da Claudia Dwek di Sotheby’s, sia all’asta silenziosa sulla piattaforma digitale di CharityStars. Acquistando le diverse proposte all’incanto durante la cena, gli ospiti hanno potuto dare un ulteriore supporto alla Ricerca.

La serata è stata organizzata al meglio grazie al sostegno del main sponsor Cenacolo Artom – uno dei più significativi poli culturali italiani che con il suo fondatore Arturo Artom ogni mese ospita leader provenienti da differenti settori, dall’arte al design, dall’imprenditoria allo spettacolo – e dello sponsor Medavita – l’azienda che dal 1963 sviluppa formule cosmetiche ispirate al mondo farmaceutico, che si distinguono per la ricchezza di principi attivi naturali – che hanno investito le loro energie per sostenere la Ricerca destinata a migliorare il benessere e la salute di tutti.

Un grande lavoro di squadra ha reso questa notte un appuntamento indimenticabile, grazie anche alla brillante conduzione di Camila Raznovich, alle note coinvolgenti del music designer Matteo Ceccarini che ha inaugurato la serata, alla set list proposta lungo tutta la cena dallo storico DJ del Plastic Sergio Tavelli e alla regia curata da Giuseppe Silvestrin.

«Sostenere la Ricerca significa costruire il futuro di tutti e tutte noi e non smettere di investire sul progresso medico scientifico, anche con iniziative come questa rappresenta un forte messaggio di speranza e di grande valore – hanno dichiarato Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Presidente della Fondazione IEO-MONZINO e Carlo Capasa, Presidente di Camera Nazionale della Moda Italiana.

La Fondazione IEO-MONZINO desidera ringraziare il mondo della moda e delle aziende che hanno reso questa serata di raccolta fondi davvero importante:

BENETTON, BRANDART, BRUNELLO CUCINELLI, BUCCELLATI, CENACOLO ARTOM, CHOPARD, CNMI, COECLERICI, CONDE’ NAST, CRISTALFARMA, DOMPE FARMACEUTICI, ELISABETTA FRANCHI, FERRAGAMO, FONDAZIONE PESENTI, FRETTE, GENNY, GIANVITO ROSSI, GIORGIO ARMANI, GUCCI, HERMES, ILLYCAFFE, KERING, KWAY, LORO PIANA, LYST, MAX MARA, MONCLER, MSGM, MVP WARDROBE, PALAZZO AVINO, PINKO, POMELLATO, SANTONI, STONE ISLAND, TECHNOGYM, TOD’S, VALENTINO, VALEXTRA, VERALAB.

Tra gli ospiti che hanno partecipato alla charity dinner:

Nilufar Addati, Alessandra Airo, Francesca Airoldi, Nerio Alessandri, Jordan Anderson, Vera Arrivabene, Arturo Artom, Susanna Ausoni, Mariella Avino, Marco Balich, Boris Barboni, Fabio Bechelli, Allegra Benini con Romeo Ruffini, Nicolò Beretta, Barbara Bertelli, Chiara Biasi, Erica Boldrin, Nataliya Bondarenko, Marta e Annibale Brivio Sforza, Beatrice Bruschi, Mariacristina Buccellati, Andrea Buccellati, Carlo Buora, Alessandro Calascibetta, Carlo Capasa, Chiara Capitani, Alessandra Carra, Gabrielle Caunesil con Riccardo Pozzoli, Sara Cavazza Facchini con Mathias Facchini, Niccolò Cerioni, Michele Ciavarella, Fiammetta Cicogna, Giorgina e Sveva Clavarino, Domitilla e Andrea Clavarino, Giuliana Clerici, Csaba Dalla Zorza, Lavinia De Angelis con Alessandro Boglione, Cristina Del Bono, Andrea Della Valle, Allegra Della Valle, Francesca di Carrobbio, Barbara Digiglio, Sergio Dompè, Claudia Dwek, Emanuele Farneti, Gherardo Felloni, Maria Sole Ferragamo, Federico Ferrazza, Cristina Fogazzi, Maddalena Fossati, Elisabetta Franchi, Virginia Galateri di Genola, Viviana Galimberti, Massimo Giorgetti, Umberta Gnutti Beretta, Simone Guidarelli, Giorgio Guidotti, Isabelle Harvie Watt, Manuelito Hell Raton, Paola Iezzi, Andrea Incontri, Massimiliano Locatelli, Matteo Lunelli, Korlan Madi, Sara Sozzani Maino, Paola Manfrin, Nicoletta Manni, Simone Marchetti, Cristina Marino, Veronica Marzotto, Angela Masazza D’Aresi, Marta Medi, Mauro Melis, Francesco Melzi D’Eril, Francesca Milani, Martina Mondadori, Niccolò Moschini, Britt Moran, Helen Nonini, Roberto Orecchia, Mauro Orso, Fabrizio Palenzona, Maria Vittoria Paolillo, Candela Pelizza, Marica Pellegrinelli, Roberto Pesenti, Daniela Pezzi, Piero Piazzi, Emanuela Pisetti, Marcello Pipitone, Gea Politi con Cristiano Seganfredo, Giulio Pompilio, Lorenzo Posocco, Catherine Poulain, Maria Giulia Prezioso Maramotti con Lincoln Germanetti, Michela Proietti, Francesca Ragazzi, Francesco Ragazzi, Massimo Renon, Eva Riccobono con Matteo Ceccarini, Xavier Rogeaux, Gianvito Rossi, Sofia Rossi, Pietro Ruffini, Francesca Ruffini, Augusto Ruffo di Calabria, Tana Ruffo di Calabria, Massimo Russo, Stefania e Alberto Sabbadini, Tommaso Sacchi, Emiliano Salci, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo con Agostino Re Rebaudengo, Francesca Santambrogio, Danda Santini, Giuseppe Santoni, Federico Sarica, Mara Sattei, Ludovica Sauer, Francesca e Paolo Scaroni, Emanuela Schmeidler, Scott Schuman, Cristina Scocchia, Alena Seredova, Francesca Sette, Luisa, Simonetto, Roberto Spada, Gaia Spallanzani con Luca Buccellati, Martina Stella, Paolo Stella, Sergio Tavelli, Elisa Taviti, Andrea Tenerani, Serena Tibaldi, Warly Tomei, Virna Toppi, Robert Triefus, Paola Turani, Giulia Valentina, Emanuela Vavassori, Daria Veledeeva, Paolo Veronesi, Paride Vitale, Niki Wu Jie, Uberta Zambeletti, Maurizio, Zanella, Luisa Zargani, Simona Zito.

Grazie allo sparkling partner Ferrari Trento, al wine partner Tenute Lunelli, al drink partner Tassoni, allo Sponsor tecnico Illycaffè, a Stefano Guindani Photo per tutte le immagini della serata, all’architetto Massimiliano Locatelli per la cura degli allestimenti e a Luca Stoppini per l’art direction e le grafiche.

E un ringraziamento speciale a Leonardo Ferragamo – presidente del gruppo alberghiero Lungarno Collection a cui fa capo Portrait Milano – che ci ha ospitato. Nella foto Arturo Artom e Patrizia Sandretto Re Rebaudengo

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Food & Beverage

Il negozio di prossimità torna alla ribalta

Cibrèo Ristorante

Un’importante ricerca condotta da American Express e SDA Bocconi sull’eccellenza degli esercizi di prossimità sulle relazioni di quartiere e con il pubblico mette a fuoco il ritorno in auge di questo tipo di esercizi. Al centro del successo la relazione umana e di vicinanza, il piccolo esercizio che torna protagonista dopo anni di corsa alla grande distribuzione come evidenzia il premio consegnato a Milano a 6 eccellenze. La ricerca “L’eccellenza nello shopping di prossimità” sviluppata dal “Channel & Retail Lab” di SDA Bocconi School of Management per American Express. American Express, in collaborazione con SDA Bocconi, ha condotto un’analisi approfondita sui fattori che concorrono al successo dei piccoli negozi di quartiere – dalla strategia, al retail mix, alla relazione con i clienti. La ricerca si è concentrata sui piccoli negozi in cinque città italiane – Milano, Venezia, Firenze, Roma, Napoli – e Il progetto fa seguito alle precedenti iniziative sviluppate da American Express a sostegno di Shop Small, l’iniziativa nata con l’obiettivo di supportare il commercio di prossimità in Italia.

Tra le città italiane coinvolte nella ricerca, la preferenza per i negozi di prossimità è più marcata a Napoli e a Venezia, dove rispettivamente il 54% e il 43% del campione intervistato acquista abitualmente presso piccoli negozi.

Tra le diverse generazioni, la fascia più giovane ha riscoperto il fascino della bottega di quartiere: il 45% del campione tra i 18 e i 25 anni vi si reca settimanalmente, come gli over 60 (47%).

Tra le persone giovani, oltre 1 su 3 acquista abitualmente anche da piccoli negozi e produttori online, rivelando come l’integrazione tra i due canali sia sempre più necessaria da parte dei merchant per fidelizzare questo segmento di popolazione.

Secondo la ricerca oltre alla dimensione della vicinanza, gli italiani associano allo shopping di prossimità soprattutto i concetti di tradizione, qualità e italianità, dimostrando il ruolo strategico dei piccoli negozi nella promozione delle eccellenze, della cultura e delle tradizioni delle comunità locali; inoltre, il 40% degli italiani acquista almeno una volta alla settimana nei piccoli negozi, a dimostrazione della resilienza delle botteghe di quartiere.

In base all’area geografica, emergono alcune differenze interessanti. A Milano la possibilità di pagare attraverso tutti i metodi di pagamento tradizionali (contante, carte di credito e carta di debito/bancomat) è la caratteristica più importante attribuita ai negozi top of mind dal 66% degli intervistati, a dimostrazione di come il consumatore premi la possibilità di scegliere il metodo di pagamento preferito. A Venezia, Firenze e Napoli prevale invece la storicità (rispettivamente 73%, 84% e 79%). Mentre a Roma è la qualità ad essere messa al primo posto, a pari merito con la storicità (71%).

La ricerca ha individuato gli elementi che contribuiscono all’evoluzione e al successo dello shopping di prossimità, prima attraverso il punto di vista dei consumatori, con un’indagine quantitativa su un campione rappresentativo della popolazione italiana, e poi attraverso la prospettiva dei negozianti con interviste qualitative. Stando alla ricerca, i piccoli negozi in Italia hanno saputo adattarsi alle sfide degli ultimi tre anni, dalla pandemia all’inflazione, aumentando il ricorso ai canali online, ponendo maggiore attenzione alla loro proposta di valore, ricercando l’equilibrio tra sapere della tradizione e unicità dell’innovazione, puntando su sostenibilità, qualità, servizio e integrazione dell’offerta. Il modello vincente oggi è un mix bilanciato tra digitale e fisico, dove l’esperienza nel punto vendita costituisce il veicolo principale di soddisfazione del cliente, ma allo stesso tempo l’integrazione tra i due canali è sempre più necessaria.

I negozi di quartiere premiati, pur diversi tra loro per storia, modelli di business e caratteristiche, rappresentano tutti un modello vincente a cui altri piccoli esercenti possono ispirarsi per sviluppare e migliorare il proprio business, come ha commentato Tabitha Lens, VP, Head of Marketing, Products & Partnerships di American Express. “Siamo felici di poter condividere – ha continuato – le loro best practice come ispirazione guida per altri piccoli commercianti in futuro. È molto importante per noi riconoscere il valore che stanno apportando alle comunità locali, caratterizzandone l’identità e il dinamismo economico”.

Nella ricerca è stato utilizzato il modello della retail innovation per comprendere i fattori critici di successo degli small retailer: si conferma un mondo fatto di dettagli, in cui le persone fanno la differenza e contribuiscono a generare un’esperienza ricca e umana che però deve trovare riscontro anche in tutte le altre dimensioni. “Dall’esposizione agli strumenti digitali, passando per l’assortimento, ogni singolo elemento contribuisce ad affermare il posizionamento di eccellenze di quartiere”, ha aggiunto Sandro Castaldo, Professore ordinario presso il Dipartimento di Marketing dell’Università Bocconi.

A Firenze è stato premiato Cibrèo Ristorante, storica attività di ristorazione fiorentina, valorizzando un impegno quotidiano che dal 1979 porta avanti con orgoglio un’idea di cucina e relazione che è frutto di legami col territorio, passione e impegno costanti. Il Premio giunge a pochi giorni di distanza dall’inizio di SALE – Sant’Ambrogio in Festival, dedicato al quartiere e alle persone che lo popolano e lo animano. L’offerta di ristorazione si articola in un menù pensato per adattarsi alle esigenze dei clienti, seguendo al contempo la stagionalità dei prodotti, parte di un’esperienza complessiva che punta a rimanere impressa. I grandi sapori e piatti storici della cucina sono infatti degustati in un ambiente elegante e intimo, quasi un salotto privato, con un servizio attento e cordiale, che si contraddistingue per l’attenzione dedicata ai clienti. La comunicazione con i potenziali clienti si articola anche sul web, grazie a un sito ricco di informazioni attraverso cui è anche possibile fare prenotazioni.

Le altre assegnazioni sono andate a Tità Bijoux a Milano, due sorelle affascinate dal colore creano orecchini e gioielli in pizzo, rinnovando una tradizione antica, quella del ricamo; NT Murano Glass a Venezia, attività particolarmente lodevole in questo momento in cui il costo dell’energia è alto, con prodotti creati unicamente sull’isola veneziana tutti secondo l’antica tradizione e con il coinvolgimento di oltre 15 artisti; Elvis Lives a Roma, negozio di Trastevere con attività di creazione di abbigliamento e gadget dal mood originale e creativo – le magliette sono il prodotto di punta – premiato per la varietà dei prodotti e per la sua offerta unica ai clienti romani e stranieri, grazie anche alla personalizzazione di oggetti comuni sui quali viene stampata un’idea grafica; Mario Talarico since 1860 a Napoli, punto di riferimento per gli ombrelli artigianali da cinque generazioni. Inoltre, la pasticceria Knam di Milano è stata riconosciuta come “Best Loved Shop”. Aperta nel 1992 da Ernst Knam, classe 1963, tedesco di nascita e milanese d’adozione che, dopo numerosi anni passati nelle cucine dei più grandi ristoranti stellati e di prestigio del mondo, arriva in Italia ed entra nella cucina di Gualtiero Marchesi come Maestro Pasticcere, ultimo passo di formazione prima di intraprendere l’attività imprenditoriale. L’attività della pasticceria Knam è caratterizzata da una materia prima d’eccezione in particolare per il cioccolato e abbinamenti fuori dal comune.

La ricerca nell’insieme ha consentito di identificare una lista estesa di 208 small retailer capaci di affermarsi come eccellenze nei mercati di riferimento in termini di strategia, retailing mix o relazione col cliente: criteri che sono stati alla base della desk analysis e dell’intera ricerca. È stata poi condotta una ricerca qualitativa che ha coinvolto 15 eccellenze di prossimità sul territorio, identificate grazie alla precedente analisi, per comprendere i trend di questo comparto. È stata condotta anche una web survey quantitativa su un campione statisticamente rappresentativo della popolazione (composto complessivamente da 1.002 persone) di ciascuna delle 5 città italiane scelte, che ha consentito di identificare i rappresentanti del commercio di prossimità maggiormente associati dagli italiani al concetto di quartiere (in maniera spontanea e sollecitata, valutando anche la lista costruita attraverso la desk analysis) e il relativo livello di soddisfazione. In seguito alla web survey è stato definito un primo ranking di small retailer che nella percezione della popolazione italiana valorizzano il commercio di prossimità con efficacia. In parallelo, il gruppo di ricerca dei docenti SDA Bocconi ha valutato le singole eccellenze emerse dalla desk analysis (integrate con quelle emergenti dalla web survey), anche attraverso attività di mystery shopping, su strategia – posizionamento, modello di offerta, immagine o sostenibilità – retailing mix – assortimento, merchandising, ambientazione, comunicazione instore, team o servizi – e relazione col cliente quali shopping esperienziale, orientamento al cliente, digital, tecnologie o e-tailing. La combinazione paritetica delle valutazioni della popolazione italiana e di quelle del team di ricerca ha consentito di identificare le migliori realtà del commercio locale per ciascuna delle 5 città coinvolte.

Giada Luni

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Food & Beverage

Ciblèo, un viaggio nel segno del gusto.

Ciblèo,

Un viaggio orientale nel cuore di Firenze che comincia dal nome, Ciblèo, come Cibrèo con la elle, “Tortelli e ravioli” a fare da sottotitolo, cucina tosco-orientale come afferma qualcuno. È riduttivo, come qualcosa di anfibio.

Al contrario il Ciblèo è un tipico ristorante giapponese che guarda anche alle suggestioni della Cina e della Corea utilizzando prodotti al novanta per cento toscani.

Qualche contaminazione corre nei due sensi come avviene in ogni viaggio.

Qui si viene per compiere un viaggio attraverso il gusto, lasciandoci trasportare, come ci ha raccontato Giulio Picchi, che ha ereditato quest’avventura paterna e la ridisegna ogni giorno. La sera in particolare non si sceglie cosa mangiare: si scopre la sorpresa di un menu gastronomico perché qui non si chiama degustazione. Il viaggio parte da lontano quando nel 1988 Fabio Picchi, ideatore della galassia Cibrèo e padre di Giulio, si innamora perdutamente di un piccolo, straordinario ristorante di Kyoto dove porta la cucina toscana. Frequentando il luogo però in un dialogo sincero le risposte che arrivano dall’Oriente si sedimentano nel gusto del fiorentino che decide di aprire uno spazio dedicato all’Impero del Sol Levante nel quartiere di Sant’Ambrogio. Nessun ammiccamento fashion, niente sushi e sashimi, né una contemporaneità che profuma troppo di internazionalità.

La filosofia del Cibrèo resta inalterata: la cucina della tradizione rivisitata anche nell’ambiente. Così quell’ossessione per il sapore di Fabio come la definisce Giulio si sposa con la cura del particolare nell’arredamento.

Un posto piccolo – una trentina di posti tra interno e dehors, circa 40 persone al giorno – come sono i ristoranti tipici in Giappone dove vecchie porte recuperate diventano la boiserie; un bancone con 8 posti per gli spettatori della cucina, molto artigianale, che dialoga con chi degusta. Tutto è essenziale e caldo, lontano da quell’immaginario europeo del ristorante giapponese.

Un’immersione nell’Oriente dove i cibi sono o freddi o caldi ci spiega lo chef.

La scelta è una materia prima esclusiva, con abbondanza di zuppe come nella cucina di casa ricreando la declinazione orientale della cucina toscana.

Per il Cibrèo il cuore della tavola sono infatti alcune ricette popolari legate alla città come il lampredotto e la tradizione contadina delle zuppe in particolare.

All’inizio del secolo scorso quando la città si ingrandisce nella cintura vivono persone umili che non possono mangiare la carne più nobile e scelto il quinto quarto che finisce anche nei piatti giapponesi del Ciblèo.

La proposta è una cucina che scalda il cuore, un’emozione domestica senza fuochi d’artifici, un viaggio lontano senza perdere le radici. Il quadro di Giulio Picchi, artista che recentemente ha ricominciato a disegnare, con il Ponte Vecchio davanti al bancone ce lo ricorda.

Nulla di esotico dunque ma un’immersione autentica in un’altra cultura.

Giada Luni

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