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Fotografia

La creatività di Giulio Gennari, un ponte tra fotografia e arte.

Giulio Gennari

Il mondo della fotografia e quello dell’arte si intrecciano sempre più spesso.

La creatività di Giulio Gennari crea un ponte tra i due universi.

Oggi scopriamo da dove nasce la sua passione per la fotografia, lasciando a lui il piacere di raccontarsi attraverso le risposte alle nostre domande.

Il tuo primo contatto con la fotografia ? 

Il mio primo contatto con la fotografia ha avuto luogo quando ero solo un bambino ed è stato quando trovai all’interno di un vecchio comò una fotografia in bianco e nero dei miei nonni

Quando hai capito che la fotografia sarebbe diventata da passione a professione?

Ho capito che la fotografia oltre ad essere la mia passione sarebbe stata anche la mia professione nel momento in cui ogni foto raccoglieva consensi e spettatori

Il  tuo primo scatto?

Il mio primo scatto fu a scuola con una grande emozione attraverso una scatola e il foro steropeico

Quando hai scelto cosa ritrarre e perchè ?

La scelta di ritrarre qualcosa avviene attraverso la cultura, la storia e le emozioni di ognuno di noi. il perché? il brivido di non poter fare a meno di scattare

Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?

Le tante foto fatte per gli altri studenti che non avevano la mia passione

Se potessi incontrare un personaggio  del passato , chi e cosa gli chiederesti?

Se potessi incontrare qualcuno del passato vorrei che fosse il mio professore di artistica e gli chiederei come e quando aveva capito che la mia passione avrebbe cambiato il mio futuro

Quanto conta la comunicazione ?

La comunicazione è fondamentale soprattutto la BUONA comunicazione 

Che differenza c’è, nella percezione della fotografia , tra Italia e estero?

La percezione della fotografia è sempre soggettiva ed ha sicuramente un collocamento diverso non solo tra Italia e estero ma anche dal periodo storico che si attraversa

Cos’è per te la fotografia ?

La fotografia per me è un mezzo di espressione che ho trasformato in arte ispirato dalla Luce di Picasso, utilizzando disegni con le luci ed interventi di tecnica mista con le quali realizzo opere e sculture

Per proporre  fotografia bisogna averle studiate?

Studiare la fotografia è necessario come studiare storia dell’arte prima di relazionarsi a mondi così affascinanti

Cosa pensi delle gallerie che propongono fotografia?

Le gallerie hanno un grosso ruolo che è quello di proporre arte di qualsiasi genere

Che rapporto hai con i curatori?

Con i curatori mantengo sempre un buon rapporto in quanto sono loro che hanno la chiave di volta tra l’artista, la società e la contemporaneità

Grazie per la piacevole chiacchierata

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Attualitàeconomia

Breve guida alla crisi Ucraina a cura di Giulio Garsia Financial Advisor Parte I

Giulio Garsia

La Russia, contrariamente alla maggior parte delle analisi ,che immaginavano che tutto potesse concludersi come nel 2014: annessione di una piccola porzione di territorio, ha invaso l’intero territorio ucraino.

Per chi ha poco tempo: Putin, in buona misura a sorpresa, ha invaso l’intera Ucraina basandosi su una propria lettura della Storia che non considera altro che una svista la creazione di uno Stato indipendente di oltre 40 milioni di abitanti nel 1991. La comunità occidentale ha dichiarato espressamente di non avere in mente un intervento militare (Kiev non appartiene
alla NATO
per quanto, volendo, esiste il memorandum di Budapest del 1994 con cui USA e UK garantivano
l’integrità territoriale dell’Ucraina che, in cambio, cedette a Mosca la parte di arsenale nucleare che il Cremlino aveva sul suo territorio) sta, però reagendo con sanzioni mai viste prima che hanno fatto crollare il rublo e chiudere la Borsa di Mosca. L’energia, con l’eccezione del blocco del North Stream2, è stata lasciata fuori per non mettere a rischio l’approvvigionamento di molti Stati europei.

La Russia ha visto, comunque aumentare le proprie entrate come si può capire da un banale calcolo fatto considerando il calo dei volumi esportati (ha fatto passare nei gasdotti circa il 20% in meno del gas) e l’andamento dei prezzi ( cresciuti di 4 o 5 volte).

Le cause dell’aumento del prezzo del gas sono contingenti (scarso apporto dell’eolico) e strutturali ( meccanismo di formazione del prezzo che da qualche anno passa in parte dalla Borsa di Amsterdam e calo degli investimenti in ricerca e sviluppo).

Le soluzioni per far fronte alla mancanza di gas russo (in primo luogo gas liquefatto proveniente principalmente dagli USA). Il rischio di stagflazione: secondo qualche economista le materie prime continueranno ad aumentare portando inflazione e costringendo le autorità monetarie ad aumentare i tassi in un momento in cui l’economia avrebbe ancora bisogno di aiuti.

Altri, forse con un eccessivo ottimismo nell’immediato, ricordano che le Borse hanno sempre superato momenti di crisi e parlano già di opportunità di acquisto.

La posizione cinese:
Mosca è il primo partner commerciale di Kiev , ma nel medio lungo periodo spera di consolidare un’alleanza
con la Russia che, visto il suo peso economico: ha un PIL equivalente a quello spagnolo ed una crisi demografica in atto, sarebbe un partner assolutamente non alla pari.

Nelle ultime ore ha mostrato preoccupazioni per la stabilità mondiale su cui conta per la propria crescita.

La guerra cibernetica. L’esclave russa di Kaliningrad..

Giulio Garsia

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Arteeconomia

Come e perchè assicurare “il sistema Arte” a cura di Giulio Garsia, Founder www.prosperitas.info.

Giulio Garsia

Opere d’arte e polizze assicurative: ecco come funzionano

Il mondo dell’arte è un settore particolare. Il valore delle opere e degli oggetti d’arte è in genere piuttosto elevato.

Partiamo con il dire che le principali compagnie assicurative hanno polizze pensate appositamente per le collezioni d’arte, in grado di tutelarle da rischi.

Non serve possedere opere milionarie nel proprio salotto, ma sono comunque molte le persone che conservano pezzi d’arte dal valore importante per le quali una comune assicurazione casa spesso non è sufficiente.

Per questo motivo esistono polizze assicurative dedicate. in qualche caso si può anche ricorrere ad una comune polizza contro il furto ma bisogna ricordarsi di controllare la capienza accordata ai quadri.

In genere il massimale della polizza ha poi dei limiti interni relativi alle diverse tipologie di beni.

Questo particolare settore assicurativo non si limita a prendere in considerazione chi lavora all’interno di musei e gallerie d’arte, ma si espande gli organizzatori di eventi, ai restauratori e i collezionisti che dovrebbero tutelare se stessi e le opere con cui entrano in contatto.

Un’opera d’arte può essere persa durante uno spostamento o potrebbe subire dei danni da parte di terzi o perché no, anche per nostra stessa colpa.

Una delle soluzioni migliori nel settore delle assicurazioni per opere e oggetti d’arte sono senza dubbio le all risk, che tutelano da ogni tipo di evenienza e situazione che possono arrecare danno a beni .

Quindi quando parliamo di opere d’arte l’assicurazione funziona in modo simile alle altre polizze, vengono stabiliti franchigie e massimali, basandosi sul valore dell’opera (o delle opere) in oggetto.
Di norma a stabilire il valore del bene dovrebbe essere un esperto storico dell’arte basandosi su documentazioni e ricerche di mercato..

Solitamente queste formule garantiscono una copertura a 360 gradi da tutti i rischi,

Quindi quando parliamo di opere d’arte l’assicurazione funziona in modo simile alle altre polizze, vengono stabiliti franchigie e massimali, basandosi sul valore dell’opera (o delle opere) in oggetto.

Quando si effettua una mostra esiste la possibilità di stipulare le cosiddette chiodo a chiodo che prevedono di proteggere le opere da quando partono dalla loro dimora abituale a quando vi ritornano,. in alternativa il viaggio può essere tralasciato e si assicurano le opere solo durante la loro esposizione.

Va anche ricordato che una polizza assicurativa per un’esposizione non prevede che le opere siano in vendita.

Una galleria dovrà usare un contratto diverso.

Di norma a stabilire il valore del bene dovrebbe essere un esperto storico dell’arte basandosi su documentazioni e ricerche di mercato.

Ovviamente possono sottoscrivere una polizza per le opere d’arte sia soggetti privati che enti pubblici, fondazioni, gallerie, commercianti o musei.

Un consiglio: come per tutte le altre assicurazioni è buona norma richiedere diversi preventivi per stabilire in modo semplice quale sia la migliore offerta per le proprie necessità.

E ricordate che ,maggiori saranno le tutele derivanti da sistemi di sicurezza e minore sarà il costo da sostenere. In caso di furto ci saranno verifiche circa la messa in opera dei meccanismi di protezione

Potrebbero esser presenti clausole che non proteggano da un furto con destrezza.

Effettuato cioè bypassando i sistemi di sicurezza previsti.

Dimenticavo : al fine di tutelare davvero la propria collezione, è fondamentale avere sempre tutta la documentazione aggiornata delle proprie opere, immancabile il certificato di autenticità, ma anche quelli legati alla provenienza e i passaggi di proprietà.

Giulio Garsia

www.prosperitas.info

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Attualitàeconomia

ORO; a cura di Giulio Garsia Private Banker Founder www.prosperitas.info

Giulio Garsia

Da sempre è il metallo associato al benessere, bene rifugio, ambito , temuto , ma qual è la reale situazione che stiamo vivendo :

Lo abbiamo chiesto a Giulio Garsia  Private Banker Founder www.prosperitas.info

Da 6.000 anni, da quando ne è iniziata l’estrazione, l’umanità ha fiducia nell’oro. Al mondo ne esistono 201.000 tonnellate (above ground)  e ne vengono estratte mediamente 3.000 ogni anno,  quasi due terzi delle miniere sono in superfice. 

Ne sono state già individuate circa 56.000  ancora da scavare.

I primi 5 produttori sono Cina, Russia, Australia, USA e Canada altre miniere sono in Africa ed in America Latina.

L’offerta è costituita dalle miniere per il 72% e per il 28% dal riciclo.

La domanda annuale proviene per poco più del 50% dalla gioielleria, con Cina ed India che fanno la parte del leone (nel 1990 rappresentavano un quarto della domanda ora sono al 50%), per circa un terzo da lingotti e monete (in particolare dalle banche centrali dei paesi emergenti e dal mercato degli ETF) e poi dall’industria che usa il metallo giallo per la tecnologia e per la medicina.

Circa un terzo dell’oro in superfice, 70.000 tonnellate, è sotto forma di lingotti e monete di cui 30.000 costituiscono il cosiddetto oro ufficiale quello, cioè, detenuto dalle banche centrali e dai governi.

Per avere un termine di paragone si pensi che di acciaio se ne producono 140 milioni di tonnellate ogni mese.

La sua caratteristica più importante, oltre quella di essere utilizzato per i gioielli e, più di recente nell’industria, è quella di riserva di valore.

Le prime monete conosciute furono coniate in Lidia (Turchia) nel 550 a.C. ed erano di una lega di oro e argento, sono state usate come mezzo di pagamento fino all’introduzione della carta moneta, poi abbiamo avuto il Gold Standard e l’accordo di Bretton Woods prima di arrivare alla realtà attuale.

Il passaggio dall’oro alla carta è legato anche al fatto che improvvise variazioni nella disponibilità del metallo giallo determinavano inflazione o deflazione. 

Quando, ad esempio, arrivò l’oro delle Americhe portato da Spagna e Portogallo ci furono fenomeni inflattivi.

Altro elemento che ha portato alla graduale sostituzione delle monete, nel 1861 in Italia le banconote erano circa il 10% della circolazione monetaria, è stato la consapevolezza che all’aumentare degli scambi dovesse aumentare anche la circolazione monetaria per non causare deflazione (quel fenomeno per cui i prezzi diminuiscono che è più insidioso dell’inflazione).

Al Gold Standard si arrivò, nella seconda metà dell’800, senza un vero accordo ma per una sorta di plagio tra le varie nazioni.

C’è stata anche una fase in cui  pure l’argento ha concorso ad essere una riserva di valore fino a quando il progresso tecnologico ne accelerò la produzione facendogli perdere valore e dando così il via al Gold Standard. In quel regime ogni valuta aveva una quotazione rispetto all’oro e la carta moneta poteva essere convertita su richiesta.

Ad un certo punto quest’ultima caratteristica divenne insostenibile e, poco a poco, le diverse banche centrali si sciolsero da tale impegno. Italia, Svizzera, Francia, Polonia e Paesi Bassi, il cosiddetto blocco dell’oro, furono le ultime nazioni ad abbandonare la parità a costo di un discreto calo delle riserve auree nazionali.

Su quelle di via Nazionale torniamo più avanti. Il nuovo sistema monetario nasce, questa volta con un accordo formale, a Bretton Woods, una località vicina a Boston, nel 1944.

L’accordo limitava soltanto al dollaro l’obbligo della convertibilità in oro mentre le altre valute, a quel punto circolanti solo come banconote, erano tenute ad un cambio fisso col biglietto verde.

Un dollaro valeva 625 lire. Un’oncia di oro (poco più di 30 grammi) valeva 35 dollari. 

Poi nel 1968 iniziò a crescere quando la banca centrale americana, che si era impegnata a vendere oro a 35 dollari a chiunque, non ce la fece più a mantenere la promessa.

Nel 1971 cessò la convertibilità ed il valore dell’oro, da quel momento, viene fissato dall’incontro tra domanda ed offerta che avviene, principalmente, a Londra.

Oggi il prezzo è oltre 50 volte quello del 1970. L’oro della Banca d’Italia, considerato un identico ammontare, è passato da un valore di 11 miliardi di Euro ad uno intorno ai 120.

Al momento, e dal 1998 anno in cui ha ceduto 141 tonnellate di metallo giallo alla BCE, la nostra banca centrale ne ha circa 2450.

Solo 4 sotto forma di monete per il resto sono lingotti. Si tratta della quarta riserva al mondo dopo quella della FED, della Bundesbank e del FMI.

Fisicamente non tutto si trova a Roma: poco più del 40% è a New York, due quote, ognuna di circa il 6%, sono in Inghilterra ed in Svizzera.

Le ragioni della suddivisione derivano principalmente dai luoghi in cui è stato acquistato: spostare tali quantità è difficile e costoso.

Nel caveau della Riserva Federale di New York è detenuto l’oro di molte nazioni compreso il 37% di quello tedesco.

Fino a pochi anni fa quasi tutto l’oro tedesco era all’estero perché, quando esisteva ancora la Germania orientale, si riteneva pericoloso tenerlo vicino al nemico. Persino quando, nel 1974, abbiamo dovuto dare dell’oro in pegno alla Germania a garanzia di un prestito il metallo fisicamente non si è spostato da Roma a riprova delle difficoltà logistiche.

Le banche centrali non possono vendere l’oro contenuto nei loro forzieri se non in minima parte e annunciandolo al sistema con largo anticipo.

Nel 1999 il governo inglese decise di cedere una parte delle riserve auree facendo precipitare il prezzo. In quello stesso anno fu raggiunto un accordo, già rinnovato 4 volte, per evitare episodi simili.

Il significato di avere riserve auree per uno Stato, oltre che essere legato ad oggettive difficoltà di venderlo, è quello di mantenere la fiducia dei mercati; un residuo, se si vuole, di quando le banconote erano convertibili ed un oggettivo strumento di garanzia se si dovessero ripetere situazioni come quella in cui si è trovata l’Italia nel 1974 dopo la prima crisi petrolifera.

Per quanto ovvio vale la pena ricordare che il nostro debito pubblico è di circa 2.600 miliardi, ben poco potrebbe fare la vendita dell’oro della banca centrale! Come sappiamo oltre all’oro esistono altri metalli preziosi, quelli più oggetto d’investimento sono l’argento ed il platino.

Di quest’ultimo ne vengono estratte 250 tonnellate all’anno di cui 27 in Russia ed il resto in Sud Africa. Viene usato in medicina per i pacemaker e nell’industria aeronautica per la sua resistenza alle alte temperature.

In gioielleria solitamente si usa l’oro a 18 carati ossia puro al 75% e fuso con altri metalli (in genere argento e bronzo); quello da tesaurizzazione è a 24 carati ossia puro al 100%. Il valore dell’oro aumenta in momenti di incertezza economica, data la sua caratteristica di bene rifugio, ed è correlato inversamente all’andamento dei tassi di interesse.

Se questi aumentano, ovviamente in condizioni di economia stabile, il metallo giallo cala perché non è remunerato ed ha dei costi di deposito.  Sale anche quando scende il dollaro perché chi non ha usa il biglietto verde come valuta base trova più conveniente acquistarlo.

Anche in condizioni di economia florida può salire spinto dagli acquisti di gioielli, di tecnologia e dalla voglia di risparmio che qualcuno indirizza verso l’oro.

Sulle dinamiche della sua quotazione torneremo più avanti commentando gli scenari proposti dal World Gold Council, un’ associazione tra i principali produttori di oro, possiamo, comunque anticipare che trae beneficio dall’essere sia un bene di consumo sia un bene rifugio.

In molti fanno un parallelo tra l’oro ed il bitcoin, la più nota tra le numerose criptovalute esistenti, con riferimento alla fiducia di cui hanno bisogno per “esistere”.

Chi , come dire, crede più nell’oro ricorda che  è in circolazione da millenni mentre il bitcoin deve ancora essere messo alla prova.

Più in dettaglio si fa presente che l’oro, come abbiamo già ricordato, ha una doppia natura : è anche un bene di consumo e non soltanto un investimento. La quantità di metallo giallo esistente è limitata come abbiamo visto all’inizio.

A questa osservazione qualcuno risponde dicendo che anche il bitcoin è limitato dall’algoritmo del suo fondatore, un personaggio giapponese il cui nome, per quanto se ne sa, potrebbe essere falso, in 21 milioni di unita da creare, in linea di massima, entro il 2040.

Altri fanno notare che la cosa potrebbe essere rimessa in discussione e comunque il bitcoin è solo una delle migliaia di criptovalute esistenti ( l’elenco è disponibile su CoinMarketCap.com). Si fa poi notare che l’estrazione del bitcoin, il cosiddetto mining che consiste nello scatenare una grossa capacità di calcolo da parte di numerosi computer, è concentrata in poche mani.

Ancora più concentrata risulta la proprietà dei bitcoin : il 2% dei  possessori ne detiene il 95% del totale. Infine si punta l’attenzione sul fatto che le criptovalute non hanno una correlazione negativa con i mercati azionari : non hanno il potere di diversificare e proteggere un portafoglio ed hanno una volatilità maggiore rispetto all’oro.

Nel mese di agosto l’oro è arrivato ad un massimo storico superando i 2.000 dollari , attualmente è intorno a 1.800 dollari l’oncia. Il WGC  presenta cinque scenari per ognuno dei quali immagina un possibile andamento delle quotazioni ripresa graduale, ripresa ritardata, crisi finanziaria, rapida uscita da crisi sanitaria ed economica, riaccendersi della pandemia. In tutti gli scenari, che dobbiamo sempre ricordare sono fatti per essere cambiati e a volte, come in questo caso, possano essere elaborati con un qualche conflitto di interessi, l’oro è visto in crescita nel 2021.

Sono disponibili su www.gold.org per visionarli basta registrarsi al sito. In estrema sintesi l’oro viene considerato adatto a contrastare l’inflazione, qualcuno sostiene che sia da considerare, magari insieme al bitcoin, un anticipatore della crescita dell’inflazione ( sui libri di testo si trova scritto  che questa funzione è affidata al tasso di remunerazione a lungo termine richiesto dai titoli di Stato, ma le operazioni di acquisto delle banche centrali, il QE, hanno ormai  bloccato questo meccanismo) .

Trova modo di incrementare le proprie quotazioni anche quando l’economia cresce in virtù degli acquisti in gioielli. In caso di crisi diventa un bene rifugio insieme ai titoli decennali statunitensi.

Giulio Garsia

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Botta e risposta con Giulio Calvi, per gli amici Giulio “Sold out”!

www.giuliocalvi.com

Un ruolo fondamentale per chi vuole vivere la giusta atmosfera o organizzare la serata perfetta è quello del Pr, ma nel senso più ampio del termine:

Il Pr oggi è fondamentale, perché non solo conosce i locali giusti, ma soprattutto cosa cerca il cliente.

Milano per Giulio Calvi è da sempre fonte di ispirazione.

Un PR che si rispetti non può non essere stato per anni un assiduo cliente di club, discoteche, i migliori ristoranti perché solo così si può comprendere cosa manca, e come risolvere i problemi e proprio da qui nasce la decisione di diventare protagonista nell’organizzare la giusta experience per tutti coloro che si affidano a lui per trovare il giusto cocktail tra divertimento, ottimo cibo e musica spettacolare.

Inutile dire che la sua più grande passione è l’organizzazione degli eventi per questo ha fondato Sciobiz.

Maniaco della perfezione, consapevole che non esista, ogni volta che organizza una serata ci arriva sempre vicinissimo.

Da quando ha deciso di occuparsi in prima persona del divertimento dei suoi amici e clienti  ha  costruito incredibili connection  con locali, clienti, personale , regola fondamentale per  poter garantire sempre il massimo a chiunque si affidi a “Giulio Sold Out”

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Giulio Calvi, il tempo di un caffè per conoscerlo meglio.

Quando hai iniziato a seguire i locali?

Da 12 anni

Quali sono le caratteristiche fondamentali per un locale di successo?

L’accoglienza lo staff  e la location e il tipo di clientela e non ultimo, un’ottima proposta musicale.

Com’è cambiato il mondo dei locali negli ultimi 10 anni?

 In maniera totale c’è più attenzione ai particolari 

Un aneddoto che ricordi con il sorriso?

Io sorrido sempre 

Qual è la città più difficile per il tuo lavoro?

Nessuna se sai lavorare bene.

Quali sono le caratteristiche che deve avere un buon pr?

Per aver successo in questo lavoro devi essere stato prima cliente di locali/ristoranti questo ti permette di dialogare molto meglio con la clientela sai come soddisfare le loro esigenze 

Che rapporto hai con i titolari dei locali che segui?

Ottimo anche perché io lavoro in strutture di alto livello come il TWIGA di Forte , ARMANI Privè , Emporio Armani Restaurant, PARIOLI Milano

Che rapporto hai con i clienti ?

Ottimo mi piace che siano tutti contenti e sono molto attento alle loro esigenze 

Pregi e difetti del mondo dei locali?

Dipende da che tipo di locale tutti hanno i loro difetti ma nei posti dove collaboro sono più i pregi 

Quanto conta la comunicazione nel tuo lavoro?

Fondamentale devi interagire sempre 

Che rapporto hai con i social?

Buono anche se il rapporto umano è fondamentale 

Grazie per la tua disponibilità, e spero di non doverti sentir dire quando ti chiameremo, mi dispiace :“SOLD OUT”.

www.giuliocalvi.com

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Attualitàeconomia

Conosciamo meglio Giulio Garsia, Private Banker.

prosperitas.info

Quando parliamo di Private Banker , sono ancora molte le persone che guardano con curiosità e sospetto questo professionista, che, oltre ad essere un consulente personale in ambito economico/finanziario, è anche e soprattutto un assistente nella scelta delle migliori soluzioni finalizzate alla valorizzazione del patrimonio del cliente,

Abbiamo deciso di intervistare Giulio Garsia, cercando dalle sue risposte di poter meglio spiegare cosa si cela dietro ad un “PRIVATE BANKER “ di successo.

Che formazione hai avuto?
Finito il liceo mi sono iscritto alla facoltà di Economia della L.U.I.S.S. a Roma dove mi sono laureato con lode alla fine degli anni 80 .

Dopo sono entrato in banca dove sono stato prima un analista finanziario: visitavo regolarmente le società quotate a Milano per scrivere report destinati ai gestori di portafogli azionari e poi sono diventato uno di loro.
Dopo qualche anno passato in “prima linea”, in contatto quotidiano con i principali broker internazionali, ho cambiato ruolo e sono diventato un consulente.

Ora il mio contatto quotidiano è con i clienti cui devo spiegare cosa succede sui mercati, quali prodotti scegliere in base alle loro esigenze e come non rimanere vittime delle loro emozioni di fronte alle oscillazioni dei mercati.

Cos’è un private banker?

Il ruolo di un private banker, oltre a quanto appena detto, è proteggere il patrimonio dei propri clienti coordinandosi con gli altri professionisti che lo seguono per tutta la vita o soltanto in alcuni particolari momenti. Deve cercare di trasferire le proprie competenze ai suoi clienti senza timore di essere escluso perché tanto sarà sempre lui che dovrà dedicare il tempo necessario.

Un buon consulente si accerterà che il proprio cliente abbia tutte le coperture assicurative di cui ha bisogno, che non faccia errori nel trasmettere il proprio patrimonio alle generazioni successive, che sappia distinguere i vari prodotti finanziari sapendo come usarli ( ci sono regole banali che spesso non vengono spiegate col risultato che un investimento è abbandonato a se stesso ).

Un ruolo che può essere ricoperto da posizioni differenti come funzionario di banca o come consulente finanziario.

Il secondo è un professionista, iscritto ad un albo e sottoposto ad un’attività di vigilanza, che, pur avendo un rapporto di collaborazione con una banca, agisce come un imprenditore che deve sempre rispondere ai propri clienti all’interno di una relazione che non è destinata ad essere interrotta da trasferimenti ad altro incarico o in altra sede.

Quella del consulente è una professione relativamente nuova in Italia. Spesso il cliente non sa cosa aspettarsi , non sa che può andare molto oltre quello che trova in uno sportello bancario.

Non sa che può farsi affiancare da qualcuno che cercherà di seguire lui e la sua famiglia nel corso degli anni.

Cosa si aspetta il cliente dalla tua consulenza?
Questa è forse la domanda più difficile.

Per rispondere un consulente è costretto a chiedersi se seleziona i propri clienti in base a qualche parametro oggettivo o, peggio, soggettivo. Il cliente tipo, alla fine, è quello di cui riesci a conquistare la fiducia .

Quello che si autodefinisce strano nel momento in cui rifiuta di controllare quello che gli dici mentre tu insisti perché lo faccia !
Un processo che può essere più o meno lungo.

A volte passa da incomprensioni, da momenti in cui ti chiedi perché non sei ancora riuscito ad ottenere la disponibilità ad un confronto.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso?
Sono molti gli episodi che ricordo con piacere legati principalmente alla nascita o al consolidamento di un rapporto di fiducia con i miei clienti.

C’è stato un importante imprenditore che dopo aver pazientemente ascoltato le mie proposte mi ha confessato di cercare soltanto il modo per vivere un’emozione. Un altro che mi ha raccontato come mi abbia scelto perché al primo incontro mi sono presentato senza niente, nessun grafico, nessun depliant, nessun contratto nella valigetta, se non la voglia di ascoltarlo. In pratica l’ho conquistato violando quasi tutte le regole del manuale del perfetto consulente.

Spesso capita che qualcuno finalmente si convinca a fare un controllo con la propria banca ponendo alcune domande in base ai miei suggerimenti ed inizi a raccontarmi cose di cui all’inizio preferiva non parlare.

Può capitare di scoprire che un affermato chirurgo ignori la differenza tra un’azione ed un’obbligazione realizzando così quanto ci sia bisogno di diffondere elementi base di educazione finanziaria.

Se poi vogliamo andare indietro nel tempo ricordo le visite ad alcuni stabilimenti industriali fatti quando ero un’analista finanziario, i report che scrivevo e le cose che riferivo oralmente ( potevano esserci delle differenze… , anzi c’erano quasi sempre ! ).

Sei sempre stato promotore di eventi legati all’arte, consiglieresti ai tuoi clienti di esplorare questo mondo come investimento?

L’arte può senz’altro far parte di un progetto di diversificazione che non deve limitarsi ai diversi settori geografici e/o merceologici dei mercati finanziari .

Naturalmente deve essere avvicinata nella consapevolezza che i tempi di un eventuale disinvestimento possono essere più vicini a quelli del mercato immobiliare che non a quelli dei mercati finanziari.

Investire in un opera d’arte può essere semplicemente un desiderio ed il ruolo del consulente diventa, come dire, accessorio come quando il cliente decide di comprare una macchina nuova o di fare un viaggio : assicurarsi che possa permetterselo ed eventualmente fornirgli dei contatti perché possa orientarsi !

Prosperitas, il sito che uso per presentarmi, ha sempre cercato di affiancarsi al mondo dell’arte: le newsletter che iniziano con un quadro famoso e le conferenze sponsorizzate ne sono una testimonianza.

La collaborazione con un affermato team di esperti rappresenta un inevitabile passo avanti .

Chi vuole avrà la possibilità di iniziare un percorso nel mondo dell’arte con un piccolo investimento mediante una guida per capire prima di tutto quali sono le dinamiche delle quotazioni e solo successivamente si procederà alla scelta dell’artista o dell’opera sulla quale investire.

Qualora abbia già maturato delle esperienze potrà avere un’occasione per un confronto e/o per una valutazione di opere già acquisite magari per via ereditaria.

Non vendiamo nulla, consigliamo, spieghiamo e lasciamo, come sempre , la decisione finale al cliente.

Grazie per l’esaustiva intervista e la spontaneità delle risposte .

www.prosperitas.info

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IntervisteModaspettacolo

Anton Giulio Grande: la Moda come stile di vita.

anton giulio Grande

Incontro con Anton Giulio Grande, uno tra gli stilisti riconosciuto nel Mondo come ambasciatore dello stile Italiano e dell’alta Moda

Abbiamo fatto 10 domande allo Stilista e all’uomo, Anton Giulio Grande, per meglio conoscere i suoi quando,, dove e perchè..

Il tuo primo incontro con la moda?

1) Conservo dei ricordi molto fervidi e vivi fin dai primi anni della mia infanzia , provenendo da una famiglia matriarcale sono nato osservando abiti di mia madre , donna bella ed elegante e attenta meticolosamente a trasmetterci valori quali educazione e soprattutto bon ton e buone maniere , mentre da parte della famiglia di mio padre conservo un ricordo meraviglioso di mia nonna paterna china sul suo telaio, intenta nella sua arte di ricamo macrame ‘ completamente realizzato a mano attraverso tecniche inspiegabili, creava delle rose contenute dentro losanghe perfettamente assemblate tra loro che divenivano miracolosamente splendide coperte che terminavano con frangie annodate a mano , destinate al corredo di giovani spose .

Il tuo primo abito ?

2) I miei primi veri bozzetti di moda risalgono alle scuole medie , già allora segretamente acquistavo le riviste che riuscivo a trovare nelle edicole della provincia in cui vivevo e sognavo attraverso le cover e i reportage delle sfilate che ammiravo su quelle pagine patinate . Disegnavo moltissimo e l’unico approccio del tempo alla moda era la Tv con gli spettacoli del sabato sera e i settimanali di moda. Già al tempo le amiche mi chiedevano se disegnassi per loro abiti per i loro compleanni ecc … ne realizzai davvero tanti già a quell’età .

Quando hai capito che la moda sarebbe stata la tua vita?

3 ) Sono stati d’animo inspiegabili concretamente, sono delle vere e proprie tendenze che ti spingono da sole verso quel percorso che intraprendi rinunciando a tutto . È una passione che mi porto sempre dentro , fin dai miei primi anni di infanzia per il disegno in generale e in eta’ adolescenziale mirato verso il mondo della moda femminile . 

Per fare moda bisogna aver studiato?

4) Lo studio serve moltissimo , attualmente la creatività da sola non basta . La moda è un continuo evolversi e pertanto bisogna adeguarsi a ciò che il mondo che ti circonda richiede , anche se la conoscenza e lo studio del passato in qualunque settore o campo sono necessari per la comprensione e il miglioramento in primis di se se stessi , degli altri e della società . Conoscere e studiare oltre a renderci migliori direi che sono propedeutici e necessari, in quanto senza conoscere e studiare il passato non potrà esserci ne presente ne futuro e una società deve essere basata principalmente sulla sanità e sull’istruzione , un popolo che non è sano ne colto ne istruito è destinato al fallimento .

Un aneddoto che ricordi con il sorriso?

5) La maggior parte dei ricordi che ho del mio lavoro che poi è il mio mondo, la mia vita sono legati al sorriso. Sono una persona che ama e crede in ciò che fa e realizza indipendentemente dai  momenti storici che attraversiamo e pertanto amo ricordare solo quello di cui ho voglia e che susciti in me piacere e felicità nel ricordo . 

Vesti molte star, che rapporti si crea tra te e chi scegli di seguire?

6) Con la maggior parte di loro si è creato un vero e proprio rapporto di amicizia e stima reciproca, ogni rapporto è diverso l’uno dall’altro ma la cosa che accomuna è il desiderio di essere belle , di renderle belle ed essere  valorizzate con il mio abito. A volte sono stato io a scegliere un personaggio piuttosto che un altro per sfilate , eventi ecc.. molto spesso loro a scegliere me perché attraverso i miei abiti volevano comunicare glamour , sensualità , eleganza e soprattutto sicurezza di possedere un capo di alta moda unico e senza alcuna ripetizione .

Passando molto tempo insieme nel cercare la soluzione giusta , nel provare abiti e accessori si istaura un rappprto confidenziale ,di complicità che va oltre il lavoro fine a se stesso e si trasforma in vera amicizia, molte di loro sono diventate parte della mia vita e sfera personale oltre ad aver segnato il mio percorso lavorativo . Sono molto legato a tantissime splendide donne dello spettacolo che ho accompagnato , vestendole in momenti importanti della loro vita e carriera e le stesse hanno accompagnato anche me .

Se potessi parlare con un’icona del passato della moda, con ti piacerebbe parlare e di cosa?

7) Con un’icona della moda sicuramente.. con Madame  Gabrielle Chanel detta Coco’… una vera e propria antesignana , rivoluzionaria e progressista non solo nella moda ma anche del sociale per quell’epoca . Non fu facile per lei imporsi e imporre le sue idee rivoluzionarie e moderne in quei tempi in cui le donne oltre a non lavorare indossavano ancora sottogonne , crinoline e bustier scomodi e steccati . La sua fu una vita dedicata alla moda e all’amore spesso non ricambiato e incompreso . Una donna dalla fortissima personalità e trasgressiva creatività , che seppe creare e anticipare le mode ascoltando e prevedendo le esigenze delle donne abbattendo luoghi comuni e noiosamente desueti , e andando contro  tutto e tutti pregiudizi e stati memtali tradizionalisticamente radicati.

Un esempio di grande modernità e ribellione , una vera icona per le donne libere e non solo libere dagli stereotipi della moda . Chanel per me non è solo un’icona di moda , ma un esempio di donna e stile che seppe anticipare non solo tendenza ma status sociali e cambio di mentalità . Attualmente secondo me si conosce molto poco Il lavoro immenso di questa donna e la sua vita privata , spesso associandola al lusso di qualche borsa e tailleur di boucle’, banalizzata irrimediabilmente da una società attualmente ignorante . Mi piacerebbe dialogare con lei sulla sua idea di sdoganamento della moda del ruolo delle donne , sarebbe una vera e propria lezione di stile in un periodo come quello attuale di cui si sente fortemente la mancanza sia di stile che di vero senso estetico e della libertà spesso e volentieri scambiato per altro.

Cos’è per te la moda?

8) Una scelta di vita , un percorso che ogni giorno instancabilmente mi emoziona e mi ispira nelle scelte non solo lavorative ma soprattutto personali . È la mia vita, una vita che ho sognato prima, desiderato ,e realizzato poi.. un percorso quotidiano ,ricco di emozioni e stati d’animo tra i più disparati , mai costanti ne noiosi,  è come un viaggio verso mete sconosciute , un’avventura straordinaria dove , nonostante gli anni che incalzano scopro personaggi, interpreti ,  paesaggi , modi di approcciarmi alla vita sempre nuovi , un copione che non si ripete nonostante la matrice ad animare tutto è sempre la medesima : la passione !

Com’è cambiata la moda negli ultimi 10 anni?

9) La moda ,in quanto tale è giusto che cambi anche in modo repentino e spesso senza neanche accorgersi  del suo  mutare  così repentino . Sta cambiando velocemente e il distacco a parer mio non è  più netto e segnato come un tempo dove assistevamo ai fenomeni  cosiddetti decennali rimasti nel nostro vocabolario non solo modaiolo(anni 70, anni 80, anni 90 ecc…)dove le epoche erano segnate da eventi storici , politici , culturali , sociali .  A causa del Covid 19 , secondo me, molte abitudini e tendenze hanno subito un percorso accelerativo, in questo caso è la moda che cambia , si evolve e si adatta agli eventi circostanti . Sono cambiate tantissime cose e non parlo solamente e in modo riduttivo di cambiamenti di look o tendenze ma proprio nel modus operandi di fare acquisti , nascita di nuovi marchi, brand che stanno sempre più soprassediando la figura storica del fashion designer , del couturier tradizionale dettatore di stile , figura carismatica con carica quasi dittatoriale in campo di tendenza . Molte storiche maison hanno rivoluzionato il loro archivio , utilizzando e proponendo prodotti rivolti ad un pubblico sempre più giovane che spesso e volentieri nulla ha a che fare con il background e la storia dello stilista che faceva capo alla maison di riferimento, una sorta di riesumazione solo del nome dello stilista spesso omettendo proprio il nome di battesimo dello stesso stilista e utilizzando solo il cognome così impersonale e trasformando tutto in un brand spesso commerciale adatto ad acquisti e-commerce . La moda sempre più rivolta verso brand commerciali che prende il posto a figure artistiche dei veri creatori di moda , questo in sintesi il vero cambiamento da me avvertito. Insieme a questo si sta perdendo il valore emozionale di provare gli abiti nelle sartorie , nelle boutique , il valore che si dava ad un lavoro realizzato a mano con una figura esperta che ne tesseva lodi e caratteristiche impiegate nella lavorazione e costruzione del capo stesso. C’era più attenzione e più rispetto e soprattutto il momento dell’acquisto è ahimè cambiato … peccato perché era un’esperienza unica e spesso terapeutica!

Perchè oggi non esistono più le top come negli anni 80/90?

Sono cambiate le epoche e le dinamiche , le top 30 anni fa erano notissime anche ai non addetti ai lavori , erano autentiche star come le attrici , spesso venivano utilizzate per gli abiti di punta delle collezioni ma va detto che molto spesso la concentrazione e l’attenzione non era sugli abiti ma su le varie Cindy , Claudia , Helena , Carla , Yasmin , Nadia ecc …

questo fenomeno si è andato affievolendosi gradualmente e il mestiere della modella è diventato qualcosa di molto più accessibile e svariato , nel senso che ci sono diverse tipologie di modelle ( chi adatta per intimo , chi per alta moda , chi per sfilate chi per foto ecc … utilizzando terminologie e appellativi quali: modella fashion , commerciale ecc) . Attualmente il mestiere di una modella dura molto meno rispetto agli anni passati proprio perché c’è esigenza e necessità di cambiamento di stile e i prototipi di bellezza sono molto più svariati e soggettivi rispetto alla bellezza classica degli anni ‘80 e ‘90 e soprattutto il numero delle modelle è molto più alto rispetto a quegli anni dove una modella era top per ogni lavoro . Le agenzie di modelle propongono svariate proposte e di diverse tipologie .. ammattiamo pure che attualmente è molto più semplice e meno elitario fare questo mestiere

Grazie per esserti raccontato a WL-MAGAZINE

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ArteEventiFood & Beverage

XANTE BATTAGLIA: DAL PRE-ARCAICO AL POST CONSUMISMO a cura di Ada Eva Verbena.

XANTE BATTAGLIA

Presso gli spazi espositivi del Collegio universitario F.lli Cairoli di Pavia si è tenuta, il 15 febbraio u.s., l’inaugurazione della mostra “Xante Battaglia: Dal Pre-Arcaico al Post-Consumismo”, curata dal collettivo A.F.A. (Albanesi, Fraccaro, Allegrini), che rappresenta una sintesi antologica dell’opera creativa sessantennale svolta dal Maestro Xante Xattaglia, nel mondo dell’Arte Contemporanea.

L’evento inaugurale è stato accompagnato dai prestigiosi vini di Antonio Faravelli titolare di Cantine Vitea e promotore del progetto ” Golf and Wine 1895″ presente come sponsor ufficiale dell’ Evento.

Il progetto che come sempre illustrato da Faravelli ha una forte valenza turistica, dato che intende promuovere il Golf abbinandolo a uno dei prodotti enologici italiani più apprezzati e conosciuti al mondo: il vino.

L’azienda vanta più di un secolo di storia nella produzione di vini in Oltrepò Pavese. Attiva dal lontano 1895 tesa a mantenere e ricercare prodotti sempre nuovi e qualitativamente migliori attraverso la cura dell’intero processo produttivo a garanzia di vini autentici e genuini in rispetto della Lotta integrata, della qualità delle uve e del vino in fase di vinificazione. Propongono al mondo una ricetta di qualità del Made in Italy.

Le cento opere esposte di Battaglia, artista di rinomanza internazionale legato prevalentemente al movimento della figurazione concettuale, sono indicative di tutti i cicli del Maestro: dai primi lavori “Pre-arcaici”, caratteristici del tema dell’emigrazione italiana degli anni ‘60, al ciclo “Post-arcaico” che raffigura la cosiddetta Mater Arcaica, icona stilizzata che rimanda alle nostre origini greco-latine, passando per gli “Sfregi pittorici”, elementi demistificanti il potere e il mito correlato; il tutto transitando per le “Opere Binarie”, sorta di ultrasignificanti dell’immagine mass-mediale, gli “Iconocubi”, sequenze fotografico-architettoniche in cui l’immagine evolve all’astratto, e le opere di “Fotomeccanica”, che descrivono la falsità del mondo della comunicazione, per giungere così ai “Frammenti d’Universo”, con la liberazione dai gravami della pittura tradizionale, i “Monocrom”, sintesi gestuale-concettuale della Mater Arcaica, ed infine al ciclo del Post-Consumismo, con il recupero artistico del materiale degradato. “Geniale, poliedrico, eccentrico, anticipatore dei tempi e dei costumi, con una potente vis critico-comportamentale” come lo descrive il suo biografo ufficiale, Giosuè Allegrini, è stato stimato dai più grandi storici e critici d’arte, fra cui Giulio Carlo Argan, Pierre Restany, Michel Tapié.

Già titolare della cattedra di pittura presso sette Accademie di Belle Arti Italiane, fra cui la prima cattedra di di pittura di Brera a Milano, all’Albertina di Torino e a Venezia, ha esposto anche alla Bonino Gallery di New York, alla Biennale di Venezia, con antologiche al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, al Palazzo della Permanente e a Palazzo Reale a Milano, al Grand Palais di Parigi. La mostra al Cairoli resterà aperta sino al 2 marzo p.v..

Pavia, 16.02.2024 Giosuè Allegrini

IMPRESSIONI SULL’EVENTO

a cura di Ada Eva Verbena

Giosuè Allegrini, amico, collezionista e biografo ufficiale di Xante Battaglia, ha curato e presentato ai numerosi visitatori, l’evento. Allegrini si pone all’artista Battaglia in veste di biografo e come referente scientifico. Nel suo testo di presentazione inquadra l’autore nel mondo dell’Arte Contemporanea delineandone i molteplici aspetti che lo caratterizzano.

In mostra sono esposte opere create nell’arco di 63 anni di attività. Il Franz definiva l’artista Xante Battaglia giá 30 anni fa un “artista nuovo” capace di cogliere ed intercettare in anticipo la storia del tempo a lui contemporaneo. Attraverso la creazione di un personale modello di comunicazione fatto di integrazione tra Politica, Società Xante comunica a noi con la sua Arte trasformando tali componenti tematiche in “piogge di filosofie” (cfr. Franz).

Xante Battaglia ha anticipato molti movimenti ed artisti. Negli anni sviluppa riflessioni profonde e fa denunce di fatti e personaggi attraverso azioni intellettuali raffinate. Con le sue opere egli porta a noi temi e filosofie concettuali che rivitalizzano il “fare arte” ed i materiali. Suoi, i temi cari del PRE-ARCAICO con la figura della Grande Madre Arcaica, e del POST-CONSUMISMO tema coniato da lui e dal critico Pierre Restany. Riattualizzare lo scarto del consumismo non é riciclo ma raffinata operazione di trasformazione.

Tra i temi in mostra troviamo anche gli “sfregi” demistificatori, un vero e proprio attacco ai Falsi Miti del contemporaneo. Molto interessante l’opera il “Lettore dell’opera” (nel 1977 posta in mosta presso la Galleria Apollinaire di Milano). Con quest’opera si apre il discorso sul tema “le scritture”. Una sedia accoglie il visitatore che trova dinanzi a sé due testi scritti su due tele. Tramite l’operazione artistica delle “cancellature” l’artista identifica un nuovo modo di leggere il testo.

Si passa dal “leggere” un testo, al “de-legge” l’altro testo cancellandone parti. Cosí facendo ottiene l’edizione di un nuovo valore del linguaggio. Il discorso si fa analogamente anche con un’immagine. Un dettaglio viene ritagliato ritrovando un valore nuovo, nel “focus del dettaglio” che apoare piú vero dell’intero. L’artista ritrova il reale senso profondo del contenuto espressivo dell’opera. Il dettaglio smaschera la “falsa cultura”, scoprendo la vera intenzione comunicativa.

Altro tema caro all’ artista, la ricorrente “Madre Arcaica”. In mostra la ritroviamo anche nella sua ultima e piú recente ricerca. Ella vive ieratica e monolitica, la ritroviamo anche all’interno delle opere rivitalizzate, né la “firma che cambia l’oggetto”. Il gesto, la firma o la trascrizione delle sue icone sintetiche, riportate su contenitori per pizza o per uova, diventa per l’artista un motivo ed insieme, un atto supremo di denuncia del consumismo. Pochi gesti diretti sferzano un attacco diretto ai “miti della contemporaneità”. Il gesto performativo si fa carico di ribellione e pathos.

L’evento inaugurale si chiude con una performance dell’artista Xante Battaglia che attraverso la sua arte comportamentale in un unico atto crea un’opera che il critico Marco Marinacci commenta prendendo a paragone il fulmine di Zeus che sprigiona la sua energia nel suo gesto pittorico-plastico sulla una tela bianca. “Lo sfregio” ottenuto é lontano dall’operazione del “taglio” di Lucio Fontana. In Xante Battaglia diviene la valorizzazione dell’istante. Come un fulmine energetico arriva la materia pittorica che assume anche valore plastico nel suo pigmento nero e si appropria della tela che viene trasformata all’istante. Il bianco assume un nuovo valore in relazione al “nero fulmine” che si accampa sulla superficie. L’operazione si conclude apponendo sul margine in basso a destra della tela, la sua firma autografa “Xante Battaglia 2024”.

Xante Battaglia, Zeus contemporaneo, scaglia i suoi fulmini sul Mondo e ne denuncia le sue tragedie, le guerre in corso e gli uomini bruti.

Denuncia la sua ultima e nuova attenzione verso la contemporaneità attraverso la riflessione verso l'”Uomo senza qualitá”.

Denuncia infine, con un pizzico di nostalgia nella voce, d’aver “perso la fede” verso il post-consumismo che rimarrà un’utopia.

Una mostra da non perdere!

Ada Eva Verbena

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Food & Beverage

A Colle Val d’Elsa un percorso di gusto

Colle Val d’Elsa

Colle Val d’Elsa, nota come la città del cristallo, è un borgo toscano a breve distanza dalla più nota San Gimignano. Il suo offuscamento è anche dovuto al fatto che la prima ha avuto tradizionalmente una vocazione industriale, soffocata da altre bellezze circostanti, che la crisi economica ha fatto vacillare.

Il rilancio turistico, anche se ci sono motivi per una passeggiata, non è aiutato dalla gestione e dalla comunicazione del patrimonio locale.

È con questa consapevolezza che ter amici, tre soci, Roberto Svaluto, Tommy Laurino e Gabriele Zeppi hanno dato vita a un gruppo dal nome ambizioso, Élite Group, per promuovere un nuovo concetto di ospitalità.

La filosofia è quella di partire dalle radici, dal territorio, dalla ristrutturazione degli ambienti per tutelare, rivalutare il patrimonio esistente e, soprattutto, renderlo vissuto, secondo le esigenze della contemporaneità.

I numeri sono interessanti perché si tratta di una realtà, con una collaborazione con il Gruppo Rossinelli per la parte alberghiera, che comprende 3 hotel a Colle Val d’Elsa e una serie di ristoranti con una media di 350-400 ospiti al giorno. Possiamo così immaginare una passeggiata nella città alta, il centro storico, che si snoda tra monumenti e ristori, a memoria dell’antica ospitalità medioevale offerta ai pellegrini che qui passavano lungo la Via Francigena.

Il nostro itinerario parte da Porta Nova, in realtà Porta Volterrana, entrando attraverso i bastioni della città dove si trova Portanova Hosteria Enoteca, un ambiente legato nei colori della terra e nei materiali, corten, cotto, pietra a vista, alla tipicità dell’architettura storica toscana e ricavato all’interno delle stesse mura.

Nella sala principale sono ancora visibili le tracce dell’antica via Francigena.

Su una parete il liutaio Damiano Verdiano, artigiano artista, espressione di un mestiere sempre più raro, racconta la storia del violoncello con un’installazione ad hoc, che mostra la nascita dello strumento dall’albero, allo stato di avanzamento fino al prodotto finito.

Tra l’altro la musica è un filo conduttore della ristorazione del Gruppo, scelta con sapienza, a seconda del momento della giornata – pranzo o cena – e deI locale.

Il Portanova si sviluppa all’interno delle mura della città del 1200 distrutte nel 1479 dai Senesi per rivalsa contro Colle Val d’Elsa che parteggiava per i Fiorentini.

Grazie alla ricostruzione successiva, sono ancora visibili i camminamenti, ristrutturati, con una terrazza panoramica da dove ci si affaccia sul Giardino biodinamico realizzato nell’ambito di un progetto che intende partire dalla tipicità del territorio per tutta la parte vegetale.

Nella vecchia cisterna è sistemato un privé nel quale si può ammirare un lampadario che attraversa due piani, e che mostra l’artigianato artistico del luogo, prezioso e leggero grazie alla sua trasparenza non appesantisce gli ambienti in pietra sotterranei.

La cucina di Lorenzo Somigli – poco più che trentenne, un’esperienza maturata in ristoranti stellati e uno stage da Iginio Massari – si rifà alle ricette di una volta con una nota di innovazione e offre sia pesce sia carne.

Nel cuore delle mura dunque la tradizione sposa la creatività con una cantina ben fornita: il focus è sulla Toscana con sottozone che puntano sul territorio di Bolgheri e una bella selezione di bollicine.

La seconda tappa della nostra passeggiata cittadina ci porta all’Hotel San Lorenzo, ex Ospedale della città oggi hotel e 2 ristoranti, quello ricavato nell’ex chiesa dell’Ospedale, la cui grammatica architettonica è ben visibile con tanto di altare, Sopra le mura e quello esterno San Lorenzo Skyline.

Si raggiunge così piazza Canonica dove la chiesa omonima del Mille e le prime case testimoniano l’insediamento urbano originario.

Qui si trova anche la statua del celebre scultore e architetto Arnolfo di Cambio a fare da testimonianza all’identità territoriale. Il complesso Milleluci Dietro le quinte, diretto in cucina da Francesco Gaudino, è un unico concept in due locali, più glamour il primo, e più storico con una terrazza sulle mura, il secondo, dove purtroppo è stato chiuso l’accesso – per disposizione comunale – ai cunicoli che attraverso una grotta collegavano la città e servivano anche da vie di fuga.

Poco distante il Pomod’oro, pizzeria ristorante gourmet, le cui redini sono in mano a Antonio De Luca, in una struttura del Mille della quale non si conosce l’origine, trasformata poi nel secolo scorso in un Atelier del cristallo, quindi in un locale.

La particolarità è la possibilità di scegliere l’impasto con farine tutte biologiche di grani antichi macinate a pietra che possono essere di farina di grano tradizionale, al carbone vegetale, di farro o ai cereali e poi il condimento con un’infinità di combinazioni tra le quali la pizza con foglia oro tra le Speciali.

Ultima tappa in città il Barbagianni Fine Dining, il cui nome ci riporta alla letteratura di Collodi e al Paese dei Barbagianni in Pinocchio, piccolo ambiente, raccolto e raffinato, contemporaneo nello stile minimale, tutto azzurro polvere dove il muro bianco di mattoni a vista e il corten citano la storia di una delle vie più antiche della città.

Un albero illuminato richiama il barbagianni, che lo si ritroverà anche per un finale di dolcezza dove la chioma dell’albero è zucchero filato ricordando anche il piumaggio dell’uccello. Insomma un luogo dove si va per divertirsi e sperimentare, andando oltre i confini e giocando con i sapori del mondo. Valerio Maceroni, chef abruzzese, è davvero bravo e sa unire una grande materia prima a sapiente cura e preparazione e restituendo piatti fantasiosi, complessi ma con una bella riconoscibilità degli ingredienti; non ultimo un’attenzione alla leggerezza.

Sono tre i menu degustazioni che raccontano le tappe di un percorso, Radici, Connubio e Visione, come dire, passato, presente e futuro.

Da citare la cura e la fantasia nella panificazione con una selezione accompagnata da un olio di Pitigliano e dal ‘falso burro’, del lardo con le erbe lavorato come un burro appunto.

Le citazioni potrebbero essere molte ma l’insolita tartare di agnello come amuse bouche e l’animella lavorata con la mandorla colpisce per una semplicità insolita.

Così il diaframma di manzo tra gli antipasti, il gioco del riso servito al cucchiaio in tavola (con una crema di cavolfiore) su un letto di erbe, spezie e fiori che rendono ogni boccone leggermente diverso dall’altro; e ancora il piccione in quattro texture diverse, fino alla piccola pasticceria con un cioccolatino che evoca la Sacher, senza essere una semplice miniatura quanto una suggestione.

La carta dei vini fa una scelta radicale per la selezione nazionale, regalando l’esclusività alla Toscana e ancora una volta prediligendo il territorio di Bolgheri mentre le bollicine, passione della casa, spaziano nel mondo con scelte curiose come un metodo ancestrale della Catalogna; e i vini internazionali che dalla Francia attraversano l’Oceano per poi tornare in Europa.

Uscendo fuori città vale la pena una tappa al Relais della Rovere e al ristorante Il Cardinale, una sala poco sotto il livello del giardino con arredi che ricordano i colori e i simboli ecclesiastici di quella che fu una residenza di Papa Giulio II.

La struttura in pietra con un bel parco gode di una vista sul centro storico e conserva il fascino, anche un po’ austero, del Rinascimento, nel tipico stile sobrio toscano dove l’eleganza non corre la tentazione del lusso.

Il ristorante sotto la direzione dello chef Massimo Giorno, offre una cucina rivolta soprattutto agli ospiti dell’hotel dal gusto internazionale con un’impronta creativa e accompagna la stagione dell’albergo da aprile a fine ottobre.

Tornando in città l’itinerario comprende varie chiese come il Duomo e l’attigua Torre di Arnolfo di Cambio, il Museo Archeologico, il Museo Diocesano, il Museo del Cristallo e l’UMOCA, realtà di arte contemporanea legata all’Associazione Continua.

A cura di Giada Luni

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eccellenze italianeFood & Beverage

Mimi alla Ferrovia, festeggia i suoi 80 anni. Raccontato dalle più prestigiose guide enogastronomiche italiane ed estere e dal The New York Times.

Mimi alla Ferrovia

Al taglio del nastro dell’exhibition “80 e li mostra. La storia, 1943/2023”, con cui si apre l’anno celebrativo, che sarà caratterizzato da otto eventi culturali e enogastronomici, uno per ogni decade

Icona della cultura gastronomica napoletana nel mondo, punto di riferimento delle star nazionali e internazionali che arrivano in città, realtà pluripremiata – persino con il Leone d’oro nell’ambito del Gran Premio Internazionale di Venezia – e iscritta nel registro speciale dei marchi storici di interesse nazionale (dov’è presente come prima e unica attività nel settore della ristorazione), Mimì alla Ferrovia, raccontato dalle più prestigiose guide enogastronomiche italiane ed estere epersino dal The New York Times, festeggia i suoi 80 anni. Una celebrazione importante, sostenuta dalle istituzioni con il patrocinio della Regione Campania e del Comune di Napoli e con la presenza dell’assessore regionale al Turismo Felice Casucci e del Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi al taglio del nastro dell’exhibition “80 e li mostra. La storia, 1943/2023”, con cui si apre l’anno celebrativo, che sarà caratterizzato da otto eventi culturali e enogastronomici, uno per ogni decade.

La nascita e la crescita di Mimì alla Ferrovia, un sogno a cui ha lavorato con grande passione Emilio Giugliano, insieme a sua moglie Ida, sono state raccontate dai protagonisti di questa storia di successo, i cugini Michele senior e Michele junior Giugliano (seconda generazione di Mimì), lo chef Salvatore Giugliano e la responsabilemarketing e comunicazione Ida Giugliano (figli dei due Michele e terza generazione di Mimì). Con loro, il giornalista Luciano Pignataro.

L’inaugurazione di Mimì alla Ferrovia è datata autunno 1943. E in quel momento Emilio non è più solo nella realizzazione del suo sogno. C’è Ida, il grande amore della sua vita. Nell’ottobre 1943 sistemano l’insegna “Ristorante Mimì alla Ferrovia” e fanno lavorare nel ristorante il nipote Michele, un ragazzino di 11 anni, che inizia lavando i piatti in piedi su una cassetta della frutta per arrivare al lavabo e provvedendo ogni giorno all’accensione del forno a carbone. Negli anni Sessanta, a Michele ormai adulto, si affianca il figlio di Emilio, Michele, quindicenne che viene impiegato tra sala e cucina. I due Michele diventano i protagonisti della seconda generazione nella storia di Mimì. Accanto a loro c’è Ida, che senza il suo Emilio, è presente al ristorante dalla mattina presto a ora di pranzo.

Dietro e dentro il successo di Mimì alla Ferrovia ci sono anche Gerardina e Flora, rispettivamente mogli di Michele senior e Michele junior, che hanno sempre sostenuto i loro mariti, riconoscendone il grande sacrificio.

C’è ogni singola persona dello staff di sala e cucina, che diventa famiglia e figura indispensabile (oggi come nel corso degli 80 anni di storia).

C’è Emilio, figlio di Michele junior, che si occupa dell’amministrazione; c’è Ida, che sin da bambina vive questa grande magia, stringendo un legame molto forte con la nonna di cui le viene dato il nome; e c’è Salvatore, il primo chef della famiglia Giugliano, che è dietro l’ideazione, la progettazione, l’elaborazione e la realizzazione dei piatti, andando personalmente ai mercati del Borgo Sant’Antonio Abate e Porta Nolana per la scelta delle materie prime. Ad affiancare Salvatore in cucina c’è la cugina Daniela Emilio. Completa la squadra, la pastry chef Carolina De Caprariis.

“80 E LI MOSTRA. LA STORIA, 1943/2023” E GLI EVENTI CELEBRATIVI

A cura di Ida e Salvatore Giugliano, la permanente “80 e li mostra. La storia, 1943/2023” propone, negli spazi di Mimì alla Ferrovia, 80 Fotografie, riconoscimenti e preziosi cimeli. Viene ripercorsa, con un racconto per immagini, la vita della famiglia Giugliano, la sua storia coronata di sogni e di successi, i personaggi illustri che hanno varcato la soglia del celebre ristorante Mimì. Tempio consacrato della cucina partenopea, luogo iconico che, attraverso il riconoscimento del marchio storico, si proietta verso un futuro infinito per il tramite di Ida e Sasà, che oggi rappresentano la terza generazione. Sapientemente guidati dai rispettivi genitori,

Michele senior e Michele junior, cugini omonimi, che di quel visionario e intraprendente Emilio hanno saputo custodire, preservare e tramandare quella felice intuizione, che dal 1943 oggi, tutti, conoscono con il nome di Mimì alla Ferrovia. Alla realizzazione della mostra hanno lavoratoil team di Emmemedia Agency; l’architetto Pietro Belli, che ha curato il layout; il team di Pio della Volpe(allestimento); il fotografo Roberto della Noce(ottimizzazione materiale fotografico di archivio)-

Con la mostra si apre l’anno celebrativo, nel corso del quale saranno proposti otto eventi, uno per ogni decade. Saranno presentati il docufilm con la colonna sonora di Davide “Tropico” Petrella; il catalogo “80 e li mostra. La storia, 1943/2023”, pubblicato da Iemme Edizioni; ilmerchandising celebrativo “Mimì 80”; il lancio del vino “Mimì 80”; la doggy bag “Mimì 80”, una box per la sostenibilità e l’antispreco e anche per godere della cucina di Mimì a casa. Ci sarà il Premio Mimì assegnato agli allievi della scuola di cucina dell’associazione “Monelli tra i fornelli Onlus”, nata da un’idea del cuoco Luca Pipolo e del pasticciere Ciro Ferrantino, che lavora con i ragazzi dell’Istituto Penale Minorile di Nisida. Per la chiusura dell’anno, in programma, una grande festa “Amici di Mimì” con chef stellati ai fornelli.

PERSONE E PERSONAGGI CELEBRI

La storia di Mimì alla Ferrovia è stata costruita nel rispetto della volontà di Emilio di

“offrire a chiunque entri i sapori migliori che si possano mettere in un piatto e  l’accoglienza più calda che si possa lasciare nell’animo”, come si legge in una lettera lasciata ai posteri. A questa volontà si uniscono le doti di grande intrattenitore con un un talento naturale nell’accoglienzagli ospiti di Michele senior. La vera forza di Mimì sono ilegami di amicizia che la famiglia Giugliano riesce a instaurare; sono i ragazzi che tornano raccontando di esserci stati per la prima volta con il nonno o con il papàda bambini; sono le persone che vivono all’estero e ogni volta che tornano a Napoli pranzano e cenano da Mimì, perchè respirano l’aria familiare di casa.

Questo grande amore, questa grande passione, il grande senso di famiglia e di accoglienza, la cura per il cibo e il buon vino (Lettere e Gragnano, portati da Emilio, sin dal primo momento, dalle sue terre) rendono Mimì alla Ferrovia un luogo unico, che viene scoperto e amato da grandi personaggi del mondo dello sport, dello spettacolo, del giornalismo, della politica. Impossibile nominarli tutti, ma volendo fare una carrellata sugli 80 anni di Mimì alla Ferrovia, ecco tra i clienti abituali Diego Armando Maradona, il primo presidente della repubblica italiana Enrico De Nicola, Gianni Agnelli, Totò (che quasi dopo ogni spettacolo cena da Mimì), Eduardo e Peppino De Filippo e poi, in ordine sparso, Federico Fellini, Luciano De Crescenzo, Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman, Thomas Harris, Luca Cordero di Montezemolo, Lapo e John Elkann, Edwige Fenech,Enzo Biagi, Michael Schumacher, Jean Todt,Giancarlo Fisichella, Christian De Sica, Giancarlo Giannini, Lucio Dalla, Peppino Di Capri, Gianni Morandi, Pooh, Paolo Villaggio, Sabrina Ferilli,Mamhood, Laura Pausini, Yul Brynner, Bud Spencer,Giulio Andreotti, Carlo Azeglio Ciampi, SilvioBerlusconi, Bono Vox, Robert De Niro, Sting, Tony Servillo, Cesare Cremonini, Malika Ayane, Sergio Castellitto, Bon Jovi, Coez, Cancultta, Kate Perry, Ken Follett.

I PIATTI ICONICI

Il peperone ‘mbuttunato di Mimì alla Ferrovia è leggenda. A sua maestà il peperone ‘mbuttunato, si uniscono altri piatti molto amati dagli ospiti: taco bao con genovese e mayo alle alici di cetara; alici ripiene, provola, zucchine alla scapece e mayo al wasabi; ziti, lardo mantecato, pomodori gialli, datterini confit e pecorino; polpo verace scottato, scarola e salsa kimchi; pastiera napoletana.

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